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 2015  giugno 26 Venerdì calendario

Un anno di Califfato, i nuovi dinari d’oro coniati dalla zecca jihadista e «l’effetto Kobane». Così l’Isis ha sferrato un duro colpo ai curdi che da gennaio avevano sbandierato le loro vittorie, addirittura avanzando nelle ultime due settimane a una cinquantina di chilometri a nord di Raqqa, considerata la capitale di Isis in Siria

Resta più che mai una battaglia sui simboli, sulle immagini e la propaganda quella che ha ripreso di vigore da ieri all’alba tra le case di Kobane. I volontari Isis hanno lanciato una serie di attacchi con autobombe e raid a sorpresa da più quartieri. Verso mezzogiorno i portavoce curdi sostenevano di aver ripreso in mano la situazione, ma vi sarebbero una sessantina di morti. Eppure Isis ha ottenuto il suo obiettivo: sferrato un duro colpo ai curdi che  da gennaio avevano sbandierato le loro vittorie, addirittura avanzando nelle ultime due settimane a una cinquantina di chilometri a nord di Raqqa, considerata la capitale di Isis in Siria. L’«effetto Kobane» si è dimostrato ancora una volta molto efficace.
Non è un mistero che questa città curda nella Siria nord-orientale, lungo il confine turco, in termini strategici valga abbastanza poco. Era abitata da oltre 400.000 curdi, oggi ne sono tornati meno di 35.000. Eppure, l’aviazione Usa vi ha scaricato tonnellate di bombe, la milizia curda siriana dello Ypg ha subito migliaia di morti e i jihadisti di Isis si sono dissanguati tra ottobre e gennaio scorsi pur di imporre le loro bandiere.
Il motivo? Kobane resta uno tra i pochi campi di battaglia in Siria e Iraq dove giornalisti e tv hanno facile accesso. E quando la situazione diventa davvero pericolosa è sufficiente andare al sicuro, sulle colline turche che dominano la regione, per filmare gli scontri in diretta. Chi prevale a Kobane può ingigantire la sua vittoria. Inevitabili, già ieri le nuove le polemiche tra curdi e governo turco. Lo Ypg accusa Ankara di aiutare Isis. «Menzogne», replicano i portavoce. Intanto Isis capitalizza sul successo. Le sue milizie si allargano in altri villaggi curdi lungo il confine e verso la città di Hassakeh. Da Mosul il «Califfato» diffonde immagini dei nuovi dinari d’oro coniati dalla zecca jihadista. «Sostituiranno i dollari e la moneta irachena».