la Repubblica, 26 maggio 2015
No a infradito, canotte con spallina filiforme e mutande con marchio in bella vista sul sopracculo. Con l’estate arrivano le circolari sull’abbigliamento decoroso. Quando l’eleganza è la capacità di saper scegliere tra più alternative possibili
Devo essere diventato (o in procinto di diventare) un vecchio barbogio, perché ogni anno, ai primi caldi, esulto per la raffica di circolari scolastiche che chiedono agli alunni “un abbigliamento decoroso”. Io per primo non saprei indicare quale sia, esattamente, l’abbigliamento decoroso. Ma so bene quali sono indecorosi, dalle ciabatte infradito (igieniche al mare, laide in città) alle canotte con spallina filiforme alle mutande con marchio in bella vista sul sopracculo. Essendomi formato in anni di impetuosa deregulation estetica e pure etica, conosco la vuota pomposità delle uniformi, la grigia mortificazione dei grembiuli, la mediocrità irregimentata del formalismo. Ma irreggimentato, adesso, è diventato lo sbraco, che è il nuovo conformismo. La società ha percorso tutto intero il suo cammino verso l’informalità, e la dialettica vuole dunque che da tesi (il vecchio formalismo) e antitesi (la nuova sbracatezza) sortisca infine la sintesi. Una società ex-ingessata è infine diventata liquida: necessita qualche contenitore per ridarle forma. Trovare nuove forme non è mai facile; ma è una sfida molto stimolante. Utile, in questo senso, quanto ricorda per iscritto ai suoi studenti la professoressa Monica Galloni, dirigente di un liceo romano: «eleganza viene dal latino eligere, scegliere. L’eleganza è dunque la capacità di scegliere tra più alternative possibili». Grazie prof, c’è sempre da imparare.