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 2015  giugno 30 Martedì calendario

Con la strage di Sousse, la memoria dell’Inghilterra torna a dieci anni fa, quando il 7 luglio del 2005 morirono 52 persone negli attentati della metropolitana. E ora Londra ha di nuovo paura, ha messo Wimbledon sotto scorta e ha annunciato che invierà altri 125 uomini in Iraq per aiutare le forze locali a combattere l’Isis

Era dal 7 luglio del 2005 che non morivano così tanti cittadini britannici in un attacco terroristico. Per ora il bilancio ufficiale parla di 18 morti, ma le autorità di Londra lasciano intendere che il numero di loro connazionali che hanno perso la vita sulla spiaggia di Soussa è più vicino a 30 e che il difficile  processo di identificazione è ancora in corso.
GOVERNO PREOCCUPATO
Anche se non ci sono prove che l’assassino Seifeddine Rezgui volesse colpire in particolare i britannici, il dato rappresenta un elemento di particolare preoccupazione per il governo. «Qui nel Regno Unito il livello di minaccia rimane grave, il che vuol dire che un attacco terroristico è altamente probabile», ha dichiarato il primo ministro David Cameron dopo aver osservato un minuto di silenzio insieme ai deputati a Westminster.
«Ma fino a quando non avremo scongirato questa minaccia, dobbiamo continuare a vivere la nostra vita nonostante tutto», ha proseguito il primo ministro, che ieri mattina ha presieduto una nuova riunione del comitato di emergenza Cobra in un momento in cui nel paese è partita la più grande operazione antiterrorismo degli ultimi 10 anni, con un dispiegamento aggiuntivo di 600 uomini.
L’attenzione è alle stelle, un po’ perché è estate, alta stagione per il turismo, con il campionato di tennis di Wimbledon appena iniziato e le commemorazioni per il decennale degli attentati alla metropolitana in cui sono morte 52 persone previste per la settimana prossima. Un po’ perché secondo l’Agenzia nazionale contro la criminalità sarebbe stato rilevato l’ingresso di molte armi nel paese, in particolare mitragliatrici Skorpion di fabbricazione ceca, passate di mano tra le gang criminali e i jihadisti. Una situazione nazionale e internazionale preoccupante, alla quale Cameron ha dichiarato che darà una «risposta a tutto campo», anche se non ha specificato in cosa questo consisterà.
MISSIONI IN MEDIO ORIENTE
La Gran Bretagna ha 160 uomini in Iraq e il governo ha annunciato di recente che ne manderà altri 125 per aiutare le autorità locali. In tutto il Medio Oriente ci sono altri 800 militari, impegnati soprattutto in attacchi aerei contro Isis. Dopo aver adottato una linea molto dura nei confronti di chi, all’interno della comunità musulmana, chiude un occhio sulle tendenze terroristiche di parenti e conoscenti, Cameron ha però esortato i media britannici a non usare, come di solito fanno, il termine ’Stato Islamico’, per parlare di Isis. Per evitare di fare di tutta l’erba un fascio e di risultare “offensivi” nei confronti dei musulmani britannici sarebbe meglio fare come la Francia, dove si usa il nome arabo Da’esh, oppure aggiungere “cosiddetto” prima di Isis o Isil.
Per il resto, la parola d’ordine di Cameron è “essere intolleranti con gli intolleranti”, a partire dall’applicazione di nuove misure che obbligano tutti gli organi pubblici, dalle scuole alle prigioni ai municipi, ad aumentare le azioni per identificare e affrontare la radicalizzazione, soprattutto quella dei lupi solitari come quello di Soussa. Le cui vittime verranno ricordate il 3 luglio a mezzogiorno, 11 ora italiana, con un minuto di silenzio.