La Stampa, 26 maggio 2015
Manuela Carmena, lo strano caso del (quasi) sindaco di Madrid. A 71 anni l’avvocato di sinistra, poi diventata giudice, è stata trasformata in un’icona pop. Nel 1977 fu l’unica a sopravvivere all’assalto di un commando di estrema destra allo studio di avvocati del lavoro di cui faceva parte
All’una di notte l’euforia è tale che qualcuno intona un classico di Iglesias (Julio, non Pablo): «Sólo vio, sólo pienso, sólo sé que existo por mi amor Manuela». La Carmena è (quasi) sindaco di Madrid, si è già messa a trovare un accordo con i socialisti, sono tutti certi che non farà fatica. Ma il voto è stata solo l’ultima sorpresa di una campagna elettorale originale: bastava fare due passi per Madrid in questi giorni per accorgersi che un avvocato di sinistra, poi diventata giudice, era stata trasformata in un’icona pop. Il volto di Manuela (il cognome è citato solo dai più pignoli) compare ovunque, ritratto da artisti improvvisati: social network, vetrine di negozi, balconi, ristoranti biologici. Lei non è una comiziante e sul palco del Reina Sofia, dopo il trionfo, ha arringato la folla tenendo in mano una penna biro, più simile a una maestra che a un capopopolo.
Non giovane, 71 anni, capelli poco in ordine, un po’ impacciata nei gesti, difetti diventati pregi: «È la nostra Pertini», azzarda qualche elettore. La rivale, antropologica prima che politica, Esperanza Aguirre, l’ha attaccata con argomenti non proprio municipali: «Sei amica dell’Eta». Lei non si è scomposta: «Signora, torniamo ai problemi della città». La Carmena d’altronde il terrorismo l’ha conosciuto da vicino, ma come vittima: nel 1977 fu l’unica a sopravvivere all’assalto di un commando di estrema destra allo studio di avvocati del lavoro di cui faceva parte. Ieri sul luogo della strage hanno messo dei fiori: «Manuela è sopravvissuta, altroché».