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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

Le tangenti del pallone mondiale, un terremoto si abbatte sulla Fifa di Joseph Blatter. Il blitz dell’Fbi a Zurigo, sette dirigenti arrestati, 14 inquisiti. Si ipotizzano mazzette per 150 milioni per i diritti tv e l’assegnazione dei Mondiali. La Svizzera invece indaga sui campionati di calcio in Russia e Qatar. Mosca protesta: «Un’altra ingerenza degli americani»

A 48 ore dal Congresso che domani dovrebbe rieleggere (per la quinta volta) Joseph Blatter alla guida della Fifa, da un tribunale federale degli Stati Uniti un ciclone giudiziario si abbatte sul governo del football mondiale. Una lista impressionante di reati (nel dettaglio sono 47 per 12 tipi differenti di accuse) che variano dalla corruzione al pagamento di tangenti per decine di milioni di dollari, dal riciclaggio di denaro all’evasione fiscale. Sette alti funzionari della Fifa (tra cui due vice-presidenti) arrestati nel più lussuoso albergo di Zurigo e indagati insieme ad altre due dozzine di persone per “pratiche criminali”. «Questo è solo l’inizio», hanno fatto sapere le autorità americane [Alberto Flores d’Arcais, la Repubblica 28/5].

La Federazione calcistica internazionale è per la prima volta davvero alle corde e il regno di Sepp Blatter ora sembra sul punto di crollare, anche se il presidente della Fifa non è tirato direttamente in ballo dall’inchiesta americana (né lo è Michel Platini). Il procedimento giudiziario formalizzato ieri e illustrato in una conferenza stampa dal ministro della Giustizia Usa Loretta Lynch, dal capo dell’Fbi James Comey e dal procuratore distrettuale Kelly Currie, fa emergere uno schema di corruzione sistematica, pervasiva e continuata che dura da almeno 24 anni [Massimo Gaggi, Corriere della Sera 28/5].

L’indagine dell’Fbi non si concentra sull’assegnazione dei Mondiali 2018 alla Russia e 2022 al Qatar, per i quali sospetti di corruzione sono emersi più volte in passato e sui quali sta indagando invece la magistratura elvetica. Infatti un’inchiesta parallela è già partita in Svizzera, da dove le autorità hanno fatto sapere ieri di aver sequestrato materiali rilevanti durante una perquisizione del quartier generale della Federazione mondiale sempre a Zurigo [Marco Valsania, Il Sole 24 Ore 28/5].

L’inchiesta è durata tre anni e ha scoperto illeciti che risalgono al 1990. Secondo il procuratore Kelly Currie «l’organizzazione del mondiale in Italia non ne fa parte», ma non ha commentato sulla possibilità che rientri nel futuro dell’indagine [Alberto Flores d’Arcais, la Repubblica 28/5].

Tutto nasce quando, dopo le polemiche sulla manipolazione dei voti per la rielezione di Blatter nel 2011, e soprattutto quelle sull’assegnazione dei Mondiali a Russia e Qatar, la Fifa aveva fatto il bel gesto di nominare una commissione d’inchiesta indipendente, affidandola all’ex procuratore del Southern District di New York Michael Garcia. Questi aveva lavorato per 19 mesi, consegnando un rapporto di 350 pagine, ma a novembre scorso il governo planetario del calcio si era autoassolto, pubblicando solo un riassunto di 42 fogli. Garcia allora aveva passato le informazioni al capo dell’Fbi James Comey, per verificare se erano stati commessi reati in territorio o con strutture americane. Insieme alle carte, aveva dato anche il nome di Chuck Blazer, ex numero due della Concacaf, cioè la Federazione del Nordamerica e Caraibi, che aveva sede a New York e poi Miami. Blazer non pagava le tasse da anni, oltre 10 milioni di frode, e per salvarsi aveva accettato di collaborare. Così si è scoperto lo schema della corruzione [Paolo Mastrolilli, La Stampa 28/5].

Alberto Flores d’Arcais: «Come in ogni indagine di tipo ‘mafioso’ non manca un pentito da cui parte tutto (Chuck Blazer, che in segreto si dichiarò colpevole, restituendo due milioni di dollari in un tribunale federale nel 2013, per poi registrare i colloqui coi boss del calcio con una microspia nel taschino) e un procuratore senza macchia e senza paura. Si tratta di Michael Garcia, incaricato dalla stessa Fifa di indagare sull’assegnazione dei Mondiali del 2018 e del 2022 (a Russia e Qatar) il cui rapporto conclusivo non venne mai reso pubblico. La Fifa si limitò a dire che non aveva rivelato “alcuna irregolarità” ma Garcia (dimettendosi polemicamente) sostenne che del suo rapporto era stata fatta una lettura “erronea e incompleta”» [la Repubblica 28/5].

All’alba di ieri i poliziotti in borghese si presentano alla reception dell’hotel Baur au Lace di Zurigo chiedono le chiavi delle stanze dei signori Jeffrey Webb, Eugenio Figueredo, Eduardo Li (presidente della federazione del Costa Rica, sfilato dietro il lenzuolo), Julio Rocha, Costas Takkas, Rafael Esquivel, Jose Maria Marin. Le operazioni d’arresto seguono una fredda burocrazia che non lascia spazio a strepiti o baccano [Gianni Santucci, Corriere della Sera 28/5].

Gianni Santucci: «Non è per pietà che gli hanno concesso un lenzuolo bianco e protettivo, ma per privacy. Che in Svizzera è riconosciuta come diritto supremo. Anche a quei feudatari del calcio mondiale che due giorni fa sono calati a bordo lago con una sfilata da apparato, Mercedes nere e vetri oscurati, trolley col logo Fifa e valigie Vuitton davanti alla reception, codazzo deferente e suite da tremila franchi, inchini e willkommen. Dall’hotel che è una magione ottocentesca nel cuore di Zurigo, sono usciti ieri come galeotti, lo sguardo schiacciato a terra dal disonore e l’implorazione sussurrata agli investigatori: “Per cortesia, mi fate passare da un ingresso posteriore? Per evitare i fotografi”. Così un cameriere e un autista tengono su il lenzuolo bianco, a schermare il breve percorso tra l’uscita e lo sportello spalancato dell’auto della polizia. Sgattaiolano sul marciapiede i baroni del pallone e delle mazzette» [Corriere della Sera 28/5].

Ma per la Fifa gli arresti riguarderebbero solo personaggi marginali, mariuoli, brontosauri di apparato, che facevano affari illeciti con i diritti tv e il marketing. Dirigenti già chiacchierati da tempo, come il sulfureo Jack Warner da Trinidad, arrestato nella notte nel suo Paese e subito rilasciato dietro una cauzione di 2,5 milioni di dollari (era uscito dalla Fifa nel 2011 dopo enormi accuse di corruzione). O il brasiliano Marin, «uno dei più grandi ladri nel mondo dello sport», come lo definisce da sempre Romario, anche se il successore di Marin, Del Nero, fa spallucce: «Ero all’oscuro di tutto» [Andrea Sorrentino, la Repubblica 28/5].

Grazie agli ultimi accordi in materia fiscale tra Stati Uniti e Svizzera e al fatto che per le leggi Usa chiunque usi conti correnti di banche americane (ma anche Internet) può essere indagato per reati di natura finanziaria (o fiscale), l’Fbi ha ottenuto una grande collaborazione dagli agenti svizzeri [Alberto Flores d’Arcais, la Repubblica 28/5].

Un primo passaggio dell’inchiesta riguarda i diritti televisivi e di marketing, il 70% dei 5,7 miliardi di ricavi incassati dalla Fifa tra il 2011 e il 2014. Secondo l’accusa i dirigenti li vendevano a compagnie private come la Traffic (nomen omen), che in cambio pagavano tangenti. In totale oltre 150 milioni di dollari, che transitavano su banche Usa come JP Morgan, Citibank, Delta National Bank, e altre [Paolo Mastrolilli, La Stampa 28/5].

Poi ci sono le tresche per assegnare i Mondiali. Ad esempio Jack Warner, presidente della Concacaf e vice presidente della Fifa, avrebbe mandato un suo emissario a Parigi per prelevare una valigia piena di blocchetti da 10.000 dollari in contanti, che erano il pagamento per favorire la scelta del Sudafrica nel 2010. Warner aveva preso soldi anche per influenzare le elezioni presidenziali del 2011, e ai colleghi che sollevavano dubbi aveva risposto così: «Se siete pii, andate ad aprire una chiesa, cari amici. Il nostro business è il nostro business». Invece José Maria Marin, ex capo della federazione brasiliana Cbf, si era venduto persino la sponsorizzazione della sua nazionale, lamentandosi perché le tangenti andavano al suo predecessore: «È giusto che adesso vengano un po’ da me, no?». Era «il Mondiale della corruzione», ha commentato il capo del fisco americano Irs Richard Weber, annunciando le incriminazioni insieme al ministro della Giustizia Loretta Lynch e al direttore dell’Fbi James Comey [Paolo Mastrolilli, La Stampa 28/5].

Mosca ha criticato l’inchiesta definendola «un altro caso di uso extraterritoriale delle leggi americane». Washington ha risposto che sta perseguendo crimini avvenuti sul suo territorio. La dietrologia sospetta che l’indagine sia la vendetta degli Stati Uniti, dopo la sconfitta con il Qatar per ospitare la Coppa del Mondo del 2022, ma secondo il dipartimento alla Giustizia e l’Fbi la storia è un’altra [Paolo Mastrolilli, La Stampa 28/5].

La Fifa ha più associati perfino dell’Onu, 209 Stati contro i 193 delle Nazioni Unite. In seguito agli arresti di ieri e alle accuse di corruzione provenienti dall’Fbi, il settantanovenne Blatter è preoccupato. Ma non ha intenzione di ritirare la candidatura alle elezioni previste per domani a Zurigo [Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore 28/5].

Andrea Sorrentino: «Blatter ha l’improntitudine e il pelo sullo stomaco di chi ha navigato i sette mari. Non è arrivato a 79 anni coperto di cariche, gloria e scandali per niente. Quindi anche con due inchieste internazionali sul tavolo e gli arresti intorno a lui, il suo obiettivo è resistere, e farsi rieleggere domani dal Congresso Fifa. Trincerato nel suo nido d’aquila, Blatter fa prima dire al portavoce Walter Di Gregorio che delle inchieste la Fifa addirittura è ben felice («Abbiamo accolto favorevolmente il procedimento, siamo la parte lesa e stiamo cooperando. Il presidente della Fifa e il segretario generale non sono coinvolti nelle accuse»), poi interviene lui stesso, belando la sua preoccupazione per il brutto mondo in cui gli capita di vivere: «È un momento difficile per il calcio, per i tifosi e per la Fifa...» [Andrea Sorrentino, la Repubblica 28/5].

Raccogliendo i frutti delle sue decennali manovre politiche, il presidente uscente nonostante tutto ha un cospicuo vantaggio sullo sfidante, il principe giordano Ali bin Al Hussein, mentre gli altri candidati si sono ritirati, convinti che fosse inutile immolarsi: Blatter ha dalla sua circa 150 voti sui 209 totali. I continenti più grandi e popolosi sono con lui, mentre l’Europa è divisa, anche se il blocco dell’Est voterà Blatter [Andrea Sorrentino, la Repubblica 28/5].