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 2015  aprile 24 Venerdì calendario

Troppe liti per Renzi “il bullo”: contro Palazzo Chigi 800 cause. La cifra non riguarda solo il premier, ma con lui sono aumentate le spese per arbitrati e risarcimenti. Ultime tre sentenze: oltre 500mila euro di indennizzo a tre dirigenti

Conoscendo il suo carattere fumino, Matteo Renzi era stato previdente. Come rivelato da Libero due giorni fa, il premier italiano avendo dato un’occhiata al bilancio di Palazzo Chigi, l’occhio gli era caduto su una voce: “somme occorrenti per il contenzioso nei rapporti di lavoro del personale della presidenza del Consiglio”. Lo stanziamento veniva dalle previsioni fatte dal precedente inquilino alla guida del governo, Enrico Letta: 80 mila euro. Renzi ha strabuzzato gli occhi: “ma come? Noi vogliamo rivoltare la burocrazia come un calzino e mettiamo a fondo rischi meno di 100 mila euro? Siete matti? Si raddoppia!”. Così nel budget 2015 la cifra è lievitata: il nuovo stanziamento è salito a 150 mila euro. Ma Renzi pur avendo capito il problema, è stato molto ottimista. Solo le ultime tre sentenze della magistratura- sezione lavoro- che danno ragione ad altrettanti dirigenti sui loro ricorsi per demansionamento o dequalificazione professionale costano a palazzo Chigi più di 500 mila euro di risarcimenti. I tre sono Vincenzo Roselli, Patrizia Cologgi e Michele Marino. Hanno tutti vinto e possono battere cassa. Ma i soldi in cassa ufficialmente non ci sarebbero. Praticamente lo stanziamento complessivo servirà tutto a risarcire Roselli, a cui il tribunale di Roma ha riconosciuto 108.330 euro di stipendio annuale (su 16 mensilità) non erogato non avendogli dato il passaggio di qualifica cui aveva diritto e altri 33 mila euro di danno non patrimoniale subito “equitativamente determinato”. In tutto fanno 141 mila euro, e c’è da tenere presente che in questo caso la magistratura ha concesso solo un terzo di quanto veniva richiesto. Nella sentenza si spiega che “la condotta datoriale di demansionamento è condotta plurioffensiva in quanto può dar luogo a più tipi di danno”. Non avere ottenuto la qualifica che spettava e ovviamente l’aumento dello stipendio cui aveva diritto, lo ha pure depresso. E i magistrati citano una teste che racconta come il povero dirigente “di fatto era molto abbattuto, anzi depresso. Tanto che anche le cene e i pranzi che facevamo con il sindacato cessarono...”. Può anche essere che i giudici abbiano un cuore particolarmente sensibile. Ma bisogna guardare in faccia la realtà per quello che è: più del 50% dei ricorsi dei dipendenti della presidenza del Consiglio dei ministri vengono puntualmente accolti e resistono fino all’ultimo grado di giudizio. Quei ricorsi sono più di 800 in questo momento, alcuni anche in fase avanzata di giudizio. Significa che un dipendente di palazzo Chigi su tre ha denunciato il proprio datore di lavoro, che indirettamente è il presidente del Consiglio dei ministri pro tempore. Naturalmente non tutti e 800 hanno litigato con Renzi. I casi risalgono molto indietro nel tempo, ai governi di Romano Prodi, di Silvio Berlusconi, e poi di Mario Monti, Enrico Letta e appunto Renzi. Ma i pagamenti finali rischiano tutti di essere a carico dell’attuale premier, tanto più se il suo governo avrà lunga vita. Così a palazzo Chigi non si potrà che attingere a un altro capitolo di spesa, che con grande previdenza proprio Renzi ha voluto fare lievitare in questo 2015. È quello relativo alle “spese per liti, arbitraggi, risarcimenti ed accessori”, che è passato da 15 a 60 milioni di euro. È quadruplicato e in cifra assoluta aumenta di 45 milioni di euro, gonfiando enormemente i capitoli di spesa del segretariato generale. Secondo la nota illustrativa del budget 2015 in quella somma ci sono “due distinti piani gestionali”. Il primo riguarda “il pagamento delle somme derivanti da contenziosi riguardanti specificatamente la presidenza del Consiglio dei ministri” e l’altro “destinato alle somme da erogare in esecuzione di pronunce giurisdizionali per mancata attuazione di direttive comunitarie, come quelle derivanti dal contenzioso per le borse di studio dei medici specializzandi”. Le sentenze negative per l’Italia si susseguono senza sosta, perchè anche in Europa siamo più litigiosi che mai. Ma ora quei soldi dovranno essere per forza utilizzati anche per i dipendenti interni. Il segretario generale della Dirstat, il sindacato dei dirigenti della pubblica amministrazione, Arcangelo D’Ambrosio, ha rincarato pure la dose presentando un esposto sulle irregolarità della presidenza del Consiglio nella gestione del personale. L’esposto è all’esame della procura regionale del Lazio della Corte dei Conti, dell’ufficio di controllo sugli atti della Presidenza del Consiglio e anche della procura di Roma. Al suo interno si sollevano miriadi di possibili violazioni della legge: dal conferimento di incarichi dirigenziali senza rispettare le procedure contrattuali, per farcire la presidenza del Consiglio di propri fedelissimi, al demansionamento, al cambio illegale di funzioni. Nell’esposto si citano anche casi singoli. “Nell’ultimo anno”, è scritto, “le suddette reiterate violazioni della cutata normativa in materia di conferimento degli incarichi dirigenziali hanno assunto una particolare gravità derivante dal fatto, da un lato l’amministrazione ha conferito incarichi dirigenziali a personale cosiddetto esterno ai ruoli della Pcm (vedasi in particolare, in più occasioni, gli incarichi conferiti alla dssa Simonetta Negrini, dirigente dei ruoli della Università degli Studi di Cagliari), e dall’altro ha lasciato e sta lasviando, inspeigabilmente ed arbitrariamente numerosi dirigenti di prima fascia e qualche dirigente di seconda senza incarico dirigenziale e ciò pur in presenza di un gran numero di uffici dirigenziali vacanti”. Insomma, ci sono decine e decine di dirigenti di palazzo Chigi che prendono lo stipendio senza fare nulla dal mattino alla sera non per colpa loro, ma perchè le autorità politiche li hanno lasciati senza funzione per fare passare avanti esterni di propria fiducia. Per questo è stato presentato un esposto che può fare male ai conti di palazzo, perchè l’ipotesi è di danno erariale compiuto. C’è una altra serie di ricorsi che viene dall’esterno del palazzo: si tratta di chi ha fatto il concorso per entrare, l’ha vinto, ed è risultato idoneo in graduatoria, ma non ha ottenuto il posto perchè i nuovi inquilini preferiscono portarsi dietro i loro. Fra questi c’è anche qualche nome noto, come la figlia di Rocco Buttiglione, che ha fatto causa a palazzo Chigi. Il padre lo sa, ma allarga le braccia: “hanno ragione lei e quelli come lei. Un conto era dire non si possono fare entrare perchè ci sono ristrettezze di bilancio, altro conto prendere altri comandati e ignorare i vincitori dei concorsi. Ma io ovviamente non posso dare una mano e occuparmene”...