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 2015  aprile 29 Mercoledì calendario

Rinvio a giudizio per 56 consiglieri. Tutti con l’accusa di peculato: «La politica non si fa al bar o al ristorante, o magari in qualche montagna o al mare. Si fa nelle sedi istituzionali». Le spese pazze portano in tribunale anche Minetti e il Bossi jr, il Trota

Da una parte le spese per la politica istituzionale, dall’altra quelle per la politica personale. Le prime sono consentite, le altre portano al rinvio a giudizio per peculato di 56 consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione della Lombardia, eletti nelle due legislature precedenti alla attuale, per rimborsi ottenuti tra il 2008 e il 2011. 
Per la quasi totalità si tratta di spese al ristorante o al bar, anche se ci sono addirittura pagamenti per le gomme dell’auto, la spesa al macellaio, telefonini, tablet e tv. A tirare la linea di demarcazione è il gup Fabrizio D’Arcangelo anche in base alle leggi regionali sulle spese di rappresentanza e i compensi dei consiglieri. Molti imputati, infatti, avevano detto di aver pagato pranzi e cene per l’attività politica, per incontrare amministratori locali ed elettori. «La politica non si fa al bar o al ristorante, o magari in qualche montagna o al mare. Si fa nelle sedi istituzionali» avevano risposto i pm Antonio D’Alessio e Paolo Filippini. Dopo aver esaminato ogni singola voce di rimborso, il gup D’Arcangelo ha anche condannato (pena sospesa) con rito abbreviato Carlo Spreafico (Pd) e Alberto Bonetti Baroggi (Pdl) a due anni, a 18 mesi Angelo Costanzo (Pd). Assolto Guido Galperti, ora deputato Pd, e prosciolti gli ex assessori Gianni Rossoni (Pdl) e Mario Scotti Udc) e l’ex capogruppo Carlo Porcari (Pd), per i quali è stato chiesto il giudizio fuori termine dopo che erano stati archiviati come consiglieri. Processo, tra gli altri, anche per Renzo Bossi, il «Trota» figlio del Senatùr Umberto, che ha ricevuto 15.757,21 euro. Sul banco degli imputati ci sarà pure Nicole Minetti, la consigliera Pdl condannata a tre anni nel processo d’appello Ruby bis. Accusa di truffa, invece, per l’ex assessore ed ex presidente leghista del Consiglio regionale Davide Boni, che si vide rimborsare 27 mila euro per spese di viaggio cui non avrebbe avuto diritto, e Stefano Galli, stesso partito, per una consulenza da 196 mila euro al genero.