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 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

Quei 50 dipendenti dell’Atm che vogliono sabotare Expo. Hanno paralizzato Milano a due giorni dall’inaugurazione per protestare contro straordinari e turni duri. E dire che un macchinista di linea 1, grazie all’evento, rischia di portarsi a casa per sei mesi 1.209 euro lordi in più. Forse speravano in premi più alti

In 50 sono riusciti a paralizzare Milano a due giorni dall’apertura di Expo. Questa è la triste realtà dei numeri. Gli iscritti alla Confederazione unitaria di base, o Cub, che hanno organizzato lo sciopero delle metropolitane e dei mezzi pubblici il 28 aprile sono soltanto 50, forse 60, su 9mila dipendenti dell’Atm. Eppure, facendo leva sul malcontento generale e sul presunto accordo ricatto presentato dall’azienda milanese dei trasporti pubblici ai lavoratori in vista dei sei mesi di Expo, sono riusciti a mandare in tilt il traffico e a rallentare il lavoro di centinaia di migliaia di persone. Ma non basta. Visto che l’azione di protesta è andata così bene, il Cub ha deciso di indirne un altro per il 15 maggio. Imbarazzato il segretario della Filt Cgil, Stefano Malorgio: «Cgil, Cisl e Uil sanno che non possono assumersi l’onere di uno sciopero nel periodo di Expo, ma siamo in un campo che pullula di piccole sigle che si permettono qualsiasi cosa. Non si scherzi con il fuoco, però». La tensione, anche tra le sigle sindacali, è alle stelle. Cub cavalca la rabbia dei lavoratori che speravano in premi più alti per lavorare con turni straordinari nel periodo di Expo. L’accordo siglato da Cigl, Cisl, Uil, Ugl Cisal, Sama e Orsa con l’azienda, però, non è affatto vessatorio. Sono numerose le formule premianti per chi lavorerà durante Expo. Per esempio si parla di una quota tra 270 e 180 euro lordi semestrale per il disagio di Expo; la messa a disposizione dell’azienda dei mancati riposi settimanali (Sco, in gergo), inoltre, porterà nelle tasche di macchinisti e conducenti 90 euro per sei Sco effettivamente spostati, una maggiorazione del 40% della paga giornaliera nei giorni di Sco; 30 euro di gettone sono stati previsti per il fatto di lavorare il primo maggio con turni più lunghi del solito; infine ci sono 150 euro una tantum per il disagio ferie, 25 euro al mese di anticipo per il Ccnl, una maggiorazione del 20% per gli straordinari, e pure un premio di presenza di 150 euro. Un macchinista di linea 1, i meglio retribuiti, rischia di portarsi a casa per sei mesi 1209 euro lordi in più. Il risultato delle tensioni interne tra azienda e lavoratori e sindacati è che ieri, fin dal mattino, la città che sarà capitale dell’alimentazione fino al 31 ottobre prossimo è entrata nel panico. Dalle 8.45 alle 15 le quattro linee della metropolitana sono rimaste ferme: cancelli sbarrati, corse sospese e annunci al limite del comico dell’Atm tramite Twitter dove si rassicuravano i passeggeri che l’incubo sarebbe terminato dopo le 15. La ripresa è stata lenta, e l’assalto clamoroso. Centinaia di persone pigiate per tentare un normale spostamento. Poi la sorte ha voluto che nel pomeriggio (anche una volta terminato lo sciopero) la linea Gialla sia rimasta comunque ferma a causa di un tentato suicidio. La tragica ciliegina sulla torta. Il Comune, per tentare di alleviare il malumore di milanesi e lavoratori, ha sospeso l’Area C, la tassa da 5 euro per accedere al centro di Milano. Non è bastato: i taxi sono stati presi d’assalto, per non parlare delle macchinette del car sharing (che a Milano conta ben 4 gestori) e del tanto odiato (dalle auto bianco) servizio di auto noleggio Uber. I racconti più veri sono quelli sui social network, su cui i milanesi hanno potuto riversare la loro rabbia e il loro stupore. Come il giovane in partenza da via Paolo Sarpi (la Chinatown meneghina) che ha tentato varie stazioni del servizio di noleggio bici del Comune, tutte rotte, e allora ha camminato fino a Sant’Ambrogio ripromettendosi di non parlare mai più bene dei mezzi e dell’Atm. Oppure la giovane pendolare, con treno Trenord in ritardo, che si è trovata l’accesso ai metrò sbarrati per pochissimi minuti. Non sono mancate le battute, al limite del cinico, come quella sul tentato suicidio sulla linea 3: «E che poteva fare di più? Un po’ di comprensione». Molto diffuso, tra i fruitori dei mezzi, anche lo sgomento sull’opportunità politica di uno sciopero così a ridosso di Expo. «Che figura ci fa l’Italia?». C’è anche chi ha proposto – come il consigliere comunale Matteo Forte – di precettare i crumiri. «Per la Cassazione si può» afferma. Per il collega della Lega, Igor Iezzi, la colpa è del presidente di Atm: «Questo sciopero dimostra che il presidente Rota non ha minimamente il polso dell’azienda». La verità è che Milano, e con lei le istituzioni più importanti – dal Comune al governo (rappresentanti dal Prefetto e della Questura) – ma anche organismi illustri come il Teatro alla Scala, sono sotto scacco da mesi da parte dei sindacati più estremisti con la scusa di Expo. Alla Scala, per esempio, il nuovo sovrintendente ha dovuto trattare per mesi con gli iscritti alla Cgil per la partecipazione al concerto di inaugurazione della stagione straordinaria di Expo previsto il primo maggio (giorno della festa dei lavoratori). Alla fine il concerto si farà, con il 600% di paga in più per ogni orchestrale. Stesso discorso per i “ghisa”: i vigili hanno incassato dal Comune un’indennità da 3mila euro lordi per chi accetta di limitare le ferie. Gli ultimi tram liberi presi d’assalto dalla gente esasperata. Le chilometriche file per prendere un taxi