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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

La nuova vita di Mirjana Lucic, tornata dall’inferno. Al Roland Garros ha eliminato la n.2 Simona Halep: in passato subì violenze dal padre Marinko. Intanto escono gli italiani Fognini e Giorgi

«Stai attento alle domande che le fai» mi ha suggerito un amico, uno che va dappertutto, per ragioni professionali, quasi il mondo fosse un grande campo di tennis. Incuriosito perché raramente assisto alle conferenze stampa che, obiettivamente riferite, spingerebbero allo stesso articolo in lingue diverse su giornali – siti internet – dissimili e uguali, ho chiesto il perché, della cautela nei riguardi di Mirjana Lucic maritata Baroni, che oggi ha battuto la n.2 del mondo, la romena Simona Halep. «Mi spiacerebbe» ha allora spiegato l’amico, «che accadesse la stessa cosa dell’anno scorso a New York, quando le hanno domandato di suo papà Marinko, ed è scoppiata in lacrime». «Una fine improvvisa, una brutta malattia?». L’amico mi ha allora guardato, scuotendo la testa. «Gianni, come fai? Capisco che tu non ricordi quando Mjriana è andato in semifinale a Wimbledon nel 1999, aveva diciassette anni, ed era quasi sconosciuta. Ha poi attraversato momenti tanto difficili, con il padre padrone Marinko, da rifiutare non solo una biografia, ma addirittura di parlarne».
Ho allora rimemorato, per quanto mi riesce. Mi hanno aiutato anche gli strumenti contemporanei, con i quali sono riuscito a richiamare i miei poveri stracci del 1999, alcuni articoli nei quali mi entusiasmavo per il tennis di insolita aggressività della Lucic, forse una involontaria eredità di quel padre muscolare, ex decathleta olimpico, un tipo che, probabilmente, non era più in grado di comandare i suoi muscoli con un cervello malato.
Da simili vicende la povera bambina tennista si era via via tratta con la fuga, seguita da vicende legali, terminate con una inibizione a Marinko di avvicinarsi alla figlia, tantomeno durante i tornei, ai cancelli dei quali era spesso affissa la foto del bruto. Quanti anni non solo di tennis, ma di vita aveva perduto una possibile numero uno del mondo. Non sono in grado di calcolarli, sinché il matrimonio con tale Daniele Baroni, businessman italoamericano, aveva offerto una nuova vita a Mirjana. Ed eccola, sorridente, affermare che non solo è ritornata ad amare la vita, e insieme suo marito, ma che, addirittura, anche un cognato italiano non è di troppo in casa, perché l’Italia di una volta, quella di Roma e della sua civiltà, merita l’attenzione di chi, non fosse stata tennista, avrebbe voluto divenire archeologa.
Il lieto fine – auguro – della storia della Lucic- Baroni, non mi ha impedito di seguire le scoraggianti prove degli italiani, danneggiati A) Fognini da un pesce di dubbia età, consumato insieme ad un purè di patate, oltre che dal pugile francese Benoit Paire, un tipo che Togliatti avrebbe apprezzato per quel suo brandire il pugno ad ogni quindici. B) Giorgi, da una continua difficoltà nel coordinare i propri pensieri, e quindi i propri colpi, che possono essere perfetti così come privi di ogni senso. C) Lorenzi, vittima semplicemente di un avversario migliore di lui, nella prosecuzione di un match iniziato ieri. A confortarmi è giunta alfine la saggia bellezza e la efficienza della Pennetta, lucida nel rifiutare lo stesso pesce dal suo partner Fognini.