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 2015  maggio 05 Martedì calendario

Abbiamo una nuova legge elettorale che si chiama Italicum e che è stata approvata in via definitiva ieri dalla camera dei deputati

Abbiamo una nuova legge elettorale che si chiama Italicum e che è stata approvata in via definitiva ieri dalla camera dei deputati.

Quindi se per una qualunque ragione il governo dovesse cadere e fossimo costretti ad elezioni anticipate, andremmo a votare con questo Italicum, maledetto da così tante persone.
No, perché la legge stessa fissa – con un atto mai visto prima – la propria data di entrata in vigore al 1° luglio dell’anno prossimo. Quindi, se il Parlamento si sciogliesse oggi andremmo a votare con la legge fissata dalla Corte costituzionale, cioè il vecchio Porcellum sterilizzato del premio di maggioranza. In pratica un proporzionale puro, corretto dai vari premi di sbarramento (e con i premietti regionali al Senato). Si potrebbe evitare questo con un decreto legge che anticipasse l’entrata in vigore dell’Italicum. Potremmo avere allora l’Italicum per la Camera e il Porcellum sterilizzato per il Senato. C’è poi un altro caso: che al 1° luglio 2016 la riforma del Senato non sia ancora entrata in vigore. La data del 1° luglio 2016 infatti è stata fissata proprio perché l’Italicum regola l’elezione dei deputati e ignora quella dei senatori che, con la riforma, dovrebbero entrare a Palazzo Madama attraverso la porta stretta dell’elezione in consiglio regionale. Che accadrebbe se questa riforma non passasse o non passasse in tempo? La minoranza dem, persino umiliata da Renzi nel voto sulla legge elettorale, si prepara a battaglie che si vogliono epocali a Palazzo Madama, dove i numeri non sono così favorevoli al segretario-premier.  

Mamma mia. E come hanno votato ieri i vari partiti?
L’Italicum è passato apparentemente alla grande: 337 a favore, 4 astenuti, 61 contrari. Però M5S, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, dopo aver chiesto il voto segreto, hanno abbandonato l’aula, il che conferma che la nuova legge elettorale è di parte. I 61 no sono di Sel che è rimasto in aula. Ci sono poi i no dei democratici dissidenti, Civati, Marco Meloni, Enzo Lattuca, Stefano Fassina. La Rosy Bindi, sempre originale, ha detto: «Se le opposizioni usciranno dall’aula, io voterò no. Se invece restano, allora esco io». Tutti costoro si ripromettono di farla pagare a Renzi quando arriverà il momento di votare la riforma costituzionale a Palazzo Madama, cioè, soprattutto, la nuova struttura del Senato. Renzi tenta di rabbonire tutti, offre qualche apertura sul Senato, ha chiamato Cuperlo alla direzione dell’Unità (per ora la risposta è no), ma tira una brutta aria, il premier è parecchio scoperto a sinistra.  

Veniamo all’Italicum.
L’Italicum è un sistema proporzionale puro con uno sbarramento al 3%, cioè per entrare alla Camera bisogna che una lista prenda, su base nazionale, almeno il 3% dei voti. Architettura di cento collegi da 600 mila abitanti ciascuno e liste corte, mediamente di 6 candidati. Capilista bloccati, ossia il nome scritto in cima ad ogni lista, anche se non ha avuto nessuna preferenza, risulta eletto. Ciascun capolista può presentarsi contemporaneamente in più collegi (massimo dieci) decidendo poi lui da quale collegio farsi eleggere e determinando così la promozione degli altri. Per il resto, si possono esprimere fino a due preferenze, e se la prima preferenza va a un maschio la seconda deve andare a una femmina. Se nessuna lista raggiunge il 40% dei consensi, si va al ballottaggio nazionale tra le prime due liste e chi vince prende 327 seggi (su 617), cioè il 53%.  

Bene, si dice che questo sistema elettorale è fascista e Brunetta ha annunciato un referendum.
Il referendum eventuale di Forza Italia è una stranezza, perché i berlusconiani hanno votato sì a questa stessa legge alla Camera. Dubito poi che si possa abrogare per referendum una legge elettorale: si determinerebbe un vuoto legislativo proibito, perché il Paese non può restare neanche un giorno senza un sistema di voto.  

Ma il sistema elettorale approvato ieri è fascista?
Molti pensano che ci siano parecchi profili di incostituzionalità. Per esempio non è prevista una soglia minima di votanti per riscuotere il premio di maggioranza, questo significa che un’elezione macchiata da un alto tasso di assenteismo potrebbe far risultare vincitore un partito con un consenso reale oscillante tra il 20 e il 25% degli elettori. Percentuali che avvicinerebbero questa legge alla celebre legge Acerbo che fece vincere Mussolini. Nella sentenza di riforma del Porcellum, la Corte parlava di «ragionevole soglia minima di voti» per accedere al premio. I capilista bloccati, poi, potrebbero non andar bene con l’articolo 48 della Carta, secondo cui il voto deve essere, fra l’altro, «eguale», cioè il voto di tutti deve avere lo stesso effetto, mentre qui alcuni col loro voto otterrebbero un effetto più forte. Le soglie di sbarramento sono poi forse inutili col premio di maggioranza. Insomma: tutte questioni di cui (forse) sentiremo parlare ancora a lungo.