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 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

Della Valle lancia Noi Italiani: «Non è un partito politico, ma un’associazione che deve stimolare quanti hanno voglia di fare il bene del Paese»

«Non è un partito politico, ma un’associazione che deve stimolare quanti hanno voglia di fare il bene del Paese». Diego Della Valle ha anticipato così ieri a Milano «Noi italiani», il progetto che prenderà forma compiuta entro qualche mese, e che sarà destinato a svolgere un ruolo attivo nel non profit con interventi nel sociale, coinvolgendo «tutti quanti vogliano partecipare», a cominciare «dagli imprenditori». Della Valle ha scelto come cornice la mostra che raccoglie al Pac 300 opere del fotografo inglese David Bailey, sponsorizzata da Tod’s come «omaggio alla Milano dell’Expo». E ha selezionato un parterre che comprendeva fra gli altri il sindaco Giuliano Pisapia, imprenditori come i Moratti, esponenti della finanza come il numero uno di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi, il banchiere Gerardo Braggiotti, il fondatore di Clessidra Claudio Sposito, e poi Inge Feltrinelli, Giuliano Adreani di Mediaset, Adriano Galliani, Claudio Calabi, il sovrintendente alla Scala Alexander Pereira, il rettore della Bocconi Andrea Sironi. 
Una «discesa in campo»? Il patron della Tod’s respinge sorridendo la definizione «berlusconiana» anche perché, sottolinea più volte, «non è un’iniziativa politica». «Secondo le prime idee avrebbe dovuto chiamarsi “Competitività e solidarietà”», ma poi è stato scelto un «brand» più immediato e semplice. Non è stato ancora deciso se sarà un’associazione o una fondazione: «Faremo ciò che renderà più veloce passare al fare. Di questo ha bisogno il Paese». «È un incitamento ad amici e colleghi a mettersi a disposizione. Mi auguro di trascinarmi dietro tanti imprenditori e anche tanta gente» per «agire dove c’è bisogno», ha aggiunto indicando come aree di intervento «salute, sicurezza, lavoro e istruzione». 
L’imprenditore della Tod’s non ha poi risparmiato critiche ai politici. Da un lato norme di «rilievo assoluto», come la legge elettorale «bisogna condividerle anche se è faticoso». Dall’altro «se alcuni politici sono pronti ad accettare di tutto pur di rimanere aggrappati alla poltrona siamo messi male».