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 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

Wimbledon, nel paradiso dei divieti. Dalle suole arancioni ai bastoni per i selfie. La grande morale british per piccoli provinciali

Giunge  da Londra la notizia che a Wimbledon verranno quest’anno proibiti i selfie-stick, i lunghi bastoni in cima ai quali si inalbera lo smartphone per immortalarsi, almeno momentaneamente. Chissà perché li avranno proibiti? Per evitare delle risse che, nei sacri recinti, mai si sono verificate? Simile notizia mi fa pensare alla Morale dell’antico (1870) All England Lawn Tennis and Croquet Club, nel quale si tenne il primo Championship (1877), che ora, secondo noi catecumeni, farebbe parte del cosiddetto Grand Slam, in fondo invenzione americana, cioè di un paese tuttora ritenuto piuttosto provinciale da un vero English.Tutto ciò mi fa ricordare i vari divieti di Wimbledon, che sono divieti soltanto per chi, come voi e me, sia dopotutto un provinciale, sempre per i veri English. A Wimbledon, negli Anni Sessanta, chiesi di essere ammesso come Member (socio), già che mi ci invitava spesso a giocare il mio excollega tennista John Barrett, cronista dell’Economist. Mi chiesero le referenze, e le illustrai. Avevo una bella casa con giardino in Holland Park, ero stato ammesso due volte agli Championship, ero in grado di mostrare una fedina penale immacolata. Dopo che mi fu comunicata, privatamente, una riserva, aggiunsi di essere di sangue blu, il Marchese Clerici, come mi aveva nominato Gianni Brera, uso a distribuire titoli ai suoi seguaci. Ma nemmeno quel titolo nobiliare valse a farmi accettare, e continuai quindi a servirmi degli inviti di John Barrett, oggi uno dei due scribi europei ammessi nella Hall of Fame da quei provinciali degli Americani.Per essere accolti nello All England and Croquet Club bisogna essere o parenti della Regina, o quantomeno del Duca di Kent, il Chairman onorario, o aver vinto il singolare, o aver trascorso una decina d’anni nel ruolo di Honorary Steward, uno di quei bei signori in blazer blu e cravatta verdeviola, che assumono, gratuitamente, il ruolo di controllori durante gli Championships. Le regole, come si vede, sono severe, e tra queste sottolineerò l’acquisto dei biglietti con sorteggio entro il febbraio precedente le gare, gli abiti dei tennisti, sempre candidi e privi di ogni accenno pubblicitario, così come i campi, delimitati da teloni di purissimo verde. Qualcosa di ciò non doveva esser noto nemmeno a un provinciale quale Federer, che l’anno passato si vide costretto a cambiare le scarpe, bianche sì, ma dotate di una suola color arancione. Arancione, avete capito l’infrazione?Anni fa, durante un giro insieme al Chairman di allora, Buzzer Hadingham, gli accennai alle intenzioni australiane di ricoprire i campi, spesso madidi di pioggia, con un tetto. «Un tetto sui campi? Non lo faremo mai. Noi siamo inglesi» mi rispose quel Gentleman. Infatti ora il Centre Court possiede il suo bravo tetto. A quando le suole arancioni?