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 2015  maggio 26 Martedì calendario

Continuano le indagini sul caso Domenico Maurantonio, il 19enne in gita scolastica trovato morto dopo una caduta dal quinto piano dell’Hotel Da Vinci a Milano. I compagni dicono che alle 5.20 dormivano tutti ma i telefonini sequestrati li smentiscono. Intanto, le prime analisi rivelano un basso tasso alcolico e nessuna traccia di lassativo. La preside dell’Ippolito Nievo fa sapere che è bersagliata delle minacce: riceve mail e lettere anonime che «accusano me e la scuola»

Tutti in questura. La preside del liceo Nievo ieri si è presentata di sua iniziativa, per denunciare di «aver ricevuto mail e lettere di insulti e minacce: accusano me e la scuola della morte di Domenico». Alcuni degli studenti che erano in gita con il 19enne invece ci sono andati perché convocati dalla mobile padovana, su mandato della procura di Milano. Sono stati sentiti per oltre tre ore nell’inchiesta sulla morte del giovane, avvenuta dopo un volo di cinque piani da una finestra dell’hotel Da Vinci di Milano lo scorso 10 maggio. E anche sugli orari si gioca l’indagine coordinata dal pm milanese Claudio Gittardi, che ora sembra avere avuto un’accelerazione: ieri è stato reso noto il sequestro dei telefoni cellulari di alcuni ragazzi, che si suppone siano stati con Domenico fino a tardi, per valutare l’attendibilità della versione che raccontano da due settimane.
«Ci siamo addormentati fra le 5 e le 5.20 – dice uno degli studenti – anche Domenico dormiva». L’analisi del telefono di Maurantonio dimostra che lui avrebbe mandato un messaggio alle 5.30. E la morte viene collocata fra le 5.30 e le 7. Il corpo è stato ritrovato alle 8.10 dall’imbianchino Mohamed M. che lavora nell’hotel: «Era nudo, a parte la maglietta, i pantaloncini in terra di fianco al cadavere, come le mutande, sporche». Anche nel corridoio del quinto piano sono state trovate feci, si presume di Maurantonio. L’ipotesi principale dell’indagine è che lo studente si sia sporto per defecare fuori dalla finestra, al termine di una notte in cui giravano alcolici. Molti però gli interrogativi. Era solo al momento della caduta? Cosa lo ha spinto a fare un gesto tanto avventato? È stato partecipe o vittima di uno scherzo finito in tragedia?
Le indagini proseguono mentre i genitori degli studenti in gita – la 5E di Domenico e la 5F – temono che i colloqui dei figli come “persone informate sui fatti” possano mutarsi in interrogatori di indagati. «Proprio nell’anno della maturità …», ripetono. A pagare il clima pesante è anche la preside Maria Grazia Rubini, «bersagliata da lettere e mail di insulti che sconfinano nella minaccia – dice – accusano la scuola di essere responsabile della morte del ragazzo». Lettere aggressive, inviate da chi non c’era e non può sapere: «Dovete vergognarvi», «non avete impedito quello che è successo». Lettere scritte anche da donne. Alcune si dicono madri. Altre appaiono solo ossessionate dalla vicenda. A vagliare mail e lettere sarà la polizia di Padova. La preside annuncia «querela contro chi attacca una scuola e la sua dirigente. Ci auguriamo che la verità sia accertata al più presto».
Quello che stanno accertando gli investigatori è cosa i compagni abbiano scritto usando Whatsapp e sms la notte della morte di Domenico o nei giorni successivi. E se lo abbiano fatto anche nelle ore in cui hanno dichiarato di essere stati addormentati. La procura ritiene di avere raccolto testimonianze utili, da verificare. Sembra improbabile che nessuno abbia sentito o visto nulla. Eppure i ragazzi ripetono la loro verità. «Ci siamo addormentati intorno alle 5.20, Domenico era lì. Ci siamo svegliati e non c’era più». Ci credono al punto da avere scritto «un comunicato per i giornali, in cui raccontavamo come sono andate le cose, senza ombre, ma la polizia ci ha convinti a non inviarlo», come dice uno degli studenti più vicini a Domenico che recita una sequenza temporale: il rientro in hotel alle 21.30, la pizza mangiata nella hall alle 23, il prof di religione che va a dormire per primo, le chiacchiere e la birra, gli altri insegnanti che si ritirano in stanza poco dopo l’una assieme a diversi compagni. Poi la festa in camera con alcolici, sette-otto i presenti tra cui Domenico. Le sigarette nella hall mentre il cielo schiarisce e gli ultimi saluti verso le 5. Poi a dormire. E qui comincia il buco di due ore e mezza fino alla sveglia alle 7.30. «Al risveglio abbiamo visto feci in corridoio ma non ci siamo stupiti – riferisce un altro – in hotel girava un cane».
La madre di Domenico, Antonia Comin, all’incidente non crede. E tramite Facebook rivolge un appello ai compagni. Citando frasi da un libro ( La cattiva coscienza) del filosofo francese Jankélévitch: «Il rimorso consiste nell’impossibilità di tornare indietro nel tempo un male in più, che l’uomo poteva risparmiare a se stesso e che rende l’esistenza perennemente ossessionata dalla colpa». L’avvocato dei Maurantonio, Eraldo Stefani, aggiunge: «Gli studenti, dopo i fatti, hanno avuto modo di incontrarsi anche fuori da scuola e parlare di quanto accaduto. Ci aiutino ora a ricostruire la verità». Forse già oggi si avranno le prime risultanze degli esami medico-legali, tossicologici e genetici. Alcune anticipazioni parlano di un tasso alcolico inferiore a un grammo per litro di sangue per Domenico, e non sarebbero state trovate tracce di lassativo, come inizialmente ipotizzato.