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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

E intanto il Movimento Cinque Stelle cresce nei sondaggi. Merito del caos degli “impresentabili” e del profilo basso scelto dai grillini (niente più «Vinciamo noi» come alle Europee)

Nel Movimento 5 Stelle, stavolta, nessuno si azzarda a dire “vinciamo noi”. Era lo slogan dell’ultima campagna elettorale, quella per le Europee dello scorso anno, finite con il 40 per cento di Renzi e una batosta di cui il ricordo è ancora vivido. Un’esperienza, però, di cui il M5S sembra aver fatto tesoro: in vista delle Amministrative del 31 maggio, i candidati grillini volano basso con gli slogan ma iniziano a decollare nei sondaggi.
Soprattutto in Liguria e Campania, le due regioni dove le candidature “impresentabili” e le tensioni nel Partito democratico tengono in ansia Matteo Renzi e aprono praterie nell’elettorato progressista. Numeri puntuali, ovviamente, non se ne possono dare più. Ma sulla tendenza al rialzo del Movimento 5 Stelle nessun sondaggista sembra avere dubbi.
Antonio Noto di Ipr Marketing pesa le parole con cautela per non calpestare la norma che vieta i sondaggi in questa fase della campagna elettorale. “Il trend positivo dei candidati grillini – spiega – è particolarmente evidente nelle regioni ‘caotiche’, dove le tematiche legalitarie e le fratture nei partiti tradizionali sono più significative”. Ogni riferimento a Liguria e Campania è puramente casuale (e responsabilità del redattore). “Questo avviene – aggiunge il sondaggista – nonostante stavolta sia mancata la presenza massiccia di Beppe Grillo nelle campagne elettorali”.
Nicola Piepoli è più esplicito: “C’è una crescita del Movimento 5 Stelle ed è sensibile ovunque, con l’eccezione forse della Toscana. In Liguria non so se la candidata grillina possa arrivare a insidiare la vittoria della Paita, ma senza dubbio può contendere il secondo posto a Toti”.
Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, non si espone su pronostici e griglie di partenza, ma riconosce una tendenza: “I problemi del Pd sulle liste, l’attenzione mediatica ai cosiddetti ‘impresentabili’, senza dubbio aiutano il buon momento dei Cinque Stelle. Forniscono loro un tema efficace, che funziona, anche nei dibattiti televisivi. E c’è un altro aspetto: certe candidature danno agli elettori l’impressione che la famosa rottamazione non sia mai stata attuata”.
La partita, dunque, si gioca sempre lì, dove il Pd soffre: in Campania e (per i Cinque Stelle) soprattutto in Liguria.
Lunedì sera la candidata ligure grillina, Alice Salvatore, ha vinto a sorpresa il dibattito televisivo con gli altri pretendenti alla Regione su Sky Tg 24. Il campione del televoto non è significativo, né “scientificamente elaborato” – come si premura di scrive l’emittente di Murdoch – ma il distacco è stato piuttosto netto: Salvatore è risultata la più convincente per il 35 per cento dei votanti, davanti a Toti (27%), Paita (25) e Pastorino (13).
Il risultato è che mentre fino a pochi giorni le attenzioni sulla Liguria erano puntate solo sulla la sfida interna al Partito democratico, tra Raffaella Paita e il fuoriuscito civatiano Luca Pastorino, ora guadagna terreno il terzo incomodo a Cinque Stelle. Che rischia di diventare una minaccia più consistente di quella rappresentata da Toti per il successo della candidata renziana. Non a caso, per il M5S è arrivato un endorsement inatteso dall’ex sindaco di La Spezia, Giorgio Pagano, voce storica del centrosinistra ligure (oltre ad essere che l’uomo lanciò la carriera di Raffaella Paita).
A MicroMega, Pagano ha detto di augurarsi “che vinca Alice Salvatore, perché è contro il burlandismo-scajolismo, ha proposte ecologico-solidali e fa politica dal basso”. In Liguria – spiega Pagano – “con la legge elettorale in vigore, chiunque vincerà, per governare, dovrà fare un’alleanza: quella tra M5S e la lista di Pastorino sarebbe il vero laboratorio in grado di cambiare la nostra Regione”.
Il candidato civatiano, sull’argomento, ripete la versione che porta avanti dall’inizio della campagna elettorale: nessun accordo con i grillini dopo le urne. Ma le porte non sono chiuse: “Noi puntiamo a un governo di minoranza – dice Pastorino – Vogliamo arrivare davanti. Con i Cinque Stelle abbiamo tanti temi in comune. Entrambi sfidiamo il sistema di potere che ha governato la Liguria in questi anni. Non facciamo accordi, ma sarà possibile un confronto sugli argomenti che ci avvicinano”.
Domani Beppe Grillo è a Genova per chiudere la campagna elettorale in piazza De Ferrari. In Campania, invece, ci saranno quattro dei cinque parlamentari del direttorio (i “locali” Di Maio, Fico, Ruocco e Sibilia). In entrambi i casi, nessuna dichiarazione trionfale, stavolta, ma la speranza di tenere aperta la partita.