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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

È bastato che Roberto Saviano postasse sulla sua seguitissima pagina Facebook un consiglio di lettura, “La collina” del giovane autore israeliano Assaf Gavron, appena tradotto dalla Giuntina, per innescare una valanga di commenti antisemiti e deliranti

C’è chi la butta sul personale con un lapidario «Saviano ebreo». Chi avanza ardite ipotesi teologico-storiche: «Israele vive con la mentalità dell’ultima guerra, quel popolo è rimasto fermo a quell’epoca, si rendono antipatici perché pigolano sempre… solite storie che loro sono il popolo eletto, lo stesso popolo che ha crocifisso Nostro Signore». Chi sentenzia di «nazismo ebraico», di Israele come «il male del Medio Oriente» che «deve sparire dalla faccia della terra» e del titolare della pagina come suo servo («e gli rende tanto») e protettore degli assassini. È bastato che Roberto Saviano postasse sulla sua seguitissima pagina Facebook un consiglio di lettura, nella fattispecie La collina del giovane autore israeliano Assaf Gavron, appena tradotto dalla Giuntina, per innescare una valanga di commenti tanto deliranti quanto indignati.
«Se odiate Israele, se odiate i coloni, leggete questo romanzo. Se amate Israele e difendete i coloni leggete questo romanzo. Ma anche se non vi importa niente del Medio Oriente ma amate la letteratura, allora leggete questo romanzo»: in modo più bipartisan di così non poteva esprimersi. Ma a quanto pare dalla neutralità (e in fondo dal senso stesso) della letteratura al pregiudizio bell’e buono il passo è molto breve, almeno sui social network. Che, tanto per cambiare, sfoderano il consueto repertorio di un antisemitismo ormai disarcionato da ogni decenza, condito di un’ignoranza disarmante. Difficile immaginare quale possa essere la terapia, in questo mondo della comunicazione globale dove tutti scrivono ma quasi nessuno legge.