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 2015  aprile 21 Martedì calendario

Il caratterino di Renzi ci costa 45 milioni. Con lui le spese per liti, arbitraggi, risarcimenti e accessori sono passate da 15 a 60 milioni di euro. Complessivamente il segretariato generale costa 64 milioni di euro in più dell’anno precedente. E non sono pochi, visto che il budget di Letta aveva stanziato in tutto 293,8 milioni di euro per il funzionamento di quel baraccone

Che sia un po’ fumino si è ben capito ogni volta che una assemblea del Pd è andata in streaming. Matteo Renzi è un professionista della frecciata, della punzecchiatura, del braccio di ferro. E quando punge provoca subito la rissa. Si pensava però che questa tendenza al litigio restasse dentro le mura domestiche (politiche). E invece il Renzi fumino ha fatto sbarcare quel caratteraccio anche a palazzo Chigi. E caro costa ai contribuenti italiani. Lo si capisce scorrendo i bilanci di previsione della presidenza del Consiglio dei ministri del 2015, e mettendolo a confronto con il budget dell’anno precedente che gli aveva lasciato Enrico Letta. Complessivamente il cuore della macchina della presidenza del consiglio, e cioè il segretariato generale, costa 64 milioni di euro in più dell’anno precedente. E non sono pochi, visto che il budget di Letta aveva stanziato in tutto 293,8 milioni di euro per il funzionamento di quel baraccone. La crescita è del 21,7%, e sorprende visto che la struttura centrale del governo è assai più snella che negli anni passati. A palazzo Chigi infatti vuole fare tutto Renzi e si fida di pochissimi collaboratori. Si contano quindi rispetto al passato sulle punta delle dita i ministri senza portafoglio, e di conseguenza si sono ridotte anche le poltrone da sottosegretario e la consistenza dei rispettivi staff. Eppure il motore di palazzo Chigi costa ai contribuenti italiani sensibilmente più che in passato. Ed è proprio la rissosità di Renzi il vero motivo. Perché il capitolo di spesa che fa lievitare più di ogni altro i conti interni della presidenza del consiglio dei ministri è quello relativo alle «spese per liti, arbitraggi, risarcimenti ed accessori», che passa da 15 a 60 milioni di euro. È quadruplicato e in cifra assoluta aumenta di 45 milioni di euro, gran parte dello scostamento di bilancio fatto registrare da tutti i capitoli del segretariato generale. Come spiega la nota generale che accompagna il bilancio di previsione in quella somma ci sono «due distinti piani gestionali». Il primo riguarda «il pagamento delle somme derivanti da contenziosi riguardanti specificatamente la presidenza del Consiglio dei ministri» e l’altro «destinato alle somme da erogare in esecuzione di pronunce giurisdizionali per mancata attuazione di direttive comunitarie, come quelle derivanti dal contenzioso per le borse di studio dei medici specializzandi». Insomma, il governo italiano è piuttosto litigioso sia davanti ai tribunali nazionali che davanti a quelli comunitari. Litiga molto, però ha quasi sempre torto, e quindi poi deve pagarne le conseguenze. Visti i risultati forse era meglio prima di litigare cercare un compromesso prima con le parti in causa, cosa che Renzi odia più di ogni altra. Lui ne fa una questione di puntiglio, il fatto è che poi quell’orgoglio che il premier non vuole ferire viene pagato di tasca loro dai contribuenti italiani. Ed è facile essere litigarelli in quel modo, senza responsabilità. C’è anche un altro capitolo, di dimensioni assai più ridotte, che però segnala lo stesso problema: è quello del contenzioso nei rapporti di lavoro del personale della presidenza del Consiglio. Con Letta la previsione era di spendere in un anno a questo titolo 80mila euro. Dopo un anno di Renzi a palazzo il budget 2015 ha dovuto correggere il tiro: il nuovo stanziamento è salito a 150mila euro, ed è praticamente raddoppiato. Ci sono anche altri capitoli che aumentano la spesa del segretariato generale di palazzo Chigi. Alcuni per forza di cose: non esistevano prima, e sono stati creati con l’arrivo di Renzi. I due più importanti sono ben comprensibili: si tratta delle strutture di missione sull’edilizia scolastica e sul dissesto idrogeologico che il premier ha fortissimamente voluto. Quella sulla scuola costa complessivamente 809.948 euro l’anno: 201mila euro per gli esperti e 608.948 euro per il personale assegnato. La struttura di missione sul dissesto idrogeologico costa un po’ meno: 796.763 euro. Anche qui 201mila euro per gli esperti e 595.763 euro per il personale assegnatole. Ci sono altri due capitoli di spesa nuovi di zecca, e il loro costo ovviamente è extra perché l’anno precedente non avevano un euro assegnato. Sono entrambi un pizzico misteriosi, e nella nota di accompagnamento non se ne fa cenno. Uno è il capitolo di spesa per il «servizio anagrafica postazioni e arredi», che vale 256.107 euro quest’anno, bella sommetta per censire poltrone e arredi interni. La seconda spesa neonata è quella per il «servizio piante interno», un giardinaggio che si capisce poco a palazzo Chigi e che vale 118.776 euro. Quadruplicano anche i rimborsi spese alle autorità politiche per missioni sul territorio nazionale e internazionale. E sinceramente è incomprensibile: l’anno scorso erano stanziati 29.326 euro, e l’Italia era alla guida del semestre europeo, quindi il premier doveva viaggiare istituzionalmente. Quest’anno quell’incombenza non c’è più, ma il budget è cresciuto fino a 120mila euro. Chissà che non debba pagare anche i viaggetti del premier per sostenere i candidati del Pd alle prossime elezioni amministrative e regionali. Crescono pure gli stanziamenti su due capitoli di spesa atipici: aumentano di 35mila euro nel 2015 le «spese di facchinaggio e trasporto», ma la vera notizia qui è che si spenda a questo scopo quasi un milione di euro l’anno: quanti cambiano ufficio a palazzo Chigi a spese dei contribuenti? Un giochino che pare molto in voga nell’epoca di Renzi. L’ultimo capitolo di spesa che esplode è un altro giallo: passa infatti da 100 a 170mila euro l’anno lo stanziamento per «spese postali e telegrafiche». A chi mandi tante lettere il premier più digitale che abbiamo mai avuto, è davvero un mistero: con uno smanettone come lui, avremmo immaginato che lievitasse piuttosto la spesa per computer o per l’abbonamento al gestore di telefonia, oberato dalle mail, non certo da francobolli...