la Repubblica, 30 luglio 2015
La proposta di reintrodurre la leva obbligatoria, avanzata da Salvini, non è una boiata. Parola di Michele Serra che ricorda come la leva obbligatoria è stata, per molti decenni, uno dei punti fermi della cultura comunista e socialista, perché “un esercito di popolo” era considerato più affidabile e democratico di un esercito di professionisti
Nella voragine aperta dalla paurosa crisi di identità della sinistra, la destra trova varchi giganteschi. Matteo Salvini fa sapere che la Lega sta preparando una proposta di legge “per reintrodurre il servizio civile e militare obbligatorio”. Viene subito sbertucciato da giovani deputati del Pd che tengono sempre il dito pronto sul grilletto di Twitter; ma forse non sanno che la leva obbligatoria è stata, per molti decenni, uno dei punti fermi della cultura comunista e socialista, perché “un esercito di popolo” era considerato più affidabile e democratico di un esercito di professionisti; e che da anni un vivace movimento d’opinione (anche nella mia rubrica di posta sul Venerdì) preme a favore di un servizio civile di leva, che nella parola “obbligo” veda un richiamo forte e chiaro ai doveri civili e al vincolo di socialità che ognuno di noi ha nei confronti della società in cui vive.
Invece di deridere Salvini, il Pd si metta al lavoro per raccogliere le idee su una questione di enorme rilevanza politica, sociale e culturale. Per una società narcisista e “liquida” come la nostra ripensare a un periodo (obbligatorio e uguale per tutti) nel quale si mettono da parte le proprie esigenze e ci si dedica agli altri sarebbe rivoluzionario. Le istanze pacifiste e antimilitariste, non solo rispettabili ma anche decisive nella cultura della sinistra libertaria, sarebbero ampiamente garantite dalla scelta tra leva civile e leva militare.