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 2015  luglio 30 Giovedì calendario

Se anche Topolino si ribella ad Angela Merkel: Eurodisney è più cara per i tedeschi. La Commissione europea ha aperto un’indagine sulle tariffe del parco divertimenti di Parigi. A dare l’allarme il Financial Times che ha scoperto differenze sui biglietti fino a mille euro a seconda della provenienza dei visitatori

Adesso a fare discriminazioni ci si mette anche Mickey Mouse. Nel senso: nel mirino della Commissione europea è finito Eurodisney, il parco divertimenti alle porte di Parigi, che sarebbe sotto indagine per violazione delle leggi antitrust. Il motivo? Pare che i biglietti per vedere il castello delle principesse più amate dei cartoni animati non sia uguale per tutti.
Ossia ai francesi costa molto meno. I pacchetti premium (quelli all-inclusive, per intenderci) ammontano a 1.346 euro per il portafoglio di una famiglia d’Oltralpe, 1.870 per quello di una inglese e ben 2.447 per le casse di una famiglia tedesca. Insomma, Paese che vieni tariffa Disney che trovi.
A lanciare l’allarme è stato il Financial Times, storico quotidiano di sua Maestà. E se sono secoli che tra britannici e francesi non scorre buon sangue, a far luce sulla questione targata Topolino ora ci pensa Bruxelles.
Il caso, infatti, è approdato sul tavolo del commissario al Mercato interno, Elzbieta Bienkowska. «È tempo di andare fino in fondo, sono interessata ad avere risposte e spiegazioni perché fatico a vedere quale giustificazione possa esserci di fronte a una simile pratica», ha dichiarato il funzionario Ue. Così l’esecutivo europeo si è trovato sommerso dalle denunce di trattamento differenziato per l’accesso a uno dei parchi divertimento più famosi del mondo. Un portavoce comunitario si è addirittura lasciato scappare che queste segnalazioni fioccano copiose sia in Commissione sia all’European consumer centres, organo europeo di difesa dei consumatori. Di più: alcuni utenti sostengono che non sono riusciti a usufruire delle offerte più allertanti comprando il biglietto online semplicemente perché quegli sconti erano riservati ai click provenienti da Francia e Belgio. Già: secondo le prime indiscrezioni pare che un biglietto d’accesso per la casa Disney nel cuore dell’Europa, se acquistato in modalità telematica, a Londra arrivi a costare il 15% in più rispetto a Parigi. Cambio a parte, suona come una fregatura.
Appunto. In quel marasma di tariffe differenziate, la «discriminazione economica» all’ombra di Eurodisney usa tutti i mezzi a disposizione: oltre al prezzo diverso dettato dal Paese di residenza dell’acquirente, infatti, sono stati segnalati casi in cui i consumatori si sono visti reindirizzare ai siti online nazionali (che, manco a dirlo, propongono offerte meno invitanti) o in cui addirittura non sono riusciti a concludere la transazione dal pc di casa loro. Tra l’altro l’affaire Eurodisney arriva a ridosso di un’altra azione di Bruxelles nei confronti dell’azienda americana: solo qualche giorno fa la Commissione Ue ha segnalato sei grandi studi cinematografici a stelle e strisce, Disney compresa, per trattamento discriminatorio nei confronti dei consumatori. Della serie: ci risiamo.
Inutile ricordare che la responsabilità di far rispettare la direttiva Ue sui servizi spetta all’Eliseo. Dalla casa (europea) di Mickey Mouse provano una timida difesa, ammettendo che sì esistono prezzi differenziati, ma che questa politica non ha nulla a che fare con le nazionalità dei visitatori. Si tratta, dicono, dell’applicazione di altri fattori: Eurodisney applica offerte per le vacanze scolastiche e altre studiate per i diversi mercati in particolari periodi dell’anno. Ma Bruxelles pare proprio non siano dello stesso avviso. Con buona pace di Pippo, Minnie and company.