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 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

Toya Graham, la madre di Baltimora che, tra schiaffone e l’altro, richiama all’ordine il figlio ribelle che protestava in strada: «Sono rimasta scioccata, arrabbiata, perché una madre non vorrebbe mai vedere il suo ragazzo coinvolto in certe situazioni. Io tutti i giorni cerco di fargli da scudo, di difenderlo, ma non posso farlo per tutta la vita». Storia di un ragazzo che riconosce alla mamma quell’autorità che nega alle istituzioni

la Repubblica
«È il mio unico figlio maschio. E alla fine della giornata non voglio che diventi un altro Freddie Gray»: così parla, in un’intervista esclusiva a Cbs News, Toya Graham, la mamma di Baltimora che in poche ore è diventata famosa in tutto il mondo grazie alle immagini televisive che la vedono redarguire duramente e animosamente il figlio, usando pure le mani, dopo averlo visto tirare le pietre contro la polizia: «L’ho visto lì. E in quei momenti, si sa, non pensi certo al fatto che ci sono le macchine fotografiche o le telecamere che ti riprendono. Pensi solo al tuo bambino». E così non ci ha pensato un secondo di più a scaraventarsi in soccorso del figlio Michael, 16 anni, che cercava di nascondersi dietro il cappuccio di una felpa e una maschera: «Sono rimasta scioccata, arrabbiata, perché una madre non vorrebbe mai vedere il suo ragazzo coinvolto in certe situazioni. Io tutti i giorni cerco di fargli da scudo, di difenderlo, ma non posso farlo per tutta la vita». A questo punto la signora Graham spera che tutto questo sia servito a qualcosa: «Mi auguro che Michael vedendo quello che è successo capisca la gravità e la pericolosità delle sue azioni dell’altro giorno. Ma allo stesso tempo avrei voluto che anche altri genitori si fossero presi carico dei propri figli visto quanto stava accadendo».
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La Stampa
Non si sa se essere più affascinati o turbati dal video di questa donna di Baltimora che prende a ceffoni il figlio vestito da guerriero Ninja per riportarlo sulla retta via, quella di casa. Il ragazzetto era andato ai funerali dell’ennesimo nero finito sotto le grinfie della polizia. La cerimonia si è subito trasformata in un’occasione di rivolta. Anche il fanciullo col cappuccio in testa ha inveito e tirato sassi. Finché alle sue spalle si è stagliata la figura inconfondibile della Grande Madre, protettrice della cucciolata e tutrice dell’ordine costituito: il suo.
Il timore che il suo bambino si stesse ficcando nei guai l’ha indotta a raggiungere il luogo dei tafferugli e a intervenire con metodi spicci ma persuasivi per riportare la pace sociale. «Vieni subito via di lì!» gli ha intimato, nell’intervallo tra uno schiaffone e l’altro. Il ribelle, che di fronte ai poliziotti sembrava un leone, al cospetto della donna si è rimesso a cuccia, riconoscendole quell’autorità che nega alle istituzioni di uno Stato sentito come un nemico. Dietro le mani a badile della madre, invece, avverte in qualche modo la presenza dell’amore. Forse non è così facile da accettare, ma non è così difficile da capire.
Massimo Gramellini