Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 28 Martedì calendario

Michele Riondino e il Primo Maggio tarantino. Sul palco del contro concerto pugliese saliranno tra gli altri Caparezza, Subsonica, Mannarino, Roy Paci e Travaglio che parlerà dell’Ilva

Il palco, per il Primo Maggio a Taranto, è pronto. Il “contro concerto” pugliese ci sarà e potrà contare su artisti come Caparezza, Subsonica, Mannarino, Roy Paci. Solo per citare qualche nome. Ma a Taranto si parlerà anche di legalità e ambiente. Con le testimonianze di chi vive e racconta realtà come la Terra dei Fuochi o le trivellazioni in Basilicata. Sul palco anche il direttore del Fatto, Marco Travaglio, che spiegherà la storia dei decreti “salva-Ilva”. Negli occhi degli organizzatori l’orgoglio di avercela fatta solo grazie all’autofinanziamento e alla partecipazione gratuita degli artisti. Il primo a marcare la distanza, politica, tra Roma e Taranto, è l’attore e ideatore del concerto tarantino, Michele Riondino.
Perché la vera festa del Primo Maggio è a Taranto e non a Roma?
Non ho nulla contro piazza San Giovanni, ma sono eventi diversi. La nostra è una manifestazione libera, senza padroni. Ci è stato chiesto un gemellaggio, ma ho declinato l’invito. Come facciamo a collaborare con una manifestazione che ha tra gli sponsor l’Eni? Avete presente Tempa Rossa? L’Eni, con questo progetto, vorrebbe stoccare il petrolio della Basilicata a Taranto, come se qui di inquinamento non ne avessimo abbastanza. Vorrei chiedere ai sindacati, com’è possibile accettare questa sponsorizzazione?
Con Cgil, Cisl e Uil lo scontro è netto. Ma cosa pensa di Maurizio Landini, segretario della Fiom e della sua Coalizione sociale?
Non ho potuto partecipare di persona alla presentazione di Coalizione sociale, ma so che quel palco ha ancora una volta ignorato la questione tarantina. Non parlo solo di operai che perdono il posto di lavoro, parlo di cittadini, di esseri umani. Landini, come tutti, potrà fare tanti bei proclami, ma noi siamo assetati di risposte concrete. Se volesse davvero dare un segnale forte, dovrebbe trasferirsi a Taranto e la Fiom dovrebbe avere qui la sede nazionale.
L’ultimo decreto salva-Ilva dovrebbe risanare l’azienda e bonificare il territorio. Renzi “parla di speranza per Taranto”.
Una bellissima favola. Io questo decreto lo chiamo “Ammazza-Taranto”. Perché i soldi previsti in realtà non ci sono, così come non sono riusciti a recuperare quelli dei Riva bloccati all’estero. Gli impianti continuano a inquinare e le bonifiche promesse dal governo sono bastano. Nel quartiere Tamburi, ancora oggi, i bambini non possono giocare nei parchi. Di che speranza parliamo?
Sembra che nessun politico voglia risolvere la questione tarantina. Perché?
Come possono risolverla se fino a ieri i Riva hanno finanziato le campagne elettorali, da destra a sinistra, per ottenere tutti i vantaggi possibili? Sono tutti coinvolti.
Anche il governatore pugliese Nichi Vendola è stato implicato nelle inchieste sul siderurgico. Da tarantino come ha preso la notizia?
Negli occhi di ogni tarantino c’è un’immagine: Dario Stèfano, Fabio Riva e Nichi Vendola, seduti allo stesso tavolo a elogiare i progetti e le cose buone fatte dai Riva. Poi la telefonata con Archinà (portavoce della famiglia Riva, ndr). Quando l’ho sentita mi è crollato tutto. È una delusione che brucia ancora.
Avete invitato sia Renzi che il ministro dell’Ambiente Galletti. Il secondo ha declinato l’invito, il primo non ha ancora risposto.
Renzi non risponde mai. Non ha voluto rispondere ai pediatri che avevano chiesto di incontrarlo durante la sua visita a Taranto, non ha incontrato il nostro comitato (Cittadini e lavoratori liberi e pensanti, ndr). Quando è in difficoltà, Renzi non risponde.
Oggi il concerto che ha ideato tre anni fa sembra quasi più importante di quello di Roma. Si aspettava tanto successo?
Ricordo perfettamente il primo concerto. Alle 15 eravamo così pochi che temevo il flop. Poi lentamente il pubblico si è fatto più numeroso e quando è salito sul palco Elio Germano è stato un delirio. Nel backstage c’erano musicisti commossi, piangevamo di gioia. Se ci penso ho ancora i brividi.
Lei è figlio di un operaio dell’Ilva. Come ha vissuto il lavoro di suo padre?
Ho sempre considerato il lavoro di mio padre non solo bellissimo, ma anche l’unico possibile. Un lavoro gratificante, che ci ha permesso di condurre una vita agiata. Ho iniziato a capire cosa fosse davvero l’Ilva dopo lo scandalo Laf, uno dei primi esempi di mobbing e poi quando sono saltate fuori le notizie sull’inquinamento. Ero adolescente quando ho cominciato a protestare e continuerò a farlo.