Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 22 Venerdì calendario

Non bastano le multe, occorre escludere le banche che manipolano il mercato. Le sanzioni inflitte dal dipartimento di Giustizia statunitense rappresentano in realtà un caso emblematico di fallimento delle regole

Ieri le cronache internazionali si sono occupate dell’ennesimo caso di multe miliardarie inflitte a banche globali, a causa di manipolazioni finanziarie. Potremmo oramai paradossalmente dire: siamo alle solite.
Infatti quasi non fa più notizia che sei banche debbano pagare 5,6 miliardi di dollari per comportamenti fraudolenti sul mercato dei cambi. Il dipartimento di Giustizia statunitense ha raggiunto un accordo miliardario, che sanziona un cartello illegale, volto a manipolare i prezzi.
Le sanzioni per le manipolazioni finanziarie ammontano finora ad oltre 10 miliardi di dollari. A cui vanno aggiunti i 9 miliardi di dollari comminati come multa per le manipolazioni su uno dei principali tassi di interesse mondiali (Libor).
Secondo il Procuratore generale del dipartimento di Giustizia l’obiettivo di una multa record è quello di avere un effetto deterrente rispetto ai comportamenti devianti in finanza, poiché provoca costi monetari e reputazionali. Ma quanto credibile è questa tesi?
Perché una multa abbia un effetto deterrente sul comportamento della banca deve ricorrere una semplice condizione: i costi attesi devono essere maggiori dei benefici attesi. Il costo atteso a sua volta dipende da due componenti: l’entità attesa della sanzione e l’aspettativa che la banca ha di essere sanzionato
Partiamo da quest’ultimo aspetto: le manipolazioni sui prezzi valutari e monetari sono avvenute in modo sistematico in un periodo compreso tra il 2007 ed il 2012. Quindi prima, durante e dopo la Grande crisi finanziaria. Sappiamo che, a partire dal 2008, i politici e i vigilanti dei maggiori Paesi industrializzati hanno affermato che la regolamentazione sarebbe cambiata, per evitare che gli eccessi di assunzione di rischio – che arrivano fino alla propensione a violare le leggi – creassero nuovi danni, specifici e sistemici. Riforme della regolamentazione sono state definite e messe in atto, negli Stati Uniti e in Europa. Osserviamo però che i comportamenti bancari patologici sono continuati. Quindi – almeno finora – non sembra che le banche globali abbiano internalizzato una maggiore probabilità di essere sanzionate.
Cosa dire poi dell’entità della sanzione? In primo luogo, non appare assolutamente commisurata al danno economico del reato commesso. La manipolazione sistematica di indicatori di mercato produce danni diretti sui clienti che hanno subito la manipolazione, ma soprattutto, con un effetto moltiplicativo, danni indiretti sul regolare funzionamento dell’intero mercato. Nel caso del mercato dei cambi, stiamo parlando di un valore quotidiano di oltre 5 trilioni di dollari.
In secondo luogo, e soprattutto, non appare sufficiente a modificare gli incentivi futuri alla devianza finanziaria. Le multe, per quanto salate, appaiono finora scontate sia all’interno dei bilanci bancari – con opportuni accantonamenti – sia nei prezzi di mercati, che solitamente dimenticano con facilità le multe comminate.
Insomma, le multe da manipolazione finanziaria appaiono un caso emblematico di fallimento delle regole. Le banche le pagano, e continuano l’attività. Politici e regolatori le incassano, con sollievo delle casse e della reputazione di castigatori dei cattivi costumi. Gli incentivi alla manipolazione rimangono, con annessi i rischi per clienti e mercato.
Esiste una alternativa? Può essere l’ostracismo finanziario: chi manipola deve essere escluso dal mercato, per un tempo variabile a seconda della gravità della manipolazione, come si chiudono le saracinesche dei commercianti infedeli. Ma questo i Paesi avanzati vogliono davvero farlo?
Negli anni ottanta il Fondo monetario internazionale propose qualcosa di simile per quei Paesi che non rispettavano gli standard internazionali antiriciclaggio: l’embargo finanziario. Da allora abbiamo visto mettere in atto gli embarghi più diversi – anche odiosi, come quelli medicinali – ma di embargo finanziario neanche l’ombra.
Meglio le multe; tutti soddisfatti, fino alla prossima manipolazione.