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 2015  giugno 30 Martedì calendario

Oggi Atene non restituirà 1,6 miliardi all’Fmi perché non gode più della fiducia dei mercati: una sua asta, adesso, andrebbe deserta. Il punto centrale della crisi greca è tutto qui. L’Italia oggi si finanzia sul mercato con aste di BTp e CCTeu fino a 7 miliardi

L’Italia oggi si finanzia sul mercato con aste di BTp e CCTeu fino a 7 miliardi. Il punto centrale della crisi greca è tutto qui. Oggi Atene non restituirà 1,6 miliardi all’Fmi perché non gode più della fiducia dei mercati: una sua asta, oggi, andrebbe deserta.
La Grecia e soprattutto il governo Tsipras non accettano la quasi totale perdita di sovranità che si legge tra le righe della lunga, lunghissima lista di condizioni presentate dalla Commissione europea, dalla Bce e dall’FMI nell’ambito del negoziato sul nuovo piano di aiuti, o sull’estensione del programma di assistenza finanziaria esterna in scadenza oggi: l’impianto dell’accordo era complesso perchè mirava ad assicurare la sostenibilità del debito pubblico greco, tenuto conto delle necessità future di rifinanziamento.
Il punto è questo. Un debito pubblico monstre di per sè non spaventa e non diventa ingestibile scatenando crisi di liquidità e di insolvenza fino a quando i mercati (intesi come investitori istituzionali e privati e operatori finanziari) sono disposti ad accordarne il rifinanziamento sottoscrivendo i nuovi titoli di debito venduti in asta. Se, insomma, c’è fiducia.
L’Italia ha un debito/Pil attorno al 132%, secondo solo a quello della Grecia nell’Eurozona, e uno stock di debito pubblico di circa 2.200 miliardi. Oggi per rifinanziare questo debito il Tesoro collocherà in asta BTp a cinque e dieci anni e CCTeu per un importo totale compreso tra 5 e 7 miliardi: il mercato si aspetta che la cifra massima venga sottoscritta, nonostante la tempesta greca. Stando al pronostico dei traders, in asta oggi il BTp decennale, il titolo benchmark, il più liquido e anche tra quelli che maggiormente hanno sofferto per la correzione di prezzi al ribasso e rendimenti al rialzo delle ultime settimane (esasperata ma non sconvolta dalla giornata di ieri) potrebbe essere collocato con un rendimento di mezzo punto percentuale (50 centesimi) più elevato rispetto a quello spuntato dal Tesoro nell’asta di fine maggio. Un salto notevole ma che mantiene la raccolta di fondi a dieci anni su livelli decisamente accettabili per il Tesoro e non lontanissimi dai minimi storici toccati in primavera.
Il Tesoro oggi stesso rimborsa un maxi-CTz in scadenza per 15,94 miliardi: una cifra enorme ma naturalmente senza alcun effetto negativo sul mercato. Al contrario, gli operatori professionisti che partecipano alle aste, per spuntare il rendimento e il prezzo più convenienti, tengono conto del rimborso dei titoli in scadenza (un automatismo) come fattore positivo di sostegno alle aste, perchè rappresenta una iniezione di liquidità che spesso viene re-impiegata dagli investitori nello stesso rischio sovrano.
La Grecia, oggi, non è nella condizione di poter ripagare l’FMI restituendo 1,6 miliardi ricevuti in prestito, perchè non può collocare titoli di Stato in asta a media-lunga scadenza, ha perso l’accesso ai mercati, e dunque la fiducia degli investitori. Le istituzioni, i fondi salva-Stati EFSF e FMI, hanno preso il posto dei mercati per rifinanziare il debito greco ma anche loro in veste di creditori hanno bisogno di avere fiducia nella controparte debitrice. Tanto è stato fatto finora dall’Europa, che sulla Grecia ha creduto: l’EFSF vanta al momento un totale di prestiti alla Grecia pari a 130,9 miliardi; la Bce ha accordato alle banche greche liquidità standard per 34 miliardi e detiene 19,8 miliardi di titoli di Stato greci acquistati tramite il Securities markets programme. All’interno dell’Eurosistema, la banca centrale greca ha erogato liquidità d’emergenza alle banche greche per 89 miliardi. Sommando il tutto, le istituzioni europee hanno finanziato la Grecia per un totale di 273,7 miliardi mentre il Pil greco orbita attorno ai 180 miliardi.
Il mancato pagamento al Fondo monetario oggi non rappresenta formalmente un default, perchè il prestito è messo in mora, come avviene per i debiti commerciali della pubblica amministrazione verso i fornitori. Non scatterà oggi il temuto cross default, l’effetto domino su altri prestiti o bond. La Grecia e i suoi creditori “official”, referendum a parte, hanno tempo fino al 20 di luglio per sbloccare questo impasse: è il giorno in cui Atene dovrà rimborsare un titolo di Stato detenuto dalla Bce, a rischio default questa volta. È ai mercati e alla riconquista dell’accesso al mondo delle aste che la Grecia deve guardare per uscire dalla crisi. Quei mercati che non consegnano lunghe liste di condizioni da rispettare, non negoziano, non dialogano, non scrivono e riscrivono i memorandum of understanding. Un certo giorno i mercati decidono che basta, non ci stanno più, escono di scena sbattendo la porta. E le aste vanno deserte.