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 2015  maggio 07 Giovedì calendario

Dalla parte di Padelli anche se si è fatto un autogol. Perché quelli come lui fanno seriamente il loro mestiere. A rovinare il Paese sono i tanti furbastri che lavorano con superficialità e sciatteria, che non si prendono mai una responsabilità perché puntano solo a pararsi il fondoschiena davanti ai superiori

Sarebbe un esercizio fin troppo facile massacrare il portiere Daniele Padelli, la cui papera monumentale viene additata al «pubblico ludibrio» (copyright Gianni Brera) sui siti dei principali giornali italiani. Un compagno del Toro gli appoggia indietro la palla e lui va per colpirla comodamente col piede sinistro. Invece la manca in modo inopinato, mandandola a sbattere contro lo stinco destro e da lì in fondo alla rete. La frittata assoluta. Una di quelle figuracce marchiane e inemendabili che popolano gli incubi degli animi sensibili, a cui in casi come questo la natura dovrebbe almeno offrire la possibilità di smaterializzarsi pigiando un bottone apposito. 
Eppure io sto con Padelli, atleta scrupoloso che ha sbagliato per incapacità o per sfortuna, ma certo non per mancanza di impegno o dedizione. Sto con lui come con tutti i Padelli che fanno seriamente il loro mestiere e talvolta sbagliano, perché non tutti sono infallibili e non tutti possono essere fenomeni. Sbagliano e vengono irrisi. Sbagliano e l’errore commesso diventa l’unica traccia del loro operato di cui resti memoria. Ma non sono i Padelli la rovina di questo Paese. Sono i tanti furbastri che si imboscano, che lavorano con superficialità e sciatteria, che non si prendono mai una responsabilità perché puntano solo a pararsi il fondoschiena davanti ai superiori. Non assumendo mai altra iniziativa che quella di sparlare dei Padelli, possibilmente alle spalle.