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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

L’Italicum è passato. C’è chi è felice, chi no e chi, come Michele Serra, non è particolarmente contento ma lo sarebbe ancor meno se non fosse stato approvato, perché anche se ingovernabilità e governabilità a tutti i costi sono due difetti, «il primo sembra largamente peggiore; e soprattutto, più pericoloso per la democrazia»

L’ Italicum è passato, la felicità di chi lo ha voluto ad ogni costo (anche il costo di una dolorosa e pericolosa frattura interna al centrosinistra) è legittima. Altrettanto legittima la delusione e l’amarezza di chi lo considera una pessima legge elettorale. Poi c’è uno stato d’animo “intermedio”, credo piuttosto diffuso, del quale mi sento parte. È difficile da definire, ma provo a riassumerlo così: non sono particolarmente contento che l’Italicum sia passato; ma sarei ancora meno contento se fosse stato affondato. Per esteso, è questo il segreto del successo politico di Matteo Renzi. A parte i davvero entusiasti e i davvero contrari, esiste una grande fetta di opinione pubblica che non è renziana, e anzi vede con diffidenza molti aspetti del renzismo. Ma se ripensa a quello che c’era prima (per esempio il Porcellum; per esempio Berlusconi; per esempio il drammatico esito tripolare delle ultime politiche, con Grillo che teneva per il bavero il Paese e umiliava il capo della sinistra), preferisce la situazione odierna, con tutti i suoi difetti e con tutti i suoi rischi. Chi dice che l’Italicum è un Porcellum bis trascura di considerare la differenza di fondo tra le due leggi: la precedente era stata concepita apposta per produrre ingovernabilità. Questa ha, semmai, il vizio opposto: vuole produrre governabilità a tutti i costi. Dei due difetti, il primo mi sembra largamente peggiore; e soprattutto, più pericoloso per la democrazia.