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 2015  maggio 26 Martedì calendario

I ministeri hanno 9.600 sedi e uffici sparsi in tutta Italia • Ad aprile crescono ancora i contratti a tempo indeterminato • Il nuovo piano di accoglienza europeo per i migranti gela le speranze dell’Italia • Crollo degli studenti universitari, soprattutto al sud • Papa Francesco vorrebbe andare in pizzeria • I pontefici e i media • Quanto sono pericolosi i trattori


Spesa Carlo Cottarelli, ex segretario speciale per la spending review, ha scritto il libro La lista della spesa (i diritti del libro saranno devoluti all’Unicef). C’è scritto, tra le altre cose, che alla fine del 2012 le sole sedi territoriali dei ministeri erano circa 5.700. A questo numero si devono aggiungere 3.900 uffici di enti vigilati dai ministeri (totale: 9.600, una sede ogni 6.250 italiani). Tutto ciò escludendo le caserme. Il ministero dell’Economia, per esempio, ha 103 commissioni tributarie, 102 comandi della Guardia di Finanza, 97 uffici dell’Agenzia delle Entrate, 93 Ragionerie territoriali dello Stato, 83 uffici delle Dogane. La Giustizia, oltre a tribunali e procure, ha 109 archivi notarili. Il Lavoro, 109 direzioni. L’Istruzione, 104 uffici scolastici e 108 sedi del Consiglio nazionale delle ricerche. L’Interno, 106 prefetture e 103 Questure. Il Corpo forestale dello Stato, vigilato dall’Agricoltura, ha 98 comandi locali. Il ministero dei Beni culturali, 120 soprintendenze e archivi di Stato. Lo Sviluppo economico vigila sulle 105 Camere di commercio, che a loro volta hanno 103 Camere di conciliazione, eccetera. Ci sono 34mila uffici che gestiscono ogni anno un milione 200mila procedure: ciascun bando costa da 50mila a 500mila euro (Rizzo, Cds).

Polizia Scrive ancora Cottarelli che le cinque forze di polizia occupano 320mila persone, con un rapporto fra agenti in servizio e abitanti superiore a quasi tutti i Paesi europei, inferiore soltanto a Cipro, Macedonia, Turchia, Spagna, Croazia, Grecia e Serbia. Cinque apparati ognuno dipendente da un ministero diverso, per una spesa che nel 2014 ha toccato 21 miliardi (ibidem).

Lavoro Dati dal ministero del Lavoro: ad aprile del 2015 sono stati firmati 756.926 contratti, considerando tutte le tipologie di lavoro, dalla semplice collaborazione al posto (quasi) fisso. Se contiamo anche i licenziamenti e i pensionamenti arrivati nello stesso periodo, viene fuori che ad aprile il mercato del lavoro registra un attivo di 210mila contratti. Sono 7mila in più rispetto alla differenza tra attivazioni e cessazioni segnata nello stesso periodo dell’anno scorso. I numeri diventano più interessanti se si guarda ai soli contratti a tempo indeterminato: ad aprile 2015 le assunzioni sono state 171.515. Il saldo fra attivazioni e cessazioni fa segnare un più 48mila. Inoltre ci sono state 35.883 stabilizzazioni, cioè contratti a tempo determinato che sono stati trasformati in tempo indeterminato: quasi il doppio di quelle registrate un anno fa.

Migranti Alla vigilia della riunione prevista per domani, la Commissione europea mette a punto il nuovo piano di accoglienza per i migranti. L’opposizione di Francia e Spagna ha portato Junker a modificare il piano: è vero che rimane fissata la quota di 24 mila persone da mandare altrove, però questa cifra dovrà essere spalmata su due anni. E comunque non potrà comprendere tutte le nazionalità. La distribuzione di migranti in Europa riguarderà i nuovi arrivi e nessuno fra gli stranieri già presenti in Italia potrà essere trasferito in un altro Stato. Dunque, se davvero il via libera arriverà nel corso della riunione dei capi di Stato e di governo fissata per il 26 giugno, riguarderà esclusivamente gli sbarchi a partire da luglio. L’Italia dovrà continuare a farsi carico dei circa 90mila migranti già arrivati a sistemati nei centri di accoglienza e nelle strutture private messe a disposizione grazie al lavoro delle prefetture. Come se non bastasse, i 24mila stranieri potranno essere trasferiti nel corso dei prossimi due anni. Perplessità anche per le limitazioni sulla nazionalità di chi potrà lasciare il nostro Paese. La regola fissata dalla Commissione prevede che possano essere ridistribuiti soltanto «i richiedenti asilo che godono del regime di protezione nel 75% degli Stati membri». Una caratteristica che hanno gli eritrei e i siriani. I primi sono l’etnia più numerosa giunta quest’anno sulle nostre coste. Su 41.470 sbarcati dal primo gennaio, ne sono arrivati 10.092 pari al 24% del totale e dunque averli compresi nell’elenco potrà in futuro alleggerire le presenze. Dalla Siria sono invece approdate appena 2.790 persone, il 7%. All’Italia spetterà assistere tutti gli altri stranieri (Sarzanini, Cds).

Studenti Rispetto a dieci anni fa nei corsi triennali delle università mancano circa 87mila immatricolati. Rispetto al 2004/2005 nell’anno accademico in corso i diplomati che hanno deciso di proseguire gli studi sono calati del 27,5% su base nazionale. Tra le regioni del sud la situazione è ancora più drammatica: Abruzzo -56%, Molise -52,3%, Sicilia -50,7%, Basilicata -49,4%, Calabria -43,8%. Il dato attuale è negativo anche se confrontato con quello di cinque anni fa: ma in questo caso è la Basilicata a fare peggio di tutte (-37,6%) seguita da Molise (-31,7%) e Sicilia (-25,3%) (Berberi, Cds).

Pizza A papa Francesco manca di poter passeggiare per la città o andare in pizzeria. Ha paura del dolore fisico. Legge un solo giornale: «La Repubblica. Lo sfoglio la mattina per non più di dieci minuti». Non guarda la televisione: «Non la vedo dal 1990, dopo una promessa che ho fatto alla Vergine del Carmine la sera del 15 luglio 1990». Non c’è un motivo particolare: «Mi sono detto: questo “non fa per me”». Non vede nemmeno le partite della sua squadra del cuore, il San Lorenzo: «C’è una guardia svizzera che ogni settimana mi fornisce i risultati e la classifica» (Berretta, Rep).

Giornali/1 Benedetto XVI usufruiva di una rassegna stampa quotidiana ma sfogliava anche i quotidiani tedeschi e italiani, il pomeriggio l’ultima edizione dell’“Osservatore Romano”, mentre tutte le sere guardava (e lo fa ancor oggi) il Tg1 (Rodari, Rep).

Giornali/2 Giovanni Paolo II in Polonia, al tempo del comunismo, aveva smesso di leggere i giornali perché troppo di regime. Leggeva soltanto il settimanale cattolico “Tygodnik Powszechny”. «Certo – spiega Gianfranco Svidercoschi, autore di Un Papa solo al comando – a pranzo e a cena aveva sempre invitati che lo tenevano informato. A volte, però, qualcosa gli sfuggiva. Alla fine dell’84, ad esempio, l’allora vaticanista di Repubblica, Domenico Del Rio, aveva fatto degli articoli negativi sui suoi viaggi. In Vaticano decisero che nel gennaio successivo egli non sarebbe salito sull’aereo papale diretto in Sud America. Chiamai l’Appartamento e mi resi conto che Wojtyla non sapeva nulla: non aveva letto i titoli dei quotidiani che riportavano la notizia del Papa che “caccia dall’aereo il giornalista che lo ha criticato”» (ibidem).

Giornali/3 Paolo VI, figlio di un giornalista, quando veniva criticato sui media si adombrava. Giovanni XXIII, invece, spiega il cardinale Loris Capovilla, suo segretario particolare, «veniva informato dal dottor Alessandrini, vicedirettore dell’“Osservatore”, su cosa scrivevano i quotidiani. E quando su qualcosa dissentiva, non incolpava il giornalista ma chi lo aveva influenzato» (ibidem).

Trattori Un’indagine dell’Asaps dice che nei primi quattro mesi di quest’anno ci sono stati 111 incidenti sui trattori, con 46 vittime e 70 feriti. Nei soli primi 15 giorni di maggio sui mezzi agricoli ci sono stati 29 incidenti gravi con 20 morti e 12 feriti: è tanto, se si pensa che invece su tutta la rete autostradale, con milioni fra auto e camion in giro per la penisola, nello stesso periodo ci sono state 8 vittime. Le indagini Asaps degli ultimi due anni dimostrano come gli incidenti dei mezzi agricoli siano più frequenti e più gravi: nel 2014 ce ne sono stati 390, con 181 vittime (di cui 156 conducenti) e 257 feriti, in aumento di oltre il 4% rispetto all’anno precedente per tutt’e tre le categorie. Nel 70% dei casi il ribaltamento dei trattori è avvenuto nei campi, nei frutteti o nei boschi, per il resto il teatro degli incidenti sono le strade di vicinato, oppure le comunali e le provinciali (Giubilei, Sta).

(a cura di Daria Egidi)