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 2015  maggio 26 Martedì calendario

Ancora sangue sul derby di Roma: scontri e accoltellati fuori dall’Olimpico. Gravi due tifosi della Roma, pugnalati prima della partita: «Ci hanno teso un agguato. Noi non eravamo armati, quei laziali sì». Nella curva biancoceleste anche ultras del Feyenoord e del Wisla Cracovia

La Roma vince, ma Roma perde la faccia. Ancora una volta il derby è preceduto e poi chiuso da scontri, cariche, feriti, fermati. E tutt’intorno una città blindata, traffico in tilt, tensioni. Le prime verso le 16 di fronte a Ponte Duca d’Aosta, i tifosi della Roma da una parte, le forze dell’ordine dall’altra, parte qualche bottiglia all’indirizzo dei blindati che rispondono con un getto di idrante sull’asfalto. Cori e sfotto, riprendono, a supportare i tifosi della Lazio, un gruppo di tifosi del Feyenoord e una delegazione di ultrà del Wisla Cracovia: a Ponte Milvio ostentano saluti romani, srotolano il loro striscione rosso, blu e bianco con la scritta “Wisla Sharks” e bruciano sciarpe giallorosse. È qui che avviene l’aggressione a due, forse anche tre, tifosi romanisti.
L’AGGRESSIONE
Il derby deve ancora iniziare, i giallorossi sono su lungotevere Thaon di Revel, poco prima del ponte e della fermata degli autobus di piazza Mancini, si trovano a discutere con un gruppo ben più nutrito di laziali. Feriti all’addome riescono a trascinarsi all’altezza di via Giulio Romano, a chiedere aiuto a una pattuglia della Municipale: «Aiuto, aiuto, siamo feriti, chiamate il 118 e la polizia». I due dicono alla municipale di andare a soccorrere anche un altro, che però non viene rintracciato. Sono trasportati al Gemelli in codice rosso, uno Daniele Sellitri se la cava con una sutura di dieci punti, l’altro Massimo Ceci è più grave, forse dovrà essere operato. Anche il sindaco di Roma Ignazio chiamerà il direttore sanitario del Policlinico Gemelli per chiedere informazioni sullo stato di salute dei due tifosi accoltellati fuori all’Olimpico. Intanto la polizia sequestra un casco da motociclista, una catena, un estintore, un coltello da cucina, due roncole, un cric e una valigia trolley con all’interno numerosi barattoli di alluminio in largo Maresciallo Diaz e via di Lariano, nascosti tra le siepi.
L’ATTACCO
Ed è solo l’inizio. Perché al termine della partita, nonostante la netta separazione durante il deflusso tra le tifoserie, i laziali attaccano le forze dell’ordine. Ai lanci di sassi, bottiglie e bombe carta rispondono con i lacrimogeni e le cariche, alcuni tifosi cercano di assaltare fin sopra i blindati, che avanzano da ponte Duca d’Aosta verso ponte Milvio. Una guerriglia vera e propria con circa 200 laziali, che arretrano e avanzano su lungotevere Maresciallo Diaz prendendosela con le forze dell’ordine, e che si conclude con una decina tra fermati e identificati, un denunciato a piede libero. Altri scontri più piccoli anche a ponte Duca d’Aosta, dove anche i romanisti lanciano bottiglie e sassi verso le forze dell’ordine. Durante i tafferugli, nei pressi del bar “River” è stato bloccato e arrestato un cittadino olandese di 24 anni, tifoso della Roma, mentre lanciava oggetti contro le forze dell’ordine.
LE FORZE IN CAMPO
Un enorme spiegamento di forze studiato nei dettagli dalla Questura evita danni peggiori (1.700 in tutto gli uomini in campo), i soliti idioti nel dopo partita, rovinano l’evento e mostrano il volto peggiore del tifo. E le forze dell’ordine evitano il contatto tra le due tifoserie, fanno muro, respingono gli assalti ma non si evitano le critiche della tifoseria più calma. «Siamo stati costretti a barricarci nei portoni dei palazzi, a scavalcare i cortili, perché i lacrimogeni hanno raggiunto anche noi, che non c’entravamo niente», le proteste di alcune famiglie con bambini al seguito. Off limits tutta l’area nord della capitale, in tilt per la chiusura del traffico delle strade attorno allo stadio, con le auto parcheggiate fin sulla Tangenziale.
GEMELLAGGI PERICOLOSI
In curva nord non solo tifosi polacchi e olandesi, volti coperti da passamontagna, ma anche rappresentanze delle tifoserie, svedesi, danesi e spagnoli del Real Madrid. Gemellaggi preoccupanti perché poco hanno a che fare con lo sport e il tifo, piuttosto con la violenza. E intorno allo stadio Olimpico resta il solito desolante tappeto di bottiglie, motorini a terra, rifiuti, sangue sulle auto parcheggiate, in via Giulio Romano.
Raffaella Troili
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«La maglia della Roma per noi è come una seconda pelle. E continuerà ad esserlo, i nostri amici la indossavano quando sono stati accoltellati». Davanti al pronto soccorso dell’ospedale Gemelli un gruppo di romanisti aspetta di sapere come stanno Massimo Ceci, 38 anni e Daniele Sellitri di 31, i tifosi giallorossi feriti prima della partita nelle vicinanze dello stadio. «Sono stati i laziali», dicono gli amici.
L’aggressione è avvenuta verso le 16 poco prima di Ponte Milvio. La dinamica è ancora da ricostruire con precisione, uno dei feriti avrebbe raccontato che c’è stato prima uno sfottò con i laziali, «poi – ha detto – all’improvviso sono spuntati i coltelli, non so neanche io come è successo».
Le ferite di Daniele non sono profonde, Massimo invece è stato pugnalato all’addome, e anche se per fortuna le sue condizioni non sono preoccupanti.
L’AGGUATO
«È stato un agguato in piena regola – accusano gli amici anche sui blog – una vera imboscata contro due tifosi inermi. I nostri amici non erano armati, invece gli altri avevano i coltelli e già questo la dice lunga su come sono andate le cose». La polizia sta cercando di ricostruire con precisione la dinamica dell’aggressione. In un primo momento si era parlato di una rissa, ma questo non risulterebbe dalla versione delle vittime. «Con noi c’erano anche altri tifosi – avrebbero detto alla polizia – ma all’inizio non c’era nessuna tensione, quasi scherzavamo con i laziali. Poi ci sono venuti addosso e ci hanno ferito a coltellate».
LE INDAGINI
La polizia ha sequestrato le registrazioni delle telecamere di sicurezza della zona, è probabile che ci siano delle immagini che riprendono il momento dell’aggressione. Gli investigatori non escludono che dai fotogrammi si possa risalire all’identità degli aggressori. La notizia del ferimento dei due romanisti è arrivata in curva sud durante l’incontro. Tra i giallorossi c’è stato un concitato passa parola e qualcuno ha anche promesso che la «vendetta» sarebbe arrivata dopo il Derby.
Massimo Ceci, uno dei due tifosi romanisti rimasti feriti, è un attivista della Roma, ha organizzato mostre sui trofei giallorossi e scherzosamente su un forum romanista ha scritto che ci vorrebbe un’enciclopedia dedicata alla sua squadra. «Noi siamo tifosi, non ultrà, non siamo persone violente – e come sono andate le cose è la dimostrazione di quello che diciamo». Gli amici non lasciano la sala del pronto soccorso nemmeno dopo che i medici li hanno rassicurati che Massimo e Daniele non hanno nulla di particolarmente preoccupante. Probabilmente Daniele non verrà nemmeno operato, per ora gli hanno messo un drenaggio. I due non sanno niente delle voci che girano allo stadio, non sanno di vendette «nel dopo partita», dicono solo: «Sono tutte chiacchiere – non sappiamo quello che accade all’Olimpico, ma di sicuro nessuno vuole vendicare nulla. Non quelli del nostro gruppo. Noi vogliamo solo tornare a casa tranquilli. E visto quello che dicono i medici possiamo farlo ora». Il gruppetto lascia il pronto soccorso, si danno pacche sulle spalle e sorridono. «Siamo contenti che se la caveranno». Accennano l’inno giallorosso: «Grazie Roma», quasi lo urlano al cielo.
Nel dopo partita la «vendetta» non c’è stata, probabilmente per via del risultato, 2-1 per la Roma. Ma dopo il match, un migliaio di ultrà giallorossi ha cercato comunque di sfondare il cordone della polizia a Ponte Milvio, senza successo.
Camilla Mozzetti e Paola Vuolo