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 2015  maggio 05 Martedì calendario

Londra, l’elezione che rischia di far uscire la Gran Bretagna dall’Ue e la Scozia dal Regno Unito

La Gran Bretagna va alle urne in un’elezione che, oltre a essere decisiva a livello nazionale, è anche la più europea che il paese abbia mai affrontato. Vista l’importanza dei partiti minori e le divergenze politiche in seno alle varie regioni, o nazioni interne allo Stato, l’esito sarà quasi sicuramente un governo di coalizione o di minoranza, una soluzione tipicamente continentale, che spaventa per quanto si discosta dalla tradizione britannica. Paradossalmente questa elezione “europeissima” potrebbe portare la Gran Bretagna a uscire dall’Ue e la Scozia a lasciare il Regno Unito. Potrebbe inoltre comportare tagli drastici in alcuni settori della spesa pubblica, aumentare l’ineguaglianza, soprattutto in Inghilterra ed erodere ulteriormente le nostre libertà civili.
Da elettore vorrei evitarlo. Voglio che la Scozia resti legata all’Inghilterra, che la Gran Bretagna continui a far parte dell’Ue, voglio una società che cerci di coniugare l’efficacia dell’economia di mercato con la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale – e voglio per noi britannici la maggiore libertà individuale possibile nel rispetto della libertà altrui. Come realizzare tutti questi auspici? Gli editoriali pre-elettorali sulla stampa britannica in massima parte finico per invitarci, come ai vecchi tempi, a scegliere i laburisti o i conservatori. Ovviamente gli unici due politici che hanno una chance di diventare primo ministro sono ora come ora David Cameron e Ed Miliband, ma la mia scelta di elettore inglese è ben più complessa.
Tanto per cominciare devo tener conto dell’impatto che potrebbero avere sul futuro governo britannico i risultati del voto in Scozia, Irlanda del Nord e, in minor misura, nel Galles, un voto libero e del tutto legittimo in base alle rispettive ragioni nazionali o (qualsivoglia) sub-nazionali. L’impatto sarà enorme se si considera il trionfo, ormai quasi certo, del partito nazionalista in Scozia. Se disponessimo di un sistema di rappresentanza proporzionale, sul modello continentale, potrei in linea di massima votare per il partito che sento più affine, con la certezza di far crescere così la sua presenza in parlamento e le sue opportunità di formare il nuovo governo. Non è così nel nostro sistema maggioritario uninominale a turno uniscono (first-past-the-post), che mal si concilia con il nuovo genere di politica di stampo europeo in cui la Gran Bretagna si ritrova attualmente In molti collegi elettorali inglesi l’elettore non ha alcuna possibilità di scelta, perché sono “sicuri” per un candidato laburista o conservatore. Non ricordo chi diceva in radio qualche giorno fa di avere la sensazione che il suo voto non sia mai contato da 40 anni a questa parte. Nei collegi marginali che normalmente decidono le elezioni e che in questa occasione probabilmente determineranno un insieme di possibili combinazioni, potrò al solito scegliere tra due partiti – che potrebbero anche non essere, entrambi, di mio gradimento. Per noi elettori britannici la situazione è così familiare che dimentichiamo quanto sia frustrante. Ma il referendum del 2011 ha bocciato la proposta di riforma elettorale, per cui dobbiamo far buon viso a cattivo gioco e sfruttare al meglio l’opportunità che abbiamo.
Il che a volte significa votare con la testa invece che con il cuore. In Gran Bretagna tradizionalmente è chiamato “voto tattico”, termine dall’alone vagamente negativo. Ciò nonostante il politologo di Oxford Stephen Fisher calcola che circa un elettore su dieci vi sia ricorso in passato, influenzando l’esito delle urne nella misura di circa 45 seggi. Questa volta dovremmo farlo in tanti e considerarlo un voto strategico, non tattico.
Questa scelta sotto alcuni aspetti è un po’ insidiosa. Chiaramente se, per il bene dell’Inghilterra, vuoi che la Scozia resti nel Regno Unito, devi desiderare che il Regno Unito resti parte dell’Ue. Perché se gli inglesi voteranno per uscire dall’Ue e gli scozzesi invece per restarvi, la leader dell’SNP Nicola Sturgeon con ogni probabilità spingerà gli scozzesi ad un nuovo referendum sull’indipendenza. L’uscita della Gran Bretagna dall’Ue è la via che porta con sicurezza all’uscita della Scozia dal Regno Unito. Ma come esser certi che la Gran Bretagna resti nell’Ue? La politica europea dei laburisti è più razionale e costruttiva di quella dei conservatori. Non sono affatto sicuro però che cinque anni di un debole governo di minoranza laburista sotto il tangibile influsso dell’SNP che attizza il risentimento inglese e i conservatori che mantengono l’unità interna del partito scagliandosi contro l’Europa, complice il Sun non scozzese, ci garantirebbero una posizione più vantaggiosa per vincere il referendum sì/no alla Ue che prima o poi di certo arriverà.
Sotto altri aspetti la scelta è più semplice. A giudizio di Paul Johnson (Institute for Fiscal Studies) il piano di bilancio dei conservatori, se realizzato con le previste tutele per sanità, scuola e pensioni, potrebbe comportare entro questa decade tagli per i settori non protetti pari «addirittura al 41%». È giusto preoccuparsi per i livelli di debito pubblico e privato del nostro paese, ma una soluzione del genere sarebbe folle. Significa blindare alcuni settori della spesa pubblica – scelti ovviamente in base a calcoli elettorali, strizzando l’occhio al centro e all’elettorato femminile e anziano – massacrandone altri, come i servizi sociali, gli esteri, la difesa (a parte Trident) la cultura e l’università. Se attuato il piano non avrà come esito uno stato neoliberale con i poteri ridotti al minimo («così si torna agli anni Trenta» dice il Labour riferendosi alla proposta conservatrice per la spesa pubblica), bensì uno stato più simile al logo delle Olimpiadi di Londra – un abominevole pasticcio.
I ragionamenti saranno anche complessi, ma il messaggio generale è molto chiaro: votate con la testa. Quindi se appartenete a un collegio incerto tra laburisti e conservatori dovete calcolare che in Scozia il Labour sarà decimato. Se vi preoccupa l’equilibrio generale in seno al parlamento di Westminster, avete una buona ragione per votare Labour.
Se siete in un collegio marginale in cui dominano i conservatori e i Libdem, invece, non sprecate il vostro voto scegliendo il Labour. Per tutte le priorità che ho citato è importante che continui a esistere un nucleo di circa 35 parlamentari Liberal democratici in grado di formare una coalizione con il Labour o i Conservatori o di influenzare un governo di minoranza di sinistra o di destra. I Libdem avranno così la forza di far sentire la loro voce in parlamento a tutela delle nostre libertà civili, oggetto di erosione, una problematica nei confronti della quale entrambi i maggiori partiti hanno mostrato cronica indifferenza. E se la vostra circoscrizione è Brighton, Pavilion, votate per Caroline Lucas, anche se siete più vicini al Labour o ai Libdem, perché ci vuole almeno una voce verde in parlamento.
In breve: Il voto inglese deve essere strategico, in modo che il centro liberale regga. Questa volta per centro liberale non si intende solo quello politico ma della Gran Bretagna stessa.