Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

Per salvare la carta stampata bisogna pagare bene i giornalisti. La ricetta di Michael Ringhier, dell’editore svizzero che non conosce crisi

Un editore che piace ai giornalisti. Mentre tutti, o quasi, riducono le redazioni, e tagliano stipendi e compensi per i collaboratori, lo svizzero Michael Ringier sostiene che per salvare la carta stampata bisogna difendere i giornalisti. Ringier, 66 anni, ha rilasciato un’intervista alla Aargauer Zeitung, che ha avuto grande eco in Germania: «Warum Journalisten gut bezahlt werden sollten», perché i giornalisti dovrebbero essere ben pagati, è il titolo controcorrente.
Internet, aggiunge, è un Super-Gau, paragonabile a un disastro nucleare. Sull’online ci si informa ma non si legge, sostiene Ringier. Il futuro della carta stampata è affidato agli approfondimenti, ai reportages, ad articoli lunghi e ben scritti. Come fanno i giornalisti a lavorare bene se non sono anche ben pagati?
«Dobbiamo stare attenti alle paghe», dichiara l’editore, «è sbagliato pagare poco gli insegnanti. Ed è un errore pagare poco i giornalisti. Perché svolgono un compito importante e di grande responsabilità». La pressione sui salari nel settore della stampa è enorme: «Negli ultimi anni io non ho mai tagliato un budget. Sarebbe stata la strada sbagliata. Perché le redazioni sono il cuore della nostra attività».
Il gruppo Ringier è da sempre un’impresa di famiglia, e la data di nascita risale al 1830. Una lunga storia. Della società fanno parte 120 testate, che escono in una dozzina di paesi. L’ammiraglia è la popolare Blick, simile alla tedesca Bild Zeitung, con quasi 180 mila copie giornaliere, non poco per la Confederazione elvetica. La Ringier ha 7.427 dipendenti, e un bilancio di oltre 1 miliardo di franchi svizzeri. Dal 2006, Ringier ha chiamato a collaborare come consigliere l’ex cancelliere Gerhard Schröder. Difende la professione giornalistica, perché conosce bene il loro lavoro: secondo le tradizioni di famiglia, da giovane ha cominciato a impratichirsi, cominciando da semplice cronista, ma non in un giornale del gruppo: ha preferito emigrare in Germania e farsi assumere dalla Münchner Zeitung per poi passare alla Bauer Verlag ad Amburgo, e scrivere per il settore economico del settimanale Stern.
«So di che cosa parlo», può affermare senza timore di venire smentito. Nell’intervista prende le distanze da internet: «Sta creando sempre più preoccupazioni e problemi. Veniamo di continuo spiati e manipolati. Perché se leggo un giornale online appare subito la pubblicità di un campo di golf? Perché sono stato schedato e sanno qual è il mio hobby. L’online è un mercato che viene truccato da grandi società che possono ricavarne grande profitto a scapito dei concorrenti più modesti. Ma è una bolla che può esplodere da un momento all’altro. Non se ne può più fare a meno, ma va regolato. Io voglio essere governato da una società basata sul diritto e non da un algoritmo».
Difendere la carta stampata è un dovere sociale che va oltre gli interessi immediati degli editori, e per salvare il giornalismo bisogna tutelare i giornalisti. Sembra evidente, ma si preferisce tagliare i compensi, la qualità diminuisce, e si accelera la crisi.