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 2015  maggio 26 Martedì calendario

L’imbroglio delle Poste: svelato dall’archivio di 10 mila email. I nomi di chi certifica la qualità della rete italiana su cui viaggiano le lettere di carta dovrebbero essere top secret, invece i “controllati” li hanno spiati

È il 28 novembre 2007 quando un funzionario di Poste italiane scrive una email ad alcuni colleghi: “Vi trasmetto le tabelle con l’elenco dei droppers e receivers Izi…”.
Il punto è che l’elenco dei droppers e dei receiver in questione, per Poste italiane, dovrebbe essere assolutamente top secret: una sorta di servizio di spionaggio, tra alcuni funzionari di Poste italiane, era riuscito a intercettare i nominativi di chi doveva controllarli.
A dimostrarlo una “struttura” che emerge da un archivio di oltre diecimila email interne. Stiamo parlando, infatti, di chi controlla ufficialmente il tasso di qualità del servizio postale. Un coefficiente valutato da un ente esterno a Poste italiane: la Izi srl che, da anni, certifica la qualità del servizio. Il coefficiente è un dato fondamentale, per Poste italiane, poiché, in base a un contratto sottoscritto con lo Stato, può essere costretta a pagare fino a 500 mila euro l’anno di sanzione se non rispetta i parametri prefissati.
In media, parliamo di 50 mila euro per mezzo punto percentuale sforato, senza contare che, proprio a partire dalla certificazione di qualità, il governo affida a Poste italiane il servizio di posta universale che lo Stato italiano paga, in media, almeno circa 300 milioni di euro l’anno.
Come funziona
È chiara, quindi, l’importanza di dimostrare allo Stato che gli standard qualitativi prefissati siano stati raggiunti. Ed è altrettanto chiara l’importanza del servizio di monitoraggio – tuttora effettuato da Izi – nel certificare lo standard qualitativo di Poste italiane. Per certificare che la posta in viaggio – prioritaria, raccomandate, spedizioni dall’estero – sia recapitata nei tempi previsti, la Izi predispone una rete di droppers e receivers, ovvero persone che si spediscono lettere tra loro, segnando data e ora, sia della spedizione sia del recapito. Izi è un ente terzo, è il controllore di Poste, nominato in precedenza dal ministero della Comunicazione, poi dello Sviluppo economico e anche dall’Autorità garante per la comunicazione.
L’elenco di chi spedisce e riceve le lettere – droppers e receivers – dovrebbe quindi risultare segreto per il controllato, cioè Poste italiane, ma il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare che non sempre è stato così. Per quanto riguarda il solo 2007, infatti, esistono decine di email in cui si elencano i nominativi dei droppers e dei receivers di Izi e della Moneo, con la quale ha lavorato in associazione temporanea d’impresa. Non solo. Il Fatto Quotidiano ha potuto contare, tra i destinatari delle email, una dozzina di persone dedite a comunicarsi i nominativi dei “controllori”. Alcune le abbiamo rintracciate telefonicamente e hanno confermato di lavorare tuttora per Poste italiane. Non hanno voluto commentare il contenuto delle email perché non autorizzate a parlare con i giornalisti. Dodici persone, bisogna aggiungere, che riguardano una sola macro-area: l’accorpamento di tre regioni italiane, che non riveliamo per proteggere la nostra fonte, di notevole importanza strategica. Ed ecco alcune delle comunicazioni interne che il Fatto Quotidiano ha potuto visionare in esclusiva. Le scorreremo in ordine cronologico.
“Sotto controllo”
È il 12 aprile 2007: “Confidenziale, vi invio il nominativo di un nuovo receiver monitorato in data odierna”. Segue nome, cognome, indirizzo, che non riveliamo per tutelarne la privacy. Il giorno successivo – 13 aprile – viene inoltrata un’altra mail: “Vi invio un altro nominativo di receiver monitorato in data odierna…”. Cinque mesi dopo, il 4 settembre, un funzionario scrive: “Ti invio altri due nominati che impostano e ricevono per la Moneo spa. Teneteli sotto controllo”. Il concetto sembra chiaro: Poste italiane sta cercando di tenere sotto controllo i suoi controllori. I nomi di dropper e receivers, che dovrebbero essere segreti, sono stati in qualche modo scoperti.
Gli elenchi
A ottobre parte un’altra comunicazione: “Confidenziale. Vi invio in allegato i nominativi dei dropper ai quali è stato spedito il ‘bustone’ contenente le lettere test da impostare nel mese di ottobre. Probabilmente già conoscete i nominativi. Ci sentiremo, comunque, telefonicamente per concordare le azioni da porre in atto. Saluti”. Passiamo al 5 novembre: “Modalità spedizioni Izi/Moneo mese novembre. Confidenziale. Vi invio le modalità della spedizione della Moneo per il mese di novembre. Saluti”. Nove giorni dopo l’informazione è più dettagliata: “…vi confermo che la Moneo ha impostato a (…) nei giorni 6 novembre (2 invii…), 10 novembre (3 invii…), 13 novembre (3 invii…). Considerato che (c’è il nome di una signora, che omettiamo, ndr) imposta per tre flussi di destinazione, città per città (per se stessa), provinciale (c’è il nome del destinatario, che omettiamo, ndr), regionale (c’è il nome del destinatario che omettiamo, ndr), dovremmo trovare gli invii in questione ai recapiti competenti. Fatemi sapere”. Nelle mail inoltrate, molto spesso, vengono allegati elenchi di nominativi con indirizzi.
Il Fatto Quotidiano ha potuto visionare un elenco, inviato come allegato in una delle tante email in questione, di 12 persone: parliamo dell’elenco relativo a una sola regione per il solo mese di novembre 2007. Altri 9 nominativi vengono segnalati il 3 dicembre. Ma torniamo al novembre 2007. Ecco il testo inviato il giorno 24: “Confidenziale. Elenco dropper Moneo – Izi”. Nel testo si leggono quattro nominativi. Quattro giorni dopo: “Vi trasmetto le tabelle con l’elenco dei droppers e receivers Moneo – Izi delle regioni (…) pregandovi di verificare se sono stati recapitati i 12 invii previsti per l’impostazione del mese di novembre sui flussi regionali (…), preciso che il 30 per cento dovrebbe essere affrancato con maaf e il 70 per cento con francobollo (…). Preciso che il flusso extra regionale in arrivo su (…) e (…) non deve essere conteggiato. Fatemi sapere. Saluti”. E ancora, il 3 dicembre: “Vi comunico che in data odierna sono stati impostati i bustoni destinati ai droppers di (…) e (…) vedi allegati. Saluti”.
Corsia riservata
Ma a cosa serviva individuare questi nominativi? “A creare una corsia preferenziale – spiega la nostra fonte che intende mantenere l’anonimato – per consentire il recapito in qualsiasi condizione, anche in situazioni di criticità”. Il Fatto Quotidiano ha contattato Poste italiane per conoscere la sua versione. “Il periodo di riferimento, 2007, è molto lontano nel tempo”, risponde Giovanni Maria Lione, responsabile Funzione Normativa Posta, comunicazione e logistica. “Oggi sia localmente sia in direzione generale sono cambiati manager e addetti. Poste italiane non ha mai intrattenuto rapporti con i soggetti incaricati di effettuare i test di qualità. Da anni la società aggiudicataria è risultata la Izi spa. Il modello di controllo definito dalla normativa di settore esclude che Poste Italiane abbia alcuna possibilità di conoscere i mittenti e destinatari delle lettere test che, peraltro, rappresentano lo 0,015% dei pezzi totali in lavorazione.
Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. Quindi, per individuarne una sola bisognerebbe esaminarne migliaia e ciò negli stringenti tempi di lavorazione del prodotto (consegna in un giorno lavorativo), nonché in un contesto di generale automazione dei processi, quindi non solo non v’è mai stato alcun rapporto con i nostri controllori, né alcuna corsia preferenziale delle lettere test”. Un fatto è certo, quindi, Poste italiane conferma che, in nessun modo, i suoi dipendenti dovrebbero conoscere i nominativi dei “controllori” reclutati da Izi. Il Fatto ha verificato che, tra i nomi menzionati nelle email in questione, c’è effettivamente gente che ha lavorato, per conto di Izi, nella rilevazione del servizio di qualità. E ci ha confermato di aver espletato il ruolo di dropper o di receiver proprio nel periodo delle email che abbiamo pubblicato.
L’ultima lettera
Il Fatto Quotidiano ha anche contattato la Izi. “Ogni sei mesi cambiamo i receivers, contiamo tra i quattrocento e i seicento collaboratori, e penso sia impossibile che Poste italiane possa individuarli o intercettare le loro lettere”, spiega Giacomo Spaini amministratore delegato della Izi. Obiettiamo che li abbiamo individuati persino noi del Fatto Quotidiano. “Non hanno certo giurato fedeltà alla Patria, non sono dei professionisti…”. Obiettiamo ancora che l’ente professionista è Izi e dovrebbe garantire la segretezza visto che certifica per conto dello Stato. “Noi la garantiamo”, continua Spaini. Ma come abbiamo visto la segretezza dei nominativi non è stata garantita. “È comunque una non notizia, perché sul nostro campione di rilevamento, individuare soltanto alcuni nominativi, non inficia il dato dal punto di vista statistico ed è ininfluente sulla bontà del nostro servizio. E comunque, qualsiasi criticità o problema abbiamo individuato, l’abbiamo sempre denunciata: questo significa che il nostro sistema funziona”.
Aggiungiamo che la nostra fonte ci ha fornito 21 nominativi che, secondo la sua versione, stanno lavorando come droppers e receivers proprio mentre scriviamo. Abbiamo provato a contattarne una. Il dropper receiver non è in casa, ma c’è sua moglie: “Sì – risponde – stiamo spedendo e ricevendo le lettere del controllo di qualità. L’ultima? L’abbiamo ricevuta venerdì 22. All’inizio della settimana facciamo le spedizioni, a seconda di quante dobbiamo farne nel mese. C’è un capozona al quale vanno consegnate. Chi ci consegna le buste con le lettere da spedire? La Izi”.