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 2015  luglio 30 Giovedì calendario

La maledizione dell’uomo che ricorda tutto. «Per me la memoria è una condanna». La sindrome di Giovanni Gaio si chiama ipertimesica. Questo ingegnere di 32 anni è un “calendario vivente”. I risultati dei test a cui si è sottoposto sono stati definiti eccezionali da scienziati americani

La pagina del Corriere delle Alpi è appesa al muro, nell’“Antica osteria da Casot”. “Giovanni, calendario umano”, annuncia il titolo. «Sono io. Giovanni Gaio, anni 32, ingegnere industriale, con sindrome ipertimesica. Significa, semplicemente, super memoria. Sono un uomo che ricorda tutto».
Fino all’altro giorno non sarebbe stato possibile sapere nulla di lui. Teneva nascosta questa sua capacità di “viaggiare nel tempo” ricordando ogni momento della sua vita e “tante cose della vita degli altri”. «Il primo ricordo? Avevo quattro anni, nell’agosto 1986 vidi un camion rovesciato in una curva. Secondo ricordo: mio padre che sgrida mio fratello per una brutta pagella a scuola. Era il febbraio 1987. Già da piccolo sapevo di avere qualcosa di speciale. Non riuscivo a capire come i miei compagni, alle elementari, non riuscissero a ricordare certe cose magari successe appena un anno prima. Il 5 ottobre dell’anno scorso mi sono sottoposto a un test dell’università La Sapienza di Roma. Con 81 punti, 27 risposte giuste su 30, sono risultato primo in Italia. La media degli altri era 20 punti. Mi sono tenuto tutto dentro per mesi e mesi. Poi mi sono deciso a raccontare. Vede, la mia autostima è sempre stata molto bassa. Adesso ho capito che essere unico è comunque un valore e allora tanto vale farlo sapere agli altri. Da quando è uscito l’articolo mi hanno chiesto 6 autografi». Nella primavera 2004 legge su Le Scienze un articolo sull’ ipertimesia (super memoria). Poi ha notizia di una lectio magistralis di James McGaugh, neurologo americano della California Irvine, alla Sapienza di Roma. Il professore racconta la sua ricerca sulla super memoria e l’intenzione di estenderla all’Italia, in collaborazione con la professoressa Patrizia Campolongo. «Anch’io – mi sono detto – sono un super dotato. Ho mandato una mail alla professoressa per chiedere di essere valutato. L’esame è arrivato, via telefono, alle 14,30 del 5 ottobre 2014. Trenta domande e le prime 3 le ho sbagliate. Mi sono laureato ma non ho mai amato gli esami. Poi sono partito. Ho risposto a tutte le altre 27 domande. Chi era Nicola Calipari? Cos’è successo il 4 luglio 2004? E il 2 maggio 2011?». Calipari fu ucciso in Iraq, mentre liberava Giuliana Sgrena. Il 4 luglio la Grecia vinse gli Europei, Portogallo – Grecia 0 – 1. Il 2 maggio ci fu la morte di Bin Laden. La professoressa mi chiedeva, di ogni data, il giorno della settimana. Era lunedì, era giovedì… Qui la memoria speciale non è necessaria. Basta tenere a mente che ogni 28 anni, dal 1901 a 2099, il ciclo si ripete. Quando ero piccolo anche il Manuale delle giovani marmotte spiegava come fare questi calcoli».
Inutile cercare trappole. Chiedi che giorno era il 15/2/48 e immediatamente risponde “domenica”. Più veloce di Google. «Io non devo fare calcoli. Lo so».
Parli di personaggi a caso e lui interviene subito. «Pavarotti? È morto il 6 settembre 2007. Lo ricordo perché il 9 settembre si è giocata la partita Modena – Spezia e i canarini avevano il lutto al braccio. Avere una super memoria è un dono e anche una condanna. Vede, siamo qui all’osteria da Casot e io so che la prima volta sono entrato qui il 29 settembre 1994, quando avevo 12 anni e un giorno. Non ho avuto e non ho una vita leggera e allora viaggiare nel tempo a volte mi aiuta. Possono scegliere i pezzi migliori. Il 26 luglio 1992 ero in campeggio con la parrocchia, si giocava a calcio ed io che ero il più piccolo (no, c’era uno più piccolo di me, si chiama T., il suo telefono di casa era…) e comunque ero il più brocco. Ho segnato 3 gol e abbiamo vinto 4 a 1. Potrei fare le radiocronaca di quella partita, rivivo ogni azione. Finalmente ero sulla bocca di tutti. Primo dicembre 1999. Vinco per la terza volta in quattro anni le Olimpiadi di matematica nel mio istituto, l’Itis. La memoria è anche una condanna perché si ricorda il male ricevuto. Se vedo una persona che mi ha fatto soffrire 15 anni fa, rivivo tutto. Non voglio parlarne. Si storpia il cognome, e con Gaio non è difficile, e si continua così, per anni. I bulli scelgono un bersaglio e tutti in gregge dicono: divertiamoci con lui. E allora ti chiudi. Anche dopo l’università, fino ai trent’anni, per uscire di casa dovevo spingermi da solo. Adesso basta, ho deciso di raccontare chi sono. Con quali aspettative? Nessuna. Meglio non illudersi».
Patrizia Campolongo, docente di Farmacologia alla Sapienza, conferma. «L’ingegnere di Feltre è l’unico italiano, fra coloro che si sono proposti per il test, di cui è stata accertata la super memoria autobiografica (Hsam, Highly superior autobiographical memory). Ma non possiamo fare una ricerca scientifica con una sola persona, fra l’altro ci mancano ancora i fondi. Il suo test, davvero eccezionale, è però allo studio del professor James McGaugh. Spero che presto ci sia un esame diretto».
Acqua e menta all’osteria da Casot. «Chi sono io? Non saprei. Una persona singolare, single, poliedrica. Propositiva direi proprio no. Ecco: sono una persona fuori dal mazzo. Ho una memoria eccezionale ma purtroppo non sono un genio. Ho fatto da solo il test sulla sindrome di Asperger, forma leggera di autismo, e ho scoperto di avere un punteggio alto, 170 su 200. Ci sono persone che con quella sindrome hanno abilità particolari, io ho difficoltà nella manualità. Mi consolo pensando ad Albert Einstein, che da giovane lavorava all’ufficio brevetti di Berna e poi diventò Einstein. Mi concedo qualche speranza. Qualche».
Una borsa piena di ritagli, appunti, qualche foto. «Mi piace questa. Sono io a 16 anni, mi chiamavano Recoba per via dei capelli. Quel gran gol da centro campo? 25 gennaio 1998, Inter – Empoli 1 a 1. Ma l’esordio di Recoba avvenne il 31 agosto 1997, Inter – Brescia 2 a 1, doppietta dell’uruguaiano. Poco dopo la mezzanotte di quel giorno, a Parigi, nel tunnel sotto il ponte dell’Alma moriva lady Diana. Due giorni dopo...». Passa un amico, P. «Giovanni, ho letto l’articolo. Sei un grande». «Grazie». Poi, sottovoce: «Nel marzo del 1989, alle elementari, mi trattò male. Ricordo, ricordo tutto. Ma proverò a far finta di niente».