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 2015  maggio 05 Martedì calendario

Tutti i numeri dell’Expo: 500mila i visitatori, 39 euro il costo del biglietto, 14 euro per un piatto di pasta, 115 euro uno di Kaiseki Hana al padiglione giapponese. E poi c’è il primo furto dell’Esposizione: 5 telefonini, un portatile e alcuni portafogli rubati da un inglese di 26 anni senza fissa dimora

Oltre 500mila visitatori nel weekend, 17.900 nuovi follower su twitter, più di 157mila su Facebook, 26mila su Instagram. E undici milioni di biglietti venduti. Ma anche, 39 euro di ingresso, 90 euro circa per i menu stellati e il record di 115 euro al Padiglione Giapponese. Nel primo giorno di vita “reale” dell’Expo, lontana dai picchi di partecipazione legati a inaugurazione, weekend e primo maggio, Milano fa i conti con la manifestazione. Scontrino su scontrino.

GLI INGRESSI
E se gli ingressi superano le aspettative degli organizzatori, ad andare oltre le attese sono pure polemiche e disagi, tra costi alti e servizi non sempre assicurati. Si comincia dal tema, “Nutrire il Pianeta”, che pare stonare con i listini salati di un “pianeta” per pochi. Gli oltre duecento punti dedicati al food, dai truck ai ristoranti, applicano le tariffe cittadine, non proprio economiche. Si va da 14 euro per un piatto di pasta a 22 del pranzo turco, dai 12 euro per una tortilla di patate spagnola ai 45 del menu brasiliano. Fino al record dello scontrino nipponico, rimbalzato sui social network come simbolo dell’Expo degli eccessi, con 5 euro per una bottiglia di acqua e 110 per il tradizionale Kaiseki Hana. Il trend non cambia se si scelgono soluzioni alternative ai ristoranti: baguette a 5 euro, caffè a 1,50. Difficile però pensare di visitare l’Expo e assaggiare solo un panino, anche perché a ingolosire pensano i nomi dei grandi chef, con proposte che oscillano tra 75 e 90 euro. Le spese non riguardano solo il cibo. C’è il biglietto e, prima ancora, ci sono i mezzi pubblici per raggiungere l’area. Così il costo di una giornata, in media, si aggira sui 70 euro, senza degustazioni griffate. E, più ancora, senza avere la possibilità di visitare l’intera esposizione.

I RITARDI
L’Expo, infatti, è aperta ufficialmente ma i suoi lavori non sono, invece, ufficialmente chiusi. In alcune strutture, tra uffici e padiglioni, i cantieri sono ancora aperti. Il risultato è nell’inacessibilità di alcuni piani alti o in aree solo parzialmente visitabili. L’incidente verificatosi il secondo giorno, quando una placca di metallo si è staccata dal padiglione turco, ferendo una donna, non può non preoccupare in relazione alla necessità di affrettare i lavori. In ritardo, anche la novità dei “cluster” che portano allo stesso tavolo Paesi differenti, accomunati da un ingrediente – oggi, il riso – dal caffè alle spezie. Quasi tre/quarti sono pronti, non tutti. E chi ha pagato per la visita in questi giorni, non avrà uno sconto per tornare a cantieri chiusi. Gli operai continuano a lavorare per ultimare le strutture o mascherare gli “incompiuti”. Ma l’inganno, in molti casi, si vede. E si nota, pure in bagni e servizi vari, dalla segnaletica scarsa alle telecamere di sicurezza, non ancora installate in tutte le strutture. Domenica sera, è stato effettuato il primo arresto: un inglese di 26 anni, senza fissa dimora, che aveva rubato un pc portatile, cinque telefonini e alcuni portafogli. Intanto, a nutrire il pianeta, oggi, è il “vivaio” dei giovani imprenditori agricoli, tra start up e biodiversità, protagonisti della prima di sei giornate organizzate dalla Confederazione Italiana Agricoltori. C’è ancora molto da far crescere. Anche all’Expo.