Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

Tsipras minaccia il referendum sulla permanenza nell’euro. Il primo ministro ha spiegato in tv il “commissariamento” di Varoufakis dal negoziato con la troika ribadendo, però, che non accetterà uno stravolgimento delle politiche anti-austerità: «In tal caso consulteremo i cittadini. Ha fatto sapere anche che spera in un’intesa entro la prossima settimana, che esclude il default e che Atene conta su quei 3-5 miliardi russi per il Turkish Stream. Intanto il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem gli ricorda che «non ce la può fare senza aiuti»

«Andremo al referendum popolare se le condizioni dei creditori saranno dure». Con queste parole che rieccheggiano la proposta shock, poi bocciata dalla Ue, dell’ex premier greco Giorgios Papandreou, il primo ministro Alexis Tsipras ha spiegato in tv il “commissariamento” del ministro Varoufakis dal negoziato con la troika ribadendo, però, che non accetterà uno stravolgimento delle politiche anti-austerità con cui ha vinto le elezioni il 25 gennaio scorso. Un referendum che diventerebbe inevitabilmente una consultazione popolare sulla permanenza di Atene nell’euro. Un evento visto come fumo negli occhi da Bruxelles che lo vede come una forma di ricatto.
«Le trattative le fanno le idee e non gli uomini», ha proseguito Tsipras cercando di spiegare che la linea politica non cambia. Lo stallo delle ultime settimane, ha però ammesso il premier in versione realpolitik, «sta spingendo il paese nella recessione».
Oggi ricominceranno i negoziati con il Brussels Group con la nuova squadra greca al debutto mentre Tispras spera nell’intesa «al più tardi entro la fine della prossima settimana, termine ultimo il 9 maggio». Il premier ha escluso il default e ha sottolineato come la priorità del governo di Syriza sia pagare stipendi e pensioni e ridurre la morsa dell’austerità dopo cinque anni di sacrifici.
Alla domanda su quali siano le opzioni se non si arriverà a un accordo, Tsipras ha escluso elezioni anticipate ma ha aggiunto che «se la soluzione va oltre il nostro mandato, non avrò il diritto di violarlo, quindi dovrà essere approvata dai cittadini», ha spiegato. «Ma sono certo – ha aggiunto – che non arriveremo a questo punto. Malgrado le difficoltà, la possibilità di vincere nei negoziati è ampia».
Tsipras ha anche detto che la Grecia è nella fase finale dei negoziati malgrado le distanze su temi chiave come la riforma del lavoro, il taglio delle pensioni e l’abolizione dell’Iva agevolata per le isole.
Il primo ministro ha precisato che la messa sul mercato degli asset pubblici fa parte delle concessioni offerte ai creditori, compresa la vendita del porto del Pireo a cui tengono i cinesi e l’affitto di 14 aeroporti regionali a cui puntano i tedeschi.
Inoltre Atene spera di ricevere dai 3 ai 5 miliardi di pre-pagamenti per futuri utili per i diritti di transito se raggiungerà un un accordo con la Russia sul progetto per il gasdotto Turkish Stream che potrebbe essere prolungato fino in territorio ellenico e da lì risalire i Balcani fino all’Austria. Progetto non gradito da Bruxelles che lo giudica un tentativo russo di indebolire il fronte delle sanzioni europee a Mosca per la crisi ucraina.
«La Grecia prenda atto della realtà, non ce la può fare senza aiuti» e «il tempo per trovare un’intesa sta trascorrendo», ha ribadito il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. Tsipras nel suo discorso se l’è presa anche con Mario Draghi, accusandolo di aver ridotto la possibilità degli istituti di credito greci di finanziarsi presso la Bce. Tsipras si è lamentato anche che il tetto dei Tbills è stato ridotto a 9 miliardi di euro contro i 15 «normali».
Varoufakis ieri ha annunciato che sta considerando una tassazione del 15% per chi accetterà di riportare volontariamente in patria il denaro oggi all’estero. Gran parte del denaro depositato all’estero si trova in conti in Svizzera. Secondo l’esperto fiscale Friedrich Schneider, dell’università austriaca di Linz, nel Paese alpino vi sono depositi di cittadini greci per circa 80 miliardi di euro.
Sul depotenziamento del ministro Varoufakis è intervenuto anche l’ex presidente della Commissione Ue, Romano Prodi. «Varoufakis – ha detto a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24 – non è un dilettante perditempo. Però è stato una grande delusione, invece di stare ad Atene con il cacciavite, a fare i conti, lui andava in giro per il mondo a fare il divo. E a Bruxelles si sono irritati in un modo che lei non immagina neanche. Tensioni terribili».