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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

Bruxelles propone una prima iniziativa di condivisione per aiutare Italia e Grecia ad affrontare l’emergenza degli arrivi di richiedenti asilo dalla Siria e dall’Eritrea. In due anni, pur senza imporre quote obbligatorie, 40 mila siriani ed eritrei sbarcati sulle coste italiane e greche «dovrebbero essere ricollocati» in Germania (5.258), Francia (4.051), Spagna (2.573) e in altri Stati Ue in base a una ripartizione predefinita. Gran Bretagna e Danimarca si chiamano fuori

La Commissione europea propone una prima iniziativa di condivisione e solidarietà tra i Paesi membri per aiutare Italia e Grecia ad affrontare l’emergenza degli arrivi di richiedenti asilo dalla Siria e dall’Eritrea.
In due anni, pur senza imporre quote obbligatorie, 40 mila siriani ed eritrei sbarcati sulle coste italiane e greche «dovrebbero essere ricollocati» in Germania (5.258), Francia (4.051), Spagna (2.573) e in altri Stati Ue in base a una ripartizione predefinita.
L’Italia trasferirebbe 24 mila rifugiati arrivati «dopo il 15 aprile 2015 o dopo il lancio di questo meccanismo». In due anni altri 20 mila richiedenti asilo saranno accolti dall’estero nei Paesi membri (in Italia 1.989) aiutati con fondi Ue.
Il rafforzamento della missione comunitaria Triton nel Mediterraneo dovrebbe estendere l’area di intervento a quella precedentemente dell’operazione italiana Mare Nostrum in modo da cercare di salvare più vite di migranti. La Germania ha ottenuto un potenziamento dei controlli sui richiedenti asilo (soprattutto sulle impronte digitali) per evitare che Italia e Grecia trasferiscano come rifugiati degli immigrati clandestini, invece di rimpatriarli.
Le proposte della Commissione passano ora alla trattativa tra 25 governi (Regno Unito e Danimarca si sono già chiamati fuori appellandosi a una clausola dei Trattati Ue utilizzabile anche dall’Irlanda).
Nel Consiglio dei ministri degli Interni del 15 giugno e nel summit dei capi di governo del 25 giugno ci sarà da superare l’opposizione annunciata da una decina di Paesi, guidati da Ungheria e Polonia. La delicatezza del tema immigrazione nella politica interna di molti Stati ha portato a escludere ogni intervento di condivisione sugli immigrati illegali e sui rifugiati accolti da Italia e Grecia prima del 15 aprile scorso. Restano molte incertezze sull’esito della trattativa.
«Quelli che non possono avanzare giustificate richieste di asilo dovrebbero essere rapidamente identificati e rimpatriati – ha precisato il vicepresidente olandese della Commissione europea Frans Timmermans —. Questo è fondamentale affinché le politiche sull’immigrazione siano accettate dai cittadini».
La responsabile della politica estera della Commissione e dei governi Ue, Federica Mogherini, ha auspicato interventi nei Paesi d’origine «per contrastare le cause che spingono a scappare e migrare: povertà, guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e disastri naturali».
Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, a Bruxelles per incontrare il presidente lussemburghese della Commissione Jean-Claude Juncker, ha esortato ad «allargare ogni strada legale» per evitare che i migranti ricorrano ai trafficanti di esseri umani e che azioni di tipo militare contro queste organizzazioni criminali possano provocare effetti negativi.
Italia e Grecia avevano ben altre aspettative per la condivisione dell’emergenza migranti nel Mediterraneo. Il partito europopolare Ppe ha espresso le riserve anche di Germania e Svezia, che accolgono il maggior numero di rifugiati e vorrebbero allentare maggiormente la pressione degli arrivi.