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 2015  maggio 26 Martedì calendario

Salone del libro di Torino, una la rivoluzione in rosa. Scelti i nuovi vertici, due donne, in sostituzione del duo Picchioni-Ferrero: presidente Giovanna Milella, direttore editoriale Giulia Cogoli. Stop all’Arabia Saudita come paese ospite per il prossimo anno: «Spetta a noi decidere»

Come in un romanzo di Simone de Beauvoir, alla fine al Salone del libro ha vinto la tenacia delle donne. Da ieri al vertice della kermesse ci sono due signore che di cultura intesa come evento se ne intendono: al posto del presidente Rolando Picchioni c’è Giovanna Milella, 66 anni, giornalista, ex conduttrice di Chi l’ha visto, manager culturale da oltre vent’anni e già parte del consiglio d’amministrazione. Mentre sulla poltrona di Ernesto Ferrero, direttore del Salone, c’è Giulia Cogoli, 51 anni, cui si devono invenzioni come il «Festival della mente» di Sarzana e la rassegna «Dialoghi sull’Uomo» di Pistoia.
Diciassette anni dopo
Nomi che erano nell’aria, ma cui ha impresso una notevole accelerazione il fatto che il presidente uscente Rolando Picchioni sia da qualche giorno al centro di un’inchiesta giudiziaria (è indagato per peculato, ma non si è dimesso dal cda). Così, a una settimana esatta dalla chiusura del 28° Salone del libro, il management della kermesse è stato rivoluzionato, dopo 17 anni. «L’obiettivo a cui dovrà tendere la nuova guida del Salone è l’ulteriore espansione e crescita di un evento che, attraverso la competenza e la passione di Rolando Picchioni e di Ernesto Ferrero», come hanno spiegato ieri il sindaco Fassino e il presidente della Regione Chiamparino, «risulta essere tra le principali manifestazioni internazionali del libro».
Il problema del bilancio
Tra gli obiettivi, una nuova simbiosi tra Salone e Circolo dei lettori e altre istituzioni delle principali città del Piemonte, insieme con la valorizzazione delle librerie e delle biblioteche. Anche se uno dei problemi più urgenti di cui dovrà farsi carico il duo Milella-Cogoli è quello di un bilancio a dir poco preoccupante che verrà esaminato dal cda di giovedì. Per ripianarlo sono aperte diverse strade: dalla ricerca di sponsor all’ingresso di privati nella Fondazione.
Ma come hanno accolto questa notizia i vertici uscenti del Salone? «La nomina di Giovanna Milella e Giulia Cogoli attesta in modo responsabile l’esigenza di garantire il cambiamento nella continuità», ha detto Picchioni, aggiungendo che continuerà nel cda «ad assicurare tutto il suo impegno affinché i risultati acquisiti non vengano dispersi ma anzi rafforzati». Mentre il direttore editoriale Ernesto Ferrero chiede che non venga disperso il «capitale umano» del Salone: «Giovanna Milella e Giulia Cogoli vengono entrambe da esperienze gestionali e organizzative che potranno tornare utili. Per loro fortuna, possono contare su un team altamente professionale che è cresciuto negli anni ed è molto apprezzato dagli editori». Poi cita Stefano Mauri, presidente del gruppo Gems: «Ha definito il Salone, e lo ringrazio, un grande organismo fatto di cultura, passione, sudore e speranza. L’augurio è che siano queste quattro virtù cardinali a dettare anche la nuova rotta».
La neodirettrice Giulia Cogoli spiega: «Faremo tesoro di quanto fatto fino a oggi, cercando di apportare i cambiamenti necessari perché il Salone resti al passo con i tempi. E sia un grande evento “sostenibile”». E aggiunge: «Sono entusiasta all’idea di lavorare a fianco di Milella, una donna di grande esperienza nel mondo culturale con la quale ho lavorato molto bene quest’anno per il Salone».
Le due milanesi
Milella, invece, scende già nel dettaglio. A proposito dell’Arabia Saudita, per esempio, indicata come Paese ospite dagli ex vertici e che tante polemiche sta sollevando in queste ore, annuncia: «L’ipotesi non mi trovava d’accordo nemmeno prima. Ora credo spetti a noi decidere chi ospitare nel nostro Salone». Poi non rinuncia a una punta di polemica: «ritengo sia stato irrituale, da parte di chi ci ha preceduto, scegliere il menu di un ristorante che non apparteneva più loro».
Giovanna Milella, che per i torinesi ha il merito di aver trasferito nella loro città il Prix Italia, lavorerà (è la legge Madia a imporlo per gli ultrasessantenni che hanno incarichi pubblici) gratuitamente per questo primo anno. E alle battute come quella per cui «adesso sì che il Salone ce lo ruberà Milano» (ieri sono fioccate, visto che sia Milella sia Cogoli sono milanesi) il presidente Chiamparino ha avuto la risposta pronta: «Dovreste gioire: è la prima volta che dei milanesi prendono il Frecciarossa per venire a Torino, grazie a un’eccellenza come il Salone».