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 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

Nepal, India e Cina fanno a gare a chi offre di più. Anche in questa tragica occasione le rivalità geopolitiche e gli equilibri diplomatici giocano un ruolo significativo: Pechino parla 3,3 milioni di dollari, ha inviato 170 soldati, personale medico e di emergenza, mentre l’India ha sul posto elicotteri e aerei, tonnellate d’acqua, medicinali e cibo, circa 300 uomini per l’assistenza immediata, e ha promesso donazioni in denaro che aumentano di giorno in giorno

Malgrado le inefficienze logistiche, ulteriormente peggiorate per il terremoto, in Nepal cominciano ad arrivare gli aiuti da tutto il mondo. Ma anche in questa tragica occasione le rivalità geopolitiche e gli equilibri diplomatici giocano un ruolo significativo. E così Cina e India fanno a gara a chi offre di più, e più in fretta. Pechino ha promesso 3,3 milioni di dollari, ha inviato 170 soldati, personale medico e di emergenza, mentre l’India ha sul posto elicotteri e aerei, tonnellate d’acqua, medicinali e cibo, circa 300 uomini per l’assistenza immediata, e ha promesso donazioni in denaro che aumentano di giorno in giorno. 
Per entrambi i Paesi è in gioco una relazione strategica. Per l’India, fortemente irritata dalla crescente presenza cinese nella sua sfera d’influenza, il Nepal è un alleato storico. Decisamente più recenti invece le relazioni stabilite da Pechino con il tetto del mondo all’interno del suo programma espansionistico. 
La delicata relazione indo-nepalese non potrà che beneficiare della commozione che New Delhi sta dimostrando nei confronti della tragedia nepalese. L’aiuto cinese, rapido e generoso, mostra invece di non essere sempre privo di risvolti complessi. Kathmandu, per esempio, oggi bisognosa di tutto, per non innervosire Pechino ha rifiutato l’aiuto di Taiwan – un’isola sismica, ben preparata a dare assistenza in casi simili – che aveva già pronte squadre di soccorritori, viveri e contante. Una possibile visibilità diplomatica taiwanese avrebbe infatti scontentato la Cina, che sostiene di avere sovranità su Taipei. 
E mentre il numero delle vittime cresce, non sarà possibile contare quanti sono i rifugiati tibetani morti. Pechino da anni fa pressioni sul governo del Nepal affinché non accetti rifugiati in fuga dall’altipiano, e il Paese ha smesso di fornire loro i documenti. La sovranità cinese è salva. I rifugiati sotto le macerie non avranno nemmeno un nome.