Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 26 Venerdì calendario

Marco Travaglio chiede scusa «ai colleghi che ho infilato nel mio libro Slurp per le loro leccate ai potenti italiani. Non che non lo meritassero, anzi temo di averne dimenticati parecchi. È che ho appena letto l’intervista che The New Yorker ha dedicato a Matteo Renzi e tutto, all’improvviso, m’è apparso molto relativo. Compreso il proverbiale, leggendario servilismo della stampa nostrana che un tic piuttosto diffuso contrappone all’irriverenza contundente e urticante di quella anglosassone»

Devo qualche scusa ai colleghi che ho infilato nel mio libro Slurp per le loro leccate ai potenti italiani. Non che non lo meritassero, anzi temo di averne dimenticati parecchi. È che – istigato da quelle serpi di Dagospia – ho appena letto l’intervista che The New Yorker ha dedicato a Matteo Renzi e tutto, all’improvviso, m’è apparso molto relativo. Compreso il proverbiale, leggendario servilismo della stampa nostrana che un tic piuttosto diffuso contrappone all’irriverenza contundente e urticante di quella anglosassone. Fermo restando che in questi anni ho conosciuto giornalisti americani e inglesi (per non dire di quelli del resto d’Europa) che scrivevano dall’Italia cose che i nostri giornaloni non osavano neppure pensare, devo dire che il servizietto che la collega americana Jane Kramer ha riservato a Matteuccio nostro fa impallidire quelli di Giovanni Minoli sotto il mento volitivo di Craxi, di Emilio Fede sotto i tacchi col rialzo del Caimano, di Giuliano Ferrara e Bruno Vespa sotto la scrivania di qualunque premier e anche quelli che il giornalista unico Riottacazzullosevergninicerasamerlomeli&C. suole dedicare al nostro aitante presidente del Consiglio.
Il titolo è già tutto un programma: “Can this man save Italy?”. Risposta incorporata: yes, he can! L’esatto contrario del mitico “Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy” dell’Economist nel 2001. Non bastando il titolo, ecco il sottotitolo: “Young, charming and idealistic, Prime Minister Matteo Renzi is the anti-Berlusconi”. Quindi il Genio di Rignano, oltreché giovane, è anche fascinoso e idealista. Buono a sapersi, mo’ me lo segno. L’aveva già detto Johnny Riotta in una memorabile conferenza in lingua inglese (e che lingua) all’Institute of International and European Affairs IIEA di Dublino, il 9 settembre 2014: “Il suo governo è un governo molto fotogenico ma, allo stesso tempo, pieno di star… Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi subisce molte, molte malignità da parte della stampa italiana perché è bella e bionda, molto bella e molto bionda, ed è, allo stesso tempo, una giovane avvocato capace di mettere in soggezione e che sa molto bene il fatto suo”. Ecco, le critiche sono tutta invidia. Poi la lingua del Cortigiano Johnny tornava a planare su Renzi: “È riuscito a dire a una generazione che voleva cambiare il Paese: ‘Seguitemi e andremo!’”. Ma anche “Vincere e vinceremo!”.
Insomma – concludeva Johnny Lecchino – “abbiamo un giovane primo ministro fotogenico, forte, intelligente, sexy, digitalmente esperto, con il suo meraviglioso governo”. E in lingua originale (e che lingua) suonava perfin meglio: “We have a photogenic, strong, smart, sexy, digitally oriented, young prime minister with his great cabinet”. Ora l’americana Kramer non ha nulla da invidiargli: “Abbiamo parlato mentre eravamo in volo, o piuttosto, Renzi ha parlato… Ha quella che si potrebbe definire una mente itinerante”. Ecco cos’era: una mente itinerante, sono soddisfazioni. Infatti ha già fatto “la rivoluzione in un Paese in cui l’ideologia aveva da tempo preso il sopravvento sulla realtà”. Ma non è tutto: “A Firenze, dove il fascino rinascimentale della città e il comportamento rinascimentale e furtivo della sua popolazione ancora dominano, Renzi è maestro in entrambe”. Basti pensare che tiene sul comodino Il Principe di Machiavelli, e magari vi si ispira, come pure a House of cards. Seguono i pareri spassionati, su Matteo il Magnifico, dello scrittore fiorentino Edoardo Nesi, leopoldista della prima ora e deputato turborenziano, e del manager sempreverde Franco Bernabè, appena candidato dal premier alla presidenza Rai. “Renzi – garantisce il secondo – è un politico puro, uno dei più tosti che ho visto in questi anni”. Quindi stiamo sereni: this man can save Italy. Uozzamericaboys.
Per fortuna, a risollevare le italiche lingue umiliate dal New Slurper, provvede uno dei poliglotti più promettenti della nuova generazione: Salvatore Merlo, che dopo anni di allenamento nella palestra del Foglio con i bilancieri linguali che hanno reso grandi Ferrara e la sua lingua, ci regala una perla di purissima bava su Ennio Doris, “Il Banchiere del Cav”. L’incipit è un capolavoro: “Milano3 City”. Poi fioccano le rivelazioni: Doris “rosso di capelli, lungo d’ossa, l’accento veneto cantilenante e poi le formule milanesi, cortesi e carezzevoli, assapora la pienezza dei suoi 75 anni all’ombra di conquiste sicure”. Questo gran pezzo di marcantonio racconta a Merlino che negli anni 80 “tre pretori avevano chiuso le trasmissioni” della Fininvest: è una maxiballa che compie in questi giorni 30 anni, ma Merlino non lo sa e se la beve. “La sua banca – avverte – è stata una pompa di liquidità”. E non solo la sua banca. Quella di Doris è “una vita profumata di terra, di carne, di pastone, di erba, di pioggia, di sudore, di stallatico”. E ora anche di saliva. Il che potrebbe spiegare il suo principale tratto caratteristico, specie al cospetto di cotanto volatile: Doris “sorride quasi sempre, di un sorriso professionale”, anche “per l’ombra associativa”, e questo è “un atteggiamento del volto venuto a farsi col tempo tutt’uno con la carne e le ossa, gli zigomi e la mascella”. Nessuna notizia dei tendini e delle cartilagini. Ma non basta ancora: Egli “ha sulle labbra un sorriso che si rivolge alle cose, come per propiziarsele o per ringraziarle di non essere ostili”. Merlo vorrebbe tanto baciarle, quelle labbra, ma si trattiene. Se no poi la lingua chi la frena.