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 2015  aprile 21 Martedì calendario

Schiavisti che caricano mille migranti su un barcone da 500, ne stipano 117 in una casa («dormono in piedi»), e che ai parenti in ansia non sanno cosa dire se non che sono «ladri». Intanto si comprano case da milioni di dollari, aprono conti in Svizzera e si costruiscono un futuro da nababbi ora che il giro d’affari sembra aumentare. Ecco come parlano i trafficanti di esseri umani nelle intercettazioni dell’inchiesta Glauco II

La logica è quella di incrementare il profitto aumentando il più possibile il numero dei migranti a bordo delle carrette del mare. E senza pensieri per il loro destino. L’unica preoccupazione dei trafficanti è per i soldi che devono incassare, denaro con il quale si sono arricchiti, come dimostrano le intercettazioni dell’inchiesta Glauco II. Uno dei capi dell’organizzazione, l’eritreo Redae Medhane Yehdego, racconta che in Eritrea si sta comprando una casa da 13 milioni. Sempre lui si informa su come gestire i soldi guadagnati e se è possibile metterli in una banca di Dubai. Del resto gli affari vanno bene, visto che solo quest’anno ha fatto partire circa 8mila persone. Parlando del boss dei mercanti di uomini, l’etiope Ghermay Ermias, una donna racconta che i soldi che guadagna li mette in Svizzera e in Israele e che ne ha così tanti da poterci vivere benissimo per 20 anni.
«C’È MOLTO MOVIMENTO»
Asghedom (soprannominato Amice) parla con Ermias. Gli comunica che adesso c’è molto movimento e le cose stanno andando bene. Ermias chiede ad Amice come stanno andando le cose lì da lui e se stanno arrivando le barche, Amice risponde che ne sono già arrivate due di Abdurazak e mille persone di Medane quattro giorni fa, mentre oggi ne è arrivata una di mille persone ma che ancora non sa di chi è. Ermies gli chiede se sono tutti paesani (etiopi ed eritrei, ndr) e Amice conferma, poi domanda che ruolo lui abbia in questa cosa e Amice gli spiega che lui va con le macchine a prendere dal Centro le persone: «Poi le portiamo a Catania e organizziamo i viaggi per Roma. Ci facciamo pagare 1500 euro, di questi io guadagno 500 euro a persona». 
IL TRASPORTO
Asghedom parla con un donna di nome Sara in tigrino. Si scusa con lei perché è sempre impegnato al campo, lui lavora con le persone che gli mandano Jabir, Ermias e Abdelrazak e tutta la giornata è impegnato a trasportare persone con tre, quattro, macchine in città, e che ha una casa a disposizione dove mettere le persone. Confida alla ragazza inoltre che tutti e tre, Jabir, Ermias e Abdelrazak, hanno i suoi numeri di telefono.
LA CASA DA 13 MILIONI
Medhane chiede se può avere problemi visto che ha del denaro, Abdu risponde che l’importante è utilizzarli con attenzione senza dare nell’occhio. Medhane si informa come può gestire i soldi guadagnati, Abdu lo informa che il governo della Svezia controlla tutti i passaggi bancari e fa molte domande su tutto, Medhane chiede se è possibile, una volta ottenuti i documenti, andare a Dubai, mettere i soldi in banca e rientrare in Europa. Abdu risponde che non ci sono problemi perché basta mettere i soldi in una banca internazionale e che comunque è consigliabile farsi aiutare da una persona che ormai vive da tanto tempo lì ed è in regola per cui non dà sospetti. Prima di concludere Medhane informa Abdu che in Eritrea sta comprando una casa del valore di 13 milioni.
2.300 DOLLARI A VIAGGIO
Ermias parla con Gerensea. Quest’ultimo dice che sta chiamando dall’America per chiedere di un ragazzo che si chiama Efram Melake che si dovrebbe trovare con loro in Libia, e per cui Gerensea ha inviato per Ermias in Sudan la somma di 2300 dollari, 1800 per la traversata del mare e 500 per l’alloggio, non riuscendo a trovare Yemane (responsabile per Ermias) i soldi li ha inviati a Kidane ed aggiunge che ha avuto un contatto con Efram il quale gli diceva che mancano ancora 200 dollari e dice ad Ermias che lui ha mandato la cifra concordata. Ermias dice che i soldi in più può essere che li ha trattenuti in Sudan chi li ha ricevuti come compenso per la spedizione. Gerensea specifica che oltre la cifra di 2300 dollari ha pagato anche 250 dollari come compenso per la spedizione abusiva. Asghedom, invece, parlando con una donna, dice che sono arrivate mille persone tramite Ermias e questo ha guadagnato 100mila dollari.
80MILA DOLLARI A NAVE
Una donna chiede ad Asghedom se ha chiamato Ermias. Asghedom risponde che Ermias ha il telefono spento, perchè oggi è arrivata una sua nave e quando lui fa partire una nave ha sempre il cellulare spento. La donna riferendosi ad Ermias dice ad Asghedom che per lui è molto meglio se va via dalla Libia. Asghedom le risponde che per Ermias è molto difficile uscire dalla Libia perchè ormai è ricercato da tutti e rischia fino a 5 o 10 anni di carcere. Per lui sarebbe meglio tornare a Addis Abeba, perché ormai ha guadagnato tanti soldi da vivere benissimo per 20 anni, poiché ogni nave che manda guadagna 80mila dollari.
I SOLDI IN SVIZZERA
Asghedom continua parlando di Ermias, dicendo che quelli che lavorano con lui sono chiamati i colonelli, che lui i soldi dei ricavi li mette in Svizzera e in Israele e che ora lui gli deve inviare le sue fotografie per fargli fare la patente di guida libica. Poi parla di un uomo di fiducia di Ermias che abita a Kartoom, tale Mulugata Abay, che raccoglie dei soldi, 30mila-40mila dollari per conto di Ermias e poi glieli invia.
«SIAMO LADRI»
Ermias parla con un certo Tesfit. Quest’ultimo riferisce che ha attualmente 164.265 (presumibilmente dollari), Ermias dice a Tesfit di prendersi la sua parte come ricompensa e di aggiungere 4mila per le commissioni. Domanda inoltre se ha i codici giornalieri e Tesfit risponde che ancora non sono arrivati. Tesfit lo informa che una delle due persone continua a chiamare ed è preoccuppata e chiede se sono andati da lui. Ermias dice che non sono andati con la sua organizzazione e aggiunge di aver parlato con un libico per le 37 persone che arriveranno dopo due giorni. Deve spiegargli di non chiamare troppo altrimenti rischiano di venire intercettati. Ermias afferma che loro fanno il lavoro di ladri e non sono il governo che può aiutare e ascoltare tutti.
BARCONI STRAPIENI
Medhane dice ad un uomo eritreo che sta accogliendo 33 migranti e gli chiede di cercare un ragazzo, tra i migranti, di nome Hawet. Di seguito discutono di migranti che devono arrivare o partire. Medhane dice all’uomo che lui non ha nessun problema, l’unico è che ha troppi migranti, quindi spera solo che possano arrivare a destinazione sani e salvi. I due in toni ironici scherzano su quello che viene detto di Medhane e di un altro trafficante, per via web, cioè che il trafficante mette 500 migranti in un barcone (capienza giusta), mentre Medhane ne imbarca più di quanto il barcone possa accogliere, quindi ne aggiunge altri ai 500 migranti previsti.
«COSÌ SI RISCHIA LA VITA»
Un tal Iseyas parla con una ragazza di nome Haben Aben, che gli dice di essere arrivata ora e di essere da poco uscita dal carcere. L’uomo chiede alla donna se una ragazza di nome Semar sia già partita, l’interlocutrice risponde di sì e che già una barca è partita e che loro non sanno quando partiranno. La ragazza dice di aver saputo che nella spiaggia dove devono essere portate ci sono già circa mille persone e che lei vuole andare in quella spiaggia perché vi sono le sue connazionali. L’uomo cerca di farla riflettere perché con un numero così elevato di persone si rischia la vita. La ragazza risponde che ci penserà e chiede a Iseyas di mettersi d’accordo per il pagamento del viaggio. 
I PARENTI CHE TELEFONANO
Asghedom parla con una donna in amarico, le dice che sono preoccupati in quanto non si hanno più notizie di un’imbarcazione. La donna chiede quando sia partita questa imbarcazione e quante persone vi erano a bordo, Asghedom dice che ce n’erano 260 e che la nave era partita da 11 giorni. Spiega pure che riceve tante telefonate dei parenti che si trovano in Etiopia ed in Eritrea e lui non sa cosa dirgli.
IN 117 NASCOSTI IN CASA
Asghedom parla degli eritrei che volevano fuggire da Favara. «Li ho portati in auto poco alla volta per non destare sospetti». Continua dicendo che tornerà a Favara in quanto sono tantissime le persone che vogliono fuggire. La donna chiede se abbia spazio a sufficienza per poterle ospitare tutte, Asghedom dice che le fa dormire anche in piedi e che in questo momento nella casa di Catania ha 117 persone. Aggiunge che appena arrivano i soldi le fa partire subito.
I SOLDI ALL’ESTERO
Medhane parla con un eritreo. L’uomo gli dice che lui può mandare i soldi in varie località: America, Inghilterra, Germania, Norvegia e Israele. Medhane risponde che lui ha già contatti per Israele e Italia e chiede al suo interlocutore di dargli il nominativo del soggetto che si trova in Inghilterra.
NE HO FATTI PARTIRE 8MILA
Selie parla con Medhane. Quest’ultimo gli dice che i suoi migranti sono arrivati e che solo quest’anno ha lavorato molto bene e che ha fatto partire circa 7mila-8mila persone. Poi, ad un altro uomo riferisce che stanno organizzando per consentire la partenza di tutte le persone, aggiungendo che qualche giorno fa hanno organizzato un viaggio di altre persone ma che non sanno che fine hanno fatto dicendo che probabilmente sono morte. Medhane dice poi di avere nascosto circa 600 persone e che ieri notte le ha fatte partire. In un’altra intercettazione l’interlocutore gli dice che di quei 400 migranti partiti, ne sono sopravvissuti solo 4.