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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

Il caso De Luca e il caos per il voto in Campania: già in pista due possibili vicepresidenti. Se il sindaco vincesse dovrebbe insediarsi prima di essere sospeso. Per la sostituzione a tempo, lotta tra il fedelissimo Bonavitacola e l’ex rettore Raimondo Pasquino. Così il destino della Regione si giocherà in cinque giorni

Il destino della Campania si giocherà in cinque giorni. È il minimo di preavviso che devono ricevere i consiglieri eletti dal presidente in pectore, cioè il vincitore delle elezioni, prima della seduta che inaugurerà il nuovo Consiglio. Se in quei cinque giorni il premier Matteo Renzi firmerà il provvedimento che in applicazione della legge Severino sospende Vincenzo De Luca dalla carica di governatore, la Campania potrebbe trovarsi in un vuoto amministrativo: cioè senza giunta, senza un presidente e senza un vice che ne faccia le veci in attesa del ricorso. È lo scenario più preoccupante per il governo e, diciamolo subito, meno probabile. Ma per capire bene quanto sta accadendo, e l’ottimismo che tutto sommato ostenta il Pd, bisogna soffermarsi su tutti i passaggi che ci saranno da qui in poi nell’affaire De Luca.
C’è una premessa da fare: De Luca deve vincere le elezioni. Ma diamolo per scontato, per facilitare il ragionamento. La scena si complica dopo la sentenza della Cassazione che stabilisce che il giudice competente sull’applicabilità della Severino è quello ordinario e non il Tribunale amministrativo regionale. Questo vuol dire che, come il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, De Luca, condannato in primo grado ma reintegrato dal Tar, se vincerà dovrà presentare un nuovo ricorso contro la sospensione, con la speranza che venga accolto. A differenza del Tar, però, che può anche sbrigare la questione «in mezza giornata» (come disse l’ex sindaco salernitano), il giudice ordinario si prende solitamente più tempo. Che cosa accade allora? Che De Luca deve nominare al più presto un vicepresidente. Uno fidatissimo. E i nomi che ha in mente sono due. Uno, è Raimondo Pasquino, ex rettore dell’università di Salerno e attuale presidente del consiglio comunale di Napoli. L’altro è Fulvio Bonavitacola, deputato, il pasdaran deluchiano a Montecitorio. «Sono deduzioni logiche – conferma quest’ultimo – Siamo le persone a lui più vicine. E per una fase che sarà molto delicata, in cui lui potrebbe non esserci, vuole uomini fidati». Fino a qui tutto bene.
Ma c’è un’ulteriore problema di tempi. Lo Statuto regionale campano stabilisce che entro 20 giorni venga convocata la prima seduta ed entro i 10 successivi il governatore nomini la giunta compreso il suo vice. La sospensione della Severino scatta quando De Luca entra in possesso delle sue funzioni. Con la proclamazione, qualche giorno dopo l’elezione. Il prefetto dà comunicazione della sospensione al governo. E il premier, sentito il ministero dell’Interno, firma l’atto finale. Ma qui l’intreccio si complica. Secondo l’avvocato Gianluigi Pellegrino, autore del ricorso in Cassazione contro il Tar, ma anche altri giuristi, «Renzi dovrà provvedere subito, senza alcun tipo di melina o di attesa, alla sospensione di De Luca, il quale non avrà potuto nominare un vice che possa svolgere le funzioni». Risultato: si torna al voto. Secondo il Pd, invece, il tempo per arrivare a quella nomina ci sarà. Basta che Renzi non firmi nei cinque giorni prima della convocazione del primo consiglio: a quel punto De Luca potrebbe nominare la giunta nelle ore subito successive alla seduta. Cosa che fa dire al candidato del Pd che «per Renzi la legge Severino è superabile» e al vicesegretario dem Lorenzo Guerini che l’ex sindaco di Salerno «è candidabile, eleggibile e insediabile». Se andrà così, De Luca avrà modo di scegliere il vice che siederà al suo posto, e non dovrà fare altro che aspettare che il giudice ordinario si esprima, per entrare a pieno nei panni del governatore. Sempre che vinca le elezioni e sempre che il ricorso vada a buon fine.