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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

Uber Pop (o UberPop) è proibita, proibitissima, va contro tutte le leggi e tutti i regolamenti, il servizio va sospeso non solo a Milano, la città del tribunale che ha pronunciato la sentenza, ma in tutta Italia, trattandosi palesemente - dice il giudice - di violazione di tutte le norme esistenti, eccetera eccetera

Uber Pop (o UberPop) è proibita, proibitissima, va contro tutte le leggi e tutti i regolamenti, il servizio va sospeso non solo a Milano, la città del tribunale che ha pronunciato la sentenza, ma in tutta Italia, trattandosi palesemente - dice il giudice - di violazione di tutte le norme esistenti, eccetera eccetera. Quelli di Uber presenteranno ricorso.

Uber è quel sistema di taxi per cui tu vedi su uno schermo qual è la macchina più vicina, la chiami e ti arriva magari la limousine o comunque una macchina molto grossa, a bordo della quale ti senti importante. Costa di più, ma, a quanto pare, la gente ci va pazza.
UberPop è, o era, qualcosa di più: chiunque avesse la patente da almeno tre anni poteva mettersi a disposizione di chi si stava spostando. C’era sempre una app da sfruttare col telefonino. Praticamente era l’allargamento generalizzato della funzione taxi, chiamato “car-pooling”. Il giudice di Milano, Claudio Marangoni, s’è pronunciato su questo, accogliendo in pieno il ricorso presentato un mese fa dalle organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, di tassisti e radiotaxi.. Non è detto però che le altre attività di Uber non siano ammissibili.  

Argomenti per bocciare questa iniziativa che avrebbe reso la vita più facile a noi utenti facendoci magari spendere anche meno?
Secondo il giudice, Uber Pop non dà vantaggi alla collettività e svolge di fatto l’attività di taxi senza però che gli autisti siano in possesso della licenza. Nell’ordinanza si legge, infatti, che l’attività svolta da Uber attraverso Uber Pop «interferisce con il servizio taxi organizzato dalle società, svolto dai titolari di licenze». È «un vero salto di qualità nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo». E soprattutto in questo periodo, durante lo svolgimento di Expo 2015, «occasione di ottimi guadagni che, in assenza di una inibitoria, andrebbero condivisi con soggetti concorrenti che esercitano il servizio di trasporto in maniera abusiva». Non si tratta di car sharing e neanche di car pooling, come spesso Uber ha definito il suo servizio pop. Secondo il giudice «la richiesta di trasporto trasmessa dall’utente mediante l’app appare di fatto del tutto assimilabile al servizio di radio taxi». Concorrenza sleale dunque, provata anche dai prezzi più bassi praticati dagli autisti di Uber Pop per il fatto di non avere gli stessi costi fissi che un tassista normalmente deve sostenere.  

Convincente?
I sindacati sono ultra-soddisfatti, naturalmente. Le associazioni dei consumatori invece sono contrarie alla sentenza e favorevoli a Uber Pop. Ecco il Codacons: «È un danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini. È impensabile che un Paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi come Uber, che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia. Così facendo si finisce per produrre un duplice danno al consumatore finale: da un lato una minore scelta sul fronte del servizio, dall’altro tariffe più elevate per effetto della minore concorrenza».  

È la fine della guerra o si tratta solo di una battaglia che è andata in un certo modo e il futuro darà ragione alle novità rese possibili dalla tecnologia?
Non lo so, ma comunque Uber è in una fase di ascesa impressionante. Il “Wall Street Journal” l’ha valutata 50 miliardi di dollari e ha dato notizia di una sua richiesta per una linea di credito da un miliardo di dollari, propedeutica allo sbarco in Borsa. Starebbe anche lavorando con Google al progetto dell’auto che cammina da sola, evoluzione dell’attuale sistema di Enjoy, Twist, Car to Go e delle altre car sharing (auto condivise) già presenti almeno a Milano e a Roma e contro cui i tassisti non hanno finora potuto nulla. Col il car sharing, in questo momento, vedi sul cellulare la macchina (una Cinquecento o una Smart, in genere) e te la vai a prendere facendoti riconoscere sempre attraverso lo smartphone. Se la macchina si guidasse da sé sarebbe ancora meglio e non credo che i tassisti troverebbero gli argomenti giuridici per opporsi.  

Non potrebbe essere che con l’Expo, almeno a Milano, i taxi siano pochi?
Milano e comuni limitrofi sono serviti da seimila taxi e, come sappiamo tutti, il servizio in città finora risulta ben coperto, le macchine si trovano. Però i tassisti e gli autonoleggiatori si muovono all’interno di una legge nazionale che è stata votata nel 1992, quando non c’erano né i telefonini né le app né le altre diavolerie tecnologiche di oggi. Sarebbe meglio pensare a un aggiornamento delle normative prima che tutto il settore sfugga completamente di mano alle amministrazioni.