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 2015  maggio 26 Martedì calendario

Migranti, l’Ue fa marcia indietro: il piano Junker vale solo per i nuovi arrivati, quindi nessuno dei profughi presenti in Italia potrà essere trasferito all’estero. Resta l’accordo sulle 24 mila persone da mandare altrove, però questa cifra dovrà essere spalmata su due anni. E comunque non potrà comprendere tutte le nazionalità: solo siriani ed eritrei potranno varcare il confine. Gli altri resteranno qui

La distribuzione di migranti in Europa riguarderà i nuovi arrivi. Nessuno fra gli stranieri già presenti in Italia potrà essere trasferito in un altro Stato. Alla vigilia della riunione prevista per domani, la Commissione europea mette a punto il nuovo piano di accoglienza. E gela le aspettative di chi, nel nostro Paese, pensava che la partita potesse considerarsi chiusa. L’opposizione di Francia e Spagna – oltre a Ungheria e numerosi altri membri – evidentemente pesa sulle scelte del presidente Jean-Claude Juncker e porta a rivedere anche alcuni punti che sembravano decisi. Perché è vero che rimane fissata la quota di 24 mila persone da mandare altrove, però questa cifra dovrà essere spalmata su due anni. E comunque non potrà comprendere tutte le nazionalità. Nuove trattative sono in corso, ma al momento la proposta appare ben lontana da quanto era stato promesso dopo il naufragio di fine aprile nel Mediterraneo che aveva provocato almeno 700 vittime. Anche tenendo conto delle clausole da rispettare per ottenere poi l’alleggerimento delle presenze.
Solo nuovi sbarchi
La proposta, che dovrà essere esaminata da tutti i componenti dell’Unione, prevede la possibilità di smistamento soltanto per i profughi giunti dopo l’approvazione delle nuove misure. E dunque, se davvero il via libera arriverà nel corso della riunione dei capi di Stato e di governo fissata per il 26 giugno, riguarderà esclusivamente gli sbarchi a partire da luglio. L’Italia dovrà continuare a farsi carico dei circa 90 mila migranti già arrivati a sistemati nei centri di accoglienza e nelle strutture private messe a disposizione grazie al lavoro delle prefetture. Ma vuol dire soprattutto che gli effetti non potranno essere quelli sperati. Anche perché, ed è questa la seconda «criticità», i 24 mila stranieri potranno essere trasferiti nel corso dei prossimi due anni. Il piano viene considerato di emergenza, i negoziati dei prossimi giorni punteranno a modificare questo aspetto per chiedere che si arrivi a un sistema stabile con la partecipazione della maggior parte degli Stati. Obiettivo dell’Italia è quello di rivedere i criteri di distribuzione per poter contare sull’appoggio dell’Europa in caso di nuove ondate. Però non è affatto scontato che ciò accada visto che dopo la contrarietà espressa da Parigi e Madrid dalla bozza è sparito il termine «quote» e si parla di redistribuzione, esattamente come aveva chiesto il presidente francese François Hollande.
Eritrei e siriani
Perplessità anche per le limitazioni sulla nazionalità di chi potrà lasciare il nostro Paese. La regola fissata dalla Commissione prevede infatti che possano essere «ricollocati» soltanto «i richiedenti asilo che godono del regime di protezione nel 75 per cento degli Stati membri». Una caratteristica che hanno gli eritrei e i siriani. I primi sono l’etnia più numerosa giunta quest’anno sulle nostre coste. Su 41.470 sbarcati dal primo gennaio, ne sono arrivati 10.092 pari al 24 per cento del totale e dunque averli compresi nell’elenco potrà in futuro alleggerire le presenze. Dalla Siria sono invece approdate appena 2.790 persone, il 7 per cento. All’Italia spetterà assistere tutti gli altri stranieri.
I report trimestrali
In ogni caso la distribuzione potrà avvenire soltanto quando entreranno in funzione i centri di smistamento «hotspot» e arriveranno i team internazionali composti da funzionari di Frontex, Europol ed Easo per collaborare alle procedure di identificazione e di fotosegnalamento. Ogni tre mesi l’Italia dovrà inviare a Bruxelles una relazione per dare conto di quanto è stato fatto, in modo da tenere sempre aggiornata la situazione dei richiedenti asilo. Un ulteriore obbligo sul quale si cercherà di negoziare fino alla riunione dei ministri dell’Interno della Ue convocata per il 15 giugno.