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 2015  maggio 26 Martedì calendario

Ormai si è passati dall’associare Beppe Grillo a un qualche futuro - il web, la democrazia elettronica, le apocalissi di Casaleggio - all’associarlo a un evanescente passato. Il suo blog tempo fa veniva citato dai movimenti emergenti di tutta Europa, ora viene ignorato o usato per porre dei distinguo, come il Podemos spagnolo che ieri ha ripetuto: «Non siamo come lui». Com’è successo?

Forse non ve ne siete accorti, ma ormai si è passati dall’associare Beppe Grillo a un qualche futuro – il web, la democrazia elettronica, le apocalissi di Casaleggio – all’associarlo a un evanescente passato. Ogni notizia che lo riguarda sa di auto usata; il suo blog è in crollo verticale, e ormai parla solo di temi bolliti o stra-esplorati o marginali; tempo fa veniva citato dai movimenti emergenti di tutta Europa, ora viene ignorato o usato per porre dei distinguo, come il Podemos spagnolo che ieri ha ripetuto: “Non siamo come lui”. Poi c’è lui, appunto, che si materializza sempre più di rado – anche sulle pagine dei giornali – e replica scenate grottesche tipo ieri alle Ferrovie Nord Milano, dove ha detto, come sempre, che qualcuno “deve andare via” e che bisogna levargli dei soldi. I talkshow non sanno se invitare i grillini perché fanno colore, sì, ma spesso buttano ogni discussione in vacca. Ieri ho cercato “5 Stelle” su Google e come primo risultato m’è uscito un ristorante in Via Veneto, come secondo un comizio di Alessandro Di Battista a Macerata. Tutto questo, beninteso, è soltanto l’altra faccia dell’enfatica deformazione che giornali e televisioni ne hanno fatto per anni: se ne parlava di più quando in Parlamento non c’erano, dopodiché la montagna ha partorito le Paola Taverna. Rimarranno tra i piedi e scaracchieranno ancora per anni, ma il piano è inclinato. Molto. E vien da dire che non è tutta colpa di Grillo: siamo noi che l’abbiamo disegnato così.