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 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

Carpi, ormai è roba da Serie A. Alla faccia di Lotito, con un budget da 100mila euro la squadra emiliana per la prima volta nella sua storia giocherà nella massima serie. È festa grande

I nipotini di Dorando Pietri sono arrivati in fondo, gli ultimi passi sono stati lenti e dolcissimi, e stavolta non c’era nessun giudice caritatevole ad accompagnarli pericolosamente al traguardo, anzi, qualcuno li avrebbe volentieri sgambettati. La storica promozione del Carpi, settantamila cuori arrivati in A nel giro di sei anni, avrà mandato di traverso la cena ai padroni del pallone. “Alla faccia di Lotito”, recitava appunto un lenzuolo in curva: l’impresa è diventata nazional-popolare a febbraio, quando il Lotito-gate ha svelato che alle big non piace un paradiso aperto agli operai. «Tutta l’Italia ha tifato per noi», sorridono i ragazzoni stagionati dei Panthers, mentre i Guidati dal lambrusco e le magliette “Il Carpi solo a Carpi” rivendicano il diritto a restare nel minuscolo Cabassi. Insufficiente già per la B, ma pronto al restyling per evitare l’esodo a Parma (lontana) e Modena (rivale). “Grazie società, un ultimo miracolo: giochiamol-A qua”.
In una sera tempestosa squarciata da fulmini biblici, alla squadra del patron Bonacini è bastato un pareggino col Bari per chiudere i conti, blindati anche dalla rassicurante sconfitta del Vicenza a Brescia. Alle 22.23, al fischio di Pairetto, l’altoparlante ha mandato i Queen, We are the champions, ragazzi, mentre Castori sbucava con la maglia numero 9, come i campionati che ha vinto partendo dalla terza categoria, e poi finiva portato a spalla come il messia: «Nessuno dei miei giocatori ha un passato importante ma avrà un futuro di altissimo livello». Il presidente Claudio Caliumi annuncia il rinnovo del contratto del tecnico: «Castori resta con noi in serie A, società e Comune ora proveranno a giocare al Cabassi».
In barba alla scaramanzia e al destino interrotto del concittadino maratoneta, Carpi si era colorata dal mattino, ingolfata da ambulanti giunti pure da Caltanissetta, un megapalco in piazza dei Martiri, davanti al Duomo e al Castello ancora transennati, ferite aperte dal sisma di tre anni fa. Nel successo di una rosa da centomila euro c’è l’orgoglio di chi si è risollevato: lo spiega Cisco, al secolo Stefano Bellotti, ex cantante dei Modena City Ramblers e ora solista: «La A è un tributo alla gente sopravvissuta ad anni duri. Prima la crisi della maglieria, poi il terremoto. Noi carpigiani sembriamo un po’ snob, in realtà siamo operosi, schietti, generosi, pronti a rimboccarci le maniche. La Bassa Modenese si è rialzata dal sisma con la stessa forza con cui aveva reagito alla concorrenza cinese creando nuovi brand famosi in tutto il mondo. Creatività, coraggio di reiventarsi: questo siamo. Dicono che resteremo in A cinque minuti, io non credo. E sarà meraviglioso andare a San Siro e allo Stadium. Rido di gusto pensando alla Lazio di Lotito che verrà da noi. Nei bar, se si parla di calcio, c’è sempre qualcuno che spara una minchiata. Ma un consigliere federale certe cose non dovrebbe neppure pensarle».
L’oro di Carpi è anche Gregorio Paltrinieri, certezza del nuoto azzurro, avvistato al Cabassi di recente. «Mi vengono i brividi, mamma mia – dice Gregorio –. Sono queste storie a racchiudere lo spirito del calcio, a far sognare la gente. È bello che i risultati non siano legati a fattori economici ma alla grande organizzazione e a una grandissima forza di volontà. Quello che ha fatto il Carpi ha qualcosa di romantico: siamo gente che conosce la parola sacrificio, un attaccamento speciale e genuino alla nostra terra ci insegna a non arrenderci alle difficoltà e a ottenere ciò che vogliamo un passo alla volta, attraverso il lavoro. Una storia come questa può arricchire di fascino una serie A che sta perdendo un po’ l’amore della gente per la paura di incidenti o per i costi troppo elevati».
Fino a ieri, il Carpi aveva un centinaio di fedelissimi veri, ognuno in città tifava per una “grande”. «Adesso cambia tutto – di nuovo Cisco – dobbiamo confrontarci tutti con i grandi dubbi del cuore. Io da piccolo seguivo il Bologna con mio padre, un mio amico capo ultrà del Cabassi è milanista. Farò l’abbonamento al Carpi, magari porterò anche mio figlio Ettore, sette anni: provo a difendere ai suoi occhi la bellezza e la dignità del calcio. L’altro giorno mi ha chiesto come avesse fatto il Parma a vincere con la Juve, gli ho detto che il pallone regala queste pagine incredibili». E poi, nel cuore della festa, sono spuntati due ragazzi con un altro telegramma su due aste: “Lotito stai sereno, è solo un sogno carpigiano”.