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 2015  maggio 21 Giovedì calendario

Tv e politica. Anziché fare la conta dei minuti a loro concessi alcuni leader e rappresentanti di partito farebbero meglio a concentrarsi sui contenuti perché ormai dicono sempre le stesse scontatissime puttanate e le ripetono a ogni ospitata. Sarebbe molto meglio andarci meno ma dire una cosa insolita e intelligente. Less in more

Passano gli anni, cambiano i protagonisti, ma rimane identica, perfino nelle parole usate, la polemica sulle presenze dei politici in televisione. Lo scontro è a colpi di percentuali, di minutaggi, di cumuli di ospitate; l’accusa univoca, ossessionante, è “tu hai più spazio di me”, con sfoggio di dati e numeri spesso del tutto contrastanti. Va detto, così a occhio, che alcuni leader – due soli nomi: Salvini e Renzi – sono effettivamente presenze molto assidue (per usare un eufemismo). Ma come possono spiegare meglio di me gli esperti di comunicazione, tra la durata di un messaggio e la sua efficacia non sempre c’è corrispondenza.
Andare tre volte in tivù e dire tre scontatissime puttanate – mi si scusi il francesismo – è molto peggio che andarci una volta sola e dire una cosa insolita e intelligente. Qualcuno può obiettare (parafrasando Goebbels) che una puttanata ripetuta all’infinito diventa una perla di saggezza. Ma piccola o grande sia la fiducia che ancora riponiamo nella democrazia e nella sua agorà, la politica non può conformarsi a un principio così vizioso e così scadente. Il principio virtuoso potrebbe e dovrebbe essere che per farsi largo nella fluviale ciancia tele-politica, per farsi notare in mezzo alla folla spesso anonima dei ripetitori di partito, bisognerebbe avere da dire una cosa meno risaputa delle altre, e saperla dire bene. Chissà se nei partiti, oltre agli addetti a contare i minuti concessi agli altri, c’è chi studia come usare meglio i minuti propri.