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 2015  maggio 05 Martedì calendario

«La maschera nera? È antismog». Ma i giudici non gli credono e in cinque arrestati per i fatti di Milano restano in carcere. E i pm genovesi chiedono la convalida anche per i francesi fermati: «Sono dei casseurs professionisti»

Dicono tutti di non c’entrare con gli scontri del Primo maggio a Milano, di esservi rimasti coinvolti per caso, di essere vittima di uno scambio di persone da parte dei poliziotti che hanno scritto di averli riconosciuti in flagranza di reato: ma per ora il gip Donatella Banci Buonamici non crede a queste loro versioni, e ieri ha perciò convalidato l’arresto, e disposto la misura cautelare della custodia in carcere, per Anita Garola, Mirko Leone, Davide Pasquale, Heidi Panzetta e Jacopo Piva, tutti accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall’uso di armi improprie, dal lancio di oggetti e dal numero dei partecipanti.
Pasquale, elettricista precario, sostiene di aver raccolto da terra un bullone e di averlo poi lanciato nuovamente sull’asfalto. Panzetta, barista precaria con piccoli precedenti a fine Anni 90, nega di aver brandito un bastone contro la polizia. Piva giura di essere stato scambiato per un altro, spiega di essere andato a manifestare con la fidanzata e due amiche di cui una con le stampelle, nega di aver rovesciato un bidone dell’immondizia in fiamme e di aver lanciato una bottiglia vuota, e la mascherina nello zainetto «serve per proteggermi dall’inquinamento quando vado in bici». Il padre aggiunge che il ragazzo fa il commesso in un negozio di Rozzano: «È vero che da un anno mio figlio ha iniziato a fissarsi con le multinazionali, tutto è iniziato dopo una delusione sentimentale. Io gliel’ho detto che è una lotta contro i mulini a vento. Giovedì ho cercato in tutti i modi di dissuaderlo dal partecipare alla manifestazione, ma non ha voluto sentire ragioni».
La convalida dei cinque arrestati, che già a occhio si intuisce non rappresentassero certo la prima linea dei casseurs soprattutto stranieri ed extralombardi, cambia di poco il focus invece delle indagini del pm Piero Basilone e del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, concentrati con le forze di polizia a studiare nelle prossime settimane la montagna di video e foto degli scontri, in coordinamento con le autorità di altri Paesi, per rintracciare il nocciolo duro dei devastatori.
Più simili a questo identikit sembrano ad esempio i cinque francesi per i quali a Genova il pm Federico Manotti ha chiesto la convalida per resistenza, danneggiamento, lesioni e false generalità, più per il solo 24enne Raemy Hicham Errabia la violazione dell’ordine del prefetto di Torino che lo aveva allontanato dall’Italia dopo che il 5 luglio 2012 era stato fermato a Chiomonte in Val di Susa con un furgone pieno di tute, spranghe, viti, bulloni e maschere antigas.
Un’altra trentina di persone sono indagate a Milano, mentre prima del Primo maggio polizia e carabinieri avevano proposto l’espulsione di 11 persone: 7 su 11 accolte dai giudici civili della sezione immigrazione, 4 no (tre tedeschi e un inglese). Perché no? Un tedesco ha mostrato di avere un biglietto in partenza da Lambrate, e quando il giudice Guido Vannicelli ha sfruttato l’interprete per interpellare subito la fidanzata, costei ha confermato che aspettava in Germania il ragazzo e i suoi amici per la mattina del 30 aprile. L’inglese, invece, uscito da cinque mesi di cella in Svizzera per graffiti non autorizzati, ha rappresentato di essere un writer con sponsorizzazione di una azienda che lo spesa nei suoi tour, e mascherina e bottiglia di alcol non sono parse al giudice parenti di future molotov: così come il giudice non ha ritenuto «mazza da baseball» un souvenir portoghese di 50 centimetri, né univoco il senso di caratteri gotici sulle dita.
A Milano, intanto, in chiave polemica verso i centri sociali, Alfano e Pisapia, mille persone hanno manifestato con Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre l’invito del segretario leghista Matteo Salvini a un presidio di protesta davanti al Comune ha raccolto qualche centinaio di militanti: «Fate fare a me il ministro dell’Interno e poi vediamo se c’è ordine in giro. In uno Stato serio quel corteo non partiva: se hai delle spranghe, ti scarico nel Naviglio».