Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 26 Venerdì calendario

Francis Yeoh, il melomane d’oriente che darà un milione di euro all’anno al Teatro dell’Opera di Roma. L’uomo, con un patrimonio di 17 miliardi di dollari e un giro di affari tra hotel, banche, elettricità, da Singapore a Sydney, da Londra a Shangai, pensa a finanziare progetti per i nuovi talenti e dice che vuole riportare l’Opera «alla sua antica gloria, la lirica è la più alta forma di amore e passione». Intanto il 19 luglio la giovane moglie, Carly Paoli, canterà a Caracalla nel concerto di benvenuto della città

Francis Yeoh darà 1 milione di euro all’anno all’Opera di Roma, un teatro uscito da 30 milioni di debiti e ora sulla rampa di lancio con una gestione virtuosa. Ci accoglie nella sua suite dell’hotel in via Veneto mostrando il video su YouTube che racconta le sue gesta, il patrimonio di 17 miliardi di dollari, un giro di affari tra hotel, banche, elettricità, da Singapore a Sydney, da Londra a Shangai. «Ho 15 milioni di clienti nel mondo», dice mentre la sua assistente, che è Miss Malesya (il paese di Yeoh) versa da bere acqua che sembra champagne. Lui è guardato a vista dalla giovane moglie, il mezzosoprano Carly Paoli, di origini italiane: «Ci siano conosciuti due anni fa al matrimonio di mio figlio più grande, l’avevamo invitata a cantare». Gli asiatici stanno investendo in Italia, dal football alla lirica. «Sì – risponde pronto – ma se sei un miliardario e vuoi diventare milionario, ti compri una squadra di calcio. Altrimenti fai come me».
L’Italia della lirica, grazie ai nuovi sgravi fiscali pari al 65 percento, stana gli sponsor privati. Finora si trattava di enti istituzionali. Nel mondo dell’opera il cittadino che investe è una novità. Ci avvicineremo al Met di New York, dove i ricchi hanno il proprio cognome sul retro della poltrona? Per ora il mecenate entrerà nel Cdi del teatro. A proposito, il suo vero nome è Tan Sri Francis Yeoh, «è il titolo che la regina mi diede. Mi chiamo Francesco, come il Papa».
Yeoh, classe 1954, aveva due sogni: «Acquistare un’isola privata e invitare Luciano Pavarotti. Li ho realizzati entrambi». Condizionerà la stagione dell’Opera, o si limiterà a pagare? «Non mi piace pagare per non avere niente in cambio. Finanzierò i progetti per i nuovi talenti». La sua giovane graziosa moglie dovrebbe cantare a Caracalla il 19 luglio assieme a grandi voci nel concerto di benvenuto della città a Francis Yeoh. Ha sostituito i mecenati romani del passato, Papi e aristocratici. Dice che l’Opera di Roma deve tornare «alla sua antica gloria, la lirica è la più alta forma di amore e passione». Tutto bene, purché non incroci i sindacati.