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 2015  luglio 29 Mercoledì calendario

Wikipedia perde il 12 per cento di visitatori e ora punta sui social. Tra discriminazioni lessicali e clic perduti per il “knowledge graph” – ossia le prime righe che sono disponibili direttamente nella pagina di ricerca – l’enciclopedia cerca di difendersi: «Abbiamo cambiato Executive Director, dando il via ad un nuovo corso, cambiato la struttura del team dell’ingegneria in modo da spingere al massimo sull’esperienza mobile (non solo in lettura, ma anche in scrittura) e pochi mesi fa abbiamo lanciato due nuove app per iOS e Android»

Riuscirà Wikipedia a sopravvivere alle difficoltà che sta attraversando? La domanda, posta da Andrew Lih sul New York Times, sorprende non tanto per i problemi che solleva, seri ma non nuovi, quanto per l’inedito scenario suggerito: che possa esistere, un giorno, un web senza il suo maggiore successo in termini di intelligenza collettiva. Pur rimanendo uno dei siti più visitati al mondo, l’enciclopedia collaborativa ha subito infatti, da gennaio 2014 allo stesso mese di quest’anno, un calo del 12% nel totale delle pagine viste nel complesso delle sue oltre 280 edizioni. L’aumento degli accessi da mobile, +22%, non è sufficiente a compensare l’emorragia. Anzi, il peso crescente degli smartphone nelle abitudini di navigazione è al contrario attualmente un’altra cattiva notizia per Wikipedia: «da un lato», spiega il presidente di Wikimedia Italia, Andrea Zanni, «via mobile riesci a far accedere molte piu` persone – per esempio, tutta l’Africa. Dall’altro il mobile e` molto piu`passivo, non è semplice modificare le voci, e quindi si rende ancora piu`difficile una cosa gia`difficile: far diventare le persone dei wikipediani attivi». Con il rischio di aggravare un altro problema storico, ossia coinvolgere nuovi utenti in una community altamente burocratizzata e spesso spietata con i nuovi arrivati. Tra il 2007 e il 2013, riassume Tom Simonite sul Technology Review del MIT, il numero di volontari al lavoro sull’enciclopedia si e`ridotto di un terzo; perfino il numero di nuovi amministratori è in calo: nel 2005 ogni mese erano 60, da un anno si fatica spesso ad arrivare a uno ogni 30 giorni. A questo modo si cristallizzano difetti endemici della community. Uno è che le decisioni su quali pagine siano da rimuovere vengono prese senza troppe discussioni, al punto che in rete sono sorti siti come wikipediawehaveaproblem. com, dove vengono raccontati per filo e per segno singoli casi di presunti abusi di potere – il sito parla di “molestie collaborative” – e addirittura una controenciclopedia delle voci eliminate, deletionpedia.org, che dalla creazione a fine dicembre 2013 a oggi conta quasi 20mila pagine. Ancora, con milioni di voci già scritte, c’è terribilmente bisogno di informazioni specifiche, altamente qualificate. Dove reperirle? Wikimedia ha pensato al circuito delle biblioteche, con cui ha stretto negli anni solidi rapporti nella speranza che un giorno i bibliotecari si abituino a contribuire. Uno dei problemi più gravi, e senza segnali di inversione, è tuttavia la cronica mancanza di presenze femminili, ferme al 15%, nelle stime più ottimistiche. «Il wikipediano tipico», spiega Zanni, «è un maschio bianco venticinquenne, con una buona istruzione e piuttosto nerd».
Il risultato? Secondo un recente studio di un gruppo di ricercatori di Zurigo, che «uomini e donne sono rappresentati in modo differente, su Wikipedia». Per esempio, quando si parla di figure femminili è molto più ricorrente, spiegano, l’uso di parole come “sposata”, “divorziata”, “bambini” o “famiglia”. Insomma, la disuguaglianza di genere è anche “lessicale”. La sociologa di Yale, Julia Adams, sta lavorando da tempo per dare una risposta sistematica a una domanda più precisa ma altrettanto fondamentale: uomini e donne con occupazioni in ambito accademico sono equamente rappresentati? E le conoscenze scientifiche che producono? Nell’attesa dei risultati, la fondazione Wikimedia – la no profit con sede a San Francisco responsabile del funzionamento e dei progetti riguardanti l’enciclopedia – è corsa ai ripari: maratone di editing di articoli dedicati alla storia delle donne, o alle donne nella tecnologia e nell’arte; e “task force” dedicate a ridurre il gap di genere migliorando pagine di figure femminili famose e a creare nuovi strumenti per le editor. All’interno della community è poi molto discusso il ruolo di Google: da un lato, amico storico dell’enciclopedia, che finanzia e promuove; dall’altro, una possibile fonte di riduzione del traffico da quando, nel 2012, ha introdotto il cosiddetto “knowledge graph”. Per gli utenti comuni, significa che le prime righe di un articolo di Wikipedia – quelle con le informazioni di base – sono disponibili direttamente nella pagina di ricerca. Per molti, quanto basta. Difficile stimare la quantità di click perduti: il sito Search Engine Land ipotizza sia addirittura il 21%, ma non ci sono numeri affidabili, al momento. «La percentuale è discussa, ma il calo è visibile», dice Zanni. E il problema reale, se Google «rappresenta circa un terzo del totale delle pagine visitate», come spiega il direttore del dipartimento di ricerca di Wikimedia, Dario Taraborelli. Ma come si salva Wikipedia? Per Taraborelli, si tratta per esempio di sfruttare il potenziale di diffusione dei social media: «solo il 2% del nostro traffico totale proviene da condivisione di contenuti su media sociali», il che significa «una possibilita` di crescita potenzialmente illimitata». L’introduzione, lo scorso aprile, di “fact card” – immagini allegabili su Facebook e Twitter con contenuti testuali di Wikipedia – direttamente condivisibili dall’app dell’enciclopedia per Android è un segnale in questa direzione. Ma c’è molto altro, sia dal lato tecnologico che da quello umano. «Negli ultimi 12 mesi o poco più», spiega Frieda Brioschi, membro storico della fondazione, «abbiamo cambiato Executive Director, dando il via ad un nuovo corso, cambiato la struttura del team dell’ingegneria in modo da spingere al massimo sull’esperienza mobile (non solo in lettura, ma anche in scrittura) e pochi mesi fa abbiamo lanciato due nuove app per iOS e Android». Per aumentare la partecipazione c’è poi ora “Content Translation”, uno strumento «che facilita la traduzione delle voci tra le diverse lingue e che coinvolge l’utente suggerendogli quali voci tradurre a seconda dei suoi interessi». Quanto ai rapporti tra wikipediani, «tutte le funzioni di interfaccia con la community sono state recentemente riunite in un unico dipartimento, Community Engagement», prosegue Brioschi, «per migliorare il supporto che possiamo offrire ai volontari. E tra i compiti di questo dipartimento c’e` anche occuparsi della diversità, in ogni suo aspetto». Insomma, è eccessivo pensare che Wikipedia rischi la vita. «Sono di ritorno proprio in queste ore da Città del Messico», dice Brioschi, «dove la conferenza mondiale annuale dei wikimediani ha raccolto più di 700 persone da circa 60 paesi diversi che portano avanti conversazioni, scambi, idee e progetti notte e giorno. A guardarli sono il ritratto di una community viva e in salute».