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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

La storia di Mark e Kevin, i gemelli tedeschi dell’Isis. Due giovani studenti modello convertiti all’Islam radicale. Partiti per la Siria, si sono trasformati in kamikaze. La loro morte ha sconvolto la Germania. Il padre in lacrime: «Quell’anno in Turchia ha rovinato i miei figli»

Erano due gemelli uniti da amore fraterno, erano giovani e biondi, due ragazzi sorridenti e a cui entrambi la vita in Occidente sorrideva: Kevin studiava con profitto Legge a Bochum, Mark si era arruolato volontario per 4 anni in un battaglione di Panzergrenadiere della Bundeswehr. Giovani cittadini tedeschi perfetti, insomma, europei modello. E invece sono morti entrambi da “Istishadi”, attentatori suicidi nei ranghi dell’Isis, hanno dato la vita credendo nell’Islam radicale e nello Stato islamico, il Califfato che sfida e terrorizza il mondo. E ieri la loro storia, lanciata in apertura dai maggiori siti e tg tedeschi, ha scosso la Repubblica federale e tutto il vecchio continente.
Forse, Kevin e Mark sono solo due tra tanti pronti a immolarsi. La foto che li mostra, diffusa ieri mattina da Spiegel online, è impressionante: due bei ragazzi biondi con gli occhi azzurri, ma tengono in mano il Corano, hanno la tipica barbetta solo sul mento e senza baffi, come i salafiti e altri estremisti. Alle loro spalle, una bandiera nera del Daesh, il Califfato. Onore al martire Abu Musab Al Almani, onore a suo fratello, dicono lunghi articoli dedicati loro, a pagina 30 di Dabiq, la rivista dell’Isis, e sui suoi siti. «Abu Musab era un crociato, combatté in Afghanistan contro i musulmani, poi si convertì. Si è immolato in nome dell’Islam facendosi saltare in aria, carico di esplosivo, in un attacco contro il quarto reggimento dell’esercito iracheno», lo raccontano gli islamisti, esaltandolo come martire ed eroe.
«Allah decise di condurlo dal Male della sua vita passata al Bene, di fare di lui un guerriero della fede, che sparge il suo sangue per la causa», continua Dabiq, e poi aggiunge: «Anche il fratello di Abu Musab al Almani ha scelto la morte per la fede, dando la vita in un attacco armato contro gli infedeli». Dove, non viene detto.
La Germania e il mondo intero non vogliono crederci, eppure è vero. Ogni dubbio è caduto quando nella piccola prospera cittadina renana di Castrop-Rauxel, avendo visto la foto sul web, il padre dei due gemelli si è presentato alla polizia, sconvolto e con la morte nell’animo ma deciso a dire tutto, ad aiutare ogni indagine contro i suoi ragazzi perduti. «Sì, è vero, quei due ragazzi erano i miei figli, vi dirò tutto quel poco che io e mia moglie sappiamo, vi prego prendete la storia sul serio». Da allora, i vertici di polizia, antiterrorismo, servizi segreti e intelligence militare sono riuniti in permanenza nel centro antiterrorismo a Treptow, il quartiere berlinese che nella guerra fredda era strapieno di comandi sovietici.
«I miei gemelli sono nati nel dicembre 1989 qui a Castrop-Rauxel», ha spiegato il padre, «pensate, allora ero agente di polizia in servizio. Abbiamo cercato di dare loro tutto, una famiglia unita, una buona vita nei valori solidi del ceto medio. Hanno studiato entrambi al ginnasio cittadino intitolato a Willy Brandt, il cancelliere della pace, ricordo ancora quando sonbo tornati a casa con la pagella della Abitur, la severa maturità tedesca, a pieni voti». Tutto prometteva il meglio per Kevin e Mark. E tutto sembrò cominciare bene, all’alba delle loro vite adulte di gemelli. Kevin già prima della maturità aveva studiato negli Stati Uniti per un anno, in una High School in California, poi si era iscritto alla Facoltà di Legge all’università di Bochum, l’ateneo di qualità e aperto a tutti dell’antico centro operaio e minerario della Ruhr. Ottimi risultati, Kevin fu ammesso nel miglior cursus accademico da futuro assistente, poi in un programma d’eccellenza. Ma prima – il padre si maledice ora per non averci pensato – aveva trascorso un anno a Istanbul, e là probabilmente si era convertito. «Esprimeva la sua fede nel modo più radicale», dicono ora gli ex compagni di università, troppo tardi, «la sua crisi con i nostri valori era evidente». Nessuno se n’era accorto, e nessuno aveva notato che intanto il gemello Mark, in servizio da Panzergrenadier in Afghanistan, aveva abbracciato anche lui l’islamismo più radicale. «Con l’addestramento ricevuto nella Bundeswehr», affermano ancora gli agenti del Mad, l’intelligence militare federale, «era un boccone prelibato per i terroristi. Solo adesso, troppo tardi, indaghiamo su questi casi, sono almeno 25 gli ex soldati ora foreign fighters in Siria o Iraq». Era l’agosto 2014 quando Kevin e Mark viaggiarono in Turchia, salutarono un’ultima volta la mamma in vacanza ad Alanya, poi raggiunsero la Siria. E da là spedirono ai genitori messaggi dalla guerra, come lettere d’addio fanatiche e vaghe.