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 2015  luglio 01 Mercoledì calendario

Obama alza i salari e supera il 50 per cento dei consensi. Una legge imporrà alle aziende Usa di pagare lo straordinario dopo le 40 ore di lavoro. Ne beneficeranno 5 milioni di persone. Il Boom di popolarità a fine mandato

Una settimana da leone. I media americani concordano nel definire i sette giorni che abbiamo alle spalle come il migliore intervallo di tempo del secondo termine della presidenza Obama, quello che gli ha permesso di rimontare la china di sondaggi che lo vedevano in disgrazia presso gli americani, e issarsi oltre il 50% dei consensi.
DUE SUCCESSI
Nei sette giorni appena passati, Obama ha incassato due successi di rilevanza storica. Il primo: la conferma della riforma sanitaria; il secondo: la convalida del matrimonio gay, che ha ripercussioni in ogni angolo del mondo. L’inchiostro era ancora fresco sui due pareri espressi dalla Corte Suprema, e il Congresso a maggioranza repubblicana gli ha consegnato un’ulteriore riscatto, autorizzandolo a usare procedure semplificate per la stipula di accordi commerciali con il bacino del Pacifico e con i partner atlantici. Un diritto che i suoi colleghi democratici gli avevano appena disconosciuto. La serie si è chiusa lunedì sera, quando un articolo a firma del presidente su Huffington Post ha annunciato una misura contributiva che peserà su 5 milioni di americani. Obama ha deciso di alzare la soglia di salario entro il quale il datore di lavoro deve compensare le ore di straordinario con un aumento del 50% sulla paga base. Quando il principio fu stabilito nel 1974 si volle escludere dal beneficio i colletti bianchi che già percepivano alti compensi, quindi il limite fu stabilito a quota 24.000 dollari (21.500 euro), che oggi definiscono un salario inferiore alla soglia di povertà.
Da allora nessun presidente aveva osato aggiornare la quota, nel timore di inimicarsi gli imprenditori. Obama lo ha fatto senza nemmeno dare troppa rilevanza alla notizia, ma la decisione di portare l’asticella a 50.400 dollari è un’iniezione poderosa a sostegno di una porzione enorme di lavoratori. L’Obama di questo scorcio finale del mandato è così: risoluto e manovriero, più focalizzato sugli obiettivi, e meno impelagato nei rapporti con il Congresso, dove i repubblicani lo hanno immobilizzato per anni con il loro ostruzionismo. Ha cominciato a spiazzare l’opposizione qualche mese fa, quando ha presentato una bozza di negoziato sul nucleare iraniano al quale la sua amministrazione aveva lavorato in autonomia dal legislativo. Il Congresso lo ha criticato, ha dubitato del successo finale dell’accordo, ma di fronte ai risultati immediati ha dovuto autorizzare la prosecuzione della trattativa.
ANATRA ZOPPA
La voce del presidente è tornata a vibrare con l’oratoria dei giorni migliori di fronte alle tensioni razziali dell’ultimo anno, culminate con la strage di Charleston. A Charleston nell’occasione del funerale del pastore-senatore Clementa Pinkney, un Obama finalmente libero dalle remore che gli avevano impedito per sei anni di pronunciare pareri in materia di razzismo, ha pronunciato un’elogia vibrante come altre volte in passato, ma per la prima volta inequivoca nell’identificare la piaga che ancora affligge la società americana. Il consenso è stato unanime e caloroso, e persino la versione sincopata e un po’ timorosa del classico blues Amazin Grace che il presidente ha cantato nell’occasione, è stato definito un «classico istantaneo» dalla critica più generosa.
Questo ribaltamento di immagine e i sondaggi che lo sottolineano (il più recente Gallup lo vede al 50% dei consensi, una quota relativamente alta per un’anatra zoppa, vicina alla scadenza del mandato) non sono sfuggiti ai suoi oppositori. Negli ultimi mesi la pletora di candidati repubblicani ha avuto buon gioco nel presentarsi alla ribalta con la semplice promessa di essere il nuovo “antiObama”.
Intanto, Barack Obama e il segretario di stato John Kerry annunceranno oggi l’apertura delle ambasciate a Washington e a l’Avana. L’apertura delle ambasciate, seguita a una lunga tornata di colloqui e negoziati, rappresenta un passo in avanti fondamentale sulla strada del disgelo tra Stati Uniti e Cuba.