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 2015  maggio 26 Martedì calendario

Gli omosessuali, la conquista dei propri diritti e la singolarità di condizioni che li distingue. Cancellarla li renderebbe normali, comuni, banali, come essi non sono mai stati

Pochi giorni fa, in Irlanda, le coppie omosessuali hanno conquistato per la prima volta in Europa attraverso un referendum il diritto di contrarre matrimonio. Dobbiamo essere felici per la sempre più rapida emancipazione di una parte degli esseri umani. Non ci sono più né maschi né femmine, né eterosessuali né omosessuali, ma soltanto persone: ciò che importa è la forza intellettuale e sensuale di ciascuno, e il segno che imprime nella realtà e nell’avventura umana. Mentre conquistano i propri  diritti, gli omosessuali pretendono di essere come gli altri: ciò che certo non sono; tanta è la singolarità di condizioni che li distingue. Questa è un’offesa a loro stessi: un’offesa alla loro vita quotidiana; una cancellazione dell’abisso
e del fascino che li circonda. Come una donna non può dimenticare di essere una donna, tanto più un omosessuale non può trascurare la ricchezza delle condizioni, delle sensazioni e dei sentimenti che lo distingue. Questa ricchezza ha sempre risvegliato un immenso fascino: spesso un desiderio di fondersi e di confondersi con loro. I grandi omosessuali hanno un profondo orgoglio del loro ego: talora un disprezzo dei cosiddetti esseri normali, e della loro vita comune. Certo, di esseri normali non ne esiste nemmeno uno:
ogni uomo, maschio o femmina, etero ed omosessuale, è un cosmo infinitamente complicato che non si identifica con nessun altro. Nel caso degli omosessuali si aggiunge  la coscienza della violazione e delle violazioni che essi impongono ai costumi di quella che resta la maggioranza. Gran parte di loro conserva la coscienza della propria natura di élite: la superbia di essere una minoranza, che nessuna eguaglianza di diritti può avvicinare al resto degli uomini. Sono singolari, e superbamente singolari: la ferita della differenza non può essere cancellata o abolita: brucia, arde come la ferita di nessun altro gruppo umano. In quasi ogni omosessuale, c’è qualcosa di demoniaco;  ed è la coscienza di quella che molti di loro considerano la propria orgogliosa altezza spirituale. Molti di essi, oggi, pensano alle grandi poesie di Baudelaire dedicate a Lesbo, alle Donne dannate come a qualcosa di irreparabilmente remoto: ma hanno torto. Cancellare ogni traccia della loro singolarità equivale a renderli normali, comuni, banali, come essi non sono mai stati.