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 2015  maggio 26 Martedì calendario

Forse la sbornia per Tsipras è passata. Prepariamoci però a un nuovo innamoramento generale, quello per Pablo Iglesias, vincitore delle elezioni in Spagna, bel ragazzo di 37 anni col codino e il pizzetto

Forse la sbornia per Tsipras è passata. Prepariamoci però a un nuovo innamoramento generale, quello per Pablo Iglesias, vincitore delle elezioni in Spagna, bel ragazzo di 37 anni col codino e il pizzetto.

Niente a che vedere con Julio Iglesias, il cantante?
Niente a che vedere. Il nome completo è Pablo Iglesias Turrión Santa Maria, dove si combinano, alla spagnola, il cognome della madre Maria Luisa Turrión, avvocato delle Commissioni Operaie, e il cognome del padre, Francisco Javier Iglesias, ispettore del lavoro e storico. Di sinistra fin dal primo vagito: Pablo Iglesias Posse (1850-1925) è il fondatore del Psoe, il partito socialista spagnolo, e i genitori hanno chiamato Pablo il loro figlio in suo onore. La veloce carriera del nuovo campione politico europeo è tipicamente di sinistra e anche di sinistra piuttosto estrema. Gioventù comunista, viaggio a Genova in occasione del G8, Erasmus a Padova con Luca Casarini, movimento degli Indignados, di cui diventa un leader, fondazione di questo Podemos (17 gennaio dell’anno scorso) e trasfigurazione intanto in star della tv, favorita dalla parlantica facile. Lo promuovono a conduttore di un programma tv on line (la Twerka), lo chiamano affettuosamente “El coleta”, “Il codino”, i giornali sono pieni della sua storia d’amore con la Tania Sánchez Melero, 36 anni, coda di cavallo e piercing al labbro, carriera nei movimenti, simpaticissima in tv, leader a suo tempo di Izquierda Unida, adesso a capo di Ahora Madrid, che a Madrid ha vinto con l’aiuto di Podemos. I due si sono separati sentimentalmente lo scorso febbraio, proclamandosi però sempre innamorati uno dell’altra. La stampa insinua che in questo divorzio ci sia lo zampino di una denuncia del Partito popolare contro Tania per abuso di potere, traffico di influenze, uso improprio dei fondi pubblici. Anche lui non è al di sopra di ogni sospetto: Podemos si sarebbe fatto finanziare dal defunto Chávez, il dittatore venezuelano, e non tutti gli incassi sarebbero stati denunciati al fisco.  

Nonostante queste maldicenze Podemos ha vinto. Che ne dice?
Sì, prenderanno il sindaco di Barcellona, cioè Ada Colau, 41 anni, una cresciuta nel movimento antisfratti, prima donna sindaco nella storia della città. E probabilmente anche il sindaco di Madrid, Manuela Carmena, 71 anni, magistrato impegnato nella tutela dei diritti umani: la capitale torna in mano alla sinistra dopo 24 anni di maggioranza assoluta del Partito popolare. È interessante il fatto che a Madrid il candidato più votato è stato Esperanza Aguirre del Partito popolare, cioè la Democrazia cristiana, quella che sta al governo. Ma non dovrebbe riuscire a fare il sindaco: Podemos - a differenza dei grillini e sulla scia del furbo Tsipras, che sta al governo grazie all’alleanza con la destra - è aperto alle intese con i partiti vicini e lontani, si farà sostenere quasi sicuramente dal Psoe e dall’altro movimento nuovo, i Ciudadanos, che si collocano piuttoso nell’area liberale ma sono anche loro figli degli Indignados.  

Quindi, in sostanza?
Il Partito popolare (Dc) ha il 27% e il partito socialista il 25%. Insieme, dunque, hanno più della metà dei voti. Ma, in percentuale, ne hanno persi una quindicina sul passato più recente. Al terzo posto ci sono questi di Ciudadanos col 6,55. Podemos è incalcolabile perché s’è mischiato un po’ dappertutto con altre formazioni locali. Le ricordo infatti che queste di domenica scorsa erano elezioni amministrative. A Madrid, per esempio, Podemos ha corso con l’Ahora di Tania Sánchez.

Quando si vota per le politiche?
Il prossimo novembre. Iglesias ha detto: «In Spagna il bipolarismo è finito». Questo è il dato più interessante: il sistema elettorale spagnolo, fondato su un proporzionale con collegi elettorali molto piccoli concepiti in modo da favorire i partiti più forti (proporzionale con effetto maggioritario), è stato tante volte indicato dai nostri come la panacea per sgominare la frammentazione partitica. E in effetti, per tanti anni, il sistema ha garantito l’alternanza tra democristiani e socialisti, prima Aznar, poi Zapatero, adesso Rajoy. Ma adesso è tutta un’altra storia: noi con l’Italicum avremo un bipartitismo garantito, loro sono precipitati in una situazione italiana.

• Tutto questo è conseguenza della questione europea e delle politiche di austerità?
Certo, anche se Iglesias è un altro che non vuole uscire dall’euro, ma si propone di cambiare il sistema. Sa chi sarà il più punito da questo risultato? Proprio Syriza: a Berlino il voto spagnolo non è certamente piaciuto, qualunque concessione ad Atene, a questo punto, darebbe ali ancora più ampie al movimento anti-austerità.